«Non sai di quante allusioni alla tua persona sia pieno il mondo», ammonisce lo scrittore israeliano David Grossman. C’è però almeno una categoria che di ciò ha piena consapevolezza: quella degli juventini, che si tratti di calciatori, dirigenti o semplici tifosi. Alla Juve, in Italia, si allude di continuo, puntualmente in modo malevolo, e anzi l’allusione è da considerarsi la modalità più cortese con cui si è soliti riferirsi al mondo bianconero, cedendo spesso il posto all’accusa diretta (più o meno campata per aria), all’insulto e all’anatema.
L’allusione va particolarmente forte in ambito mediatico e se ne ha dimostrazione pressoché dopo ogni giornata di campionato. Essendosi giocata, nell’ultimo turno, Juventus-Inter, le allusioni prevedibilmente sono arrivate a pioggia. Dall’immancabile tweet al veleno di Enrico “Curva B” Varriale (figura sicuramente più affine al tossico sottobosco giornalistico partenopeo dei vari Auriemma, Alvino e De Maggio che non a quello che viene ancora impropriamente chiamato “servizio pubblico”) fino agli ultrà interisti Bonolis e Severgnini, da domenica è tutto un alludere e un insinuare. Basti osservare la prima pagina del “Corriere dello Sport” di lunedì, in cui campeggia l’imbarazzante titolo “Juve, c’è l’aiutone”, che finge di parlare dell’inaspettato pareggio imposto dal Cagliari al Milan laddove vuole alludere a un errore arbitrale di cui avrebbe beneficiato la Juventus. Una tendenza cui non ha voluto sottrarsi l’attuale decano dei notisti sportivi italiani, Mario Sconcerti da Firenze, che in un suo editoriale sul “Corriere della Sera”, in relazione al rigore concesso allo scadere dall’arbitro Calvarese per un intervento dell’interista Perisic sullo juventino Cuadrado (rigore che a parti invertite sarebbe stato valutato in maniera, se non opposta, infinitamente più benevola), ha ritenuto di scrivere che «stupisce nell’arbitraggio di Calvarese soprattutto l’ultimo rigore, molto astuto, ma chiaro, nel senso che non esisteva. (…) Un errore da vecchi campionati, quando non c’era la Var, quando la legittimità al sospetto veniva dalla costanza con cui l’errore finiva sempre a favore dei medesimi».
Chissà chi sono questi “medesimi” a cui Sconcerti allude, dando il suo alato ed ennesimo contributo al consolidamento di un inscalfibile falso storico. Va da sé che, sempre invertendo le parti, l’errore “da vecchi campionati” sarebbe stato l’inconcepibile espulsione di Bentancur (o meglio, di un qualsivoglia centrocampista nerazzurro) che avesse ingiustamente costretto l’Inter a giocare per quasi quaranta minuti in inferiorità numerica.
Del resto, è noto, nell’Inter-Juventus del 2018 sparirono dalle cronache i due rigori non concessi su Higuain e Matuidi nonché la mancata espulsione di Skriniar e rimase solo il doppio giallo non inflitto da Orsato a Pjanic, assurto a episodio più grave nella storia recente del calcio nostrano, al punto da avere generato la famosa perdita dello scudetto in albergo da parte del Napoli. Stavolta a dissolversi è stata l’espulsione di Bentancur, reputata ininfluente, e a stagliarsi nell’empireo degli scandali arbitrali è, in splendida solitudine, il rigore su Cuadrado. Tornando a Sconcerti, questi si supera quando, nella parte finale del suo corsivo, sebbene con scrittura raffinata, arriva a tessere addirittura l’elogio del biscotto, nel senso dell’accordo truffaldino tra due squadre per ottenere un risultato che faccia comodo a entrambe. Non proprio un’allusione quanto, piuttosto, una sorta di suggerimento nemmeno tanto velato: un invito all’Atalanta, prossima avversaria dei rossoneri, a lasciare campo libero ai milanisti, onde evitare che possano perdere (ovviamente in albergo) la qualificazione alla Champions League. «Così adesso il Milan si trova a dover vincere a Bergamo», scrive Sconcerti, «e a discutere con colori diversi l’intero cammino. È un risultato quasi irrispettoso per i danni che può portare. Il vecchio calcio sapeva in queste occasioni quando tirare indietro il piede con eleganza, ti dava quello che aspettavi e si aspettava che tu lo ricordassi». Il tutto, ancora una volta, purché venga fottuta la Juve. Poi i disonesti sono i gobbi.
(19 maggio 2021)
L’antijuventinismo è come l’antifascismo oggi: stupido!