Sarò visionario, andrò controcorrente, la mia non vuole essere scaramanzia ma solo una sensazione che avverto da tempo, ripetutamente, riguardo gli imminenti play off che il Bari si accinge a disputare. Come noto, ogni epoca è contrassegnata da fatti ed eventi che poi determinano la Storia, quella Storia che dovrebbe insegnare tante cose al genere umano. E non parliamo poi dei corsi e ricorsi storici…
Beh… anche il calcio è fatto di partite, di campionati, di statistiche, di corsi e ricorsi che vanno a depositarsi negli annali che fanno testo e memoria. Ma cosa c’entra tutto ciò con la lotteria del play off che i biancorossi si accingono a disputare? C’entra e lo vedremo a breve. Personalmente ho sempre avversato i play off in quanto, essendo una lotteria dove peraltro vengono ammesse una pletora di squadre classificatesi a termine torneo perfino a centro classifica, non sempre premiano la squadra mantenutasi – nel corso del torneo – nei cosiddetti piani alti della classifica.
Al massimo sarebbe stato auspicabile, per promuovere in B la quarta squadra, un minitorneo di andata e ritorno fra le seconde migliori classificate dei tre gironi. In pratica, accomuno il vincitore dei play off, allo studente che dopo aver bivaccato nel corso dell’anno scolastico, nelle ultime settimane di scuola, sbalordendo gli insegnanti, esce gli artigli conseguendo voti ragguardevoli e promozione (un tempo si rischiava la bocciatura per tale condotta). Veniamo al Bari. Il pessimismo diffuso fra tifosi, osservatori e carta stampata per il disastroso campionato – specie la seconda parte – dei biancorossi lascerebbe presupporre un immediato commiato dai play off.
“Con questa squadra non si va nessuna parte”, “Usciremo al primo turno”, “Cosa li facciamo a fare i play off?”; queste sono le frasi al momento ricorrenti, che agitano il mondo biancorosso, giustamente stanco della serie C. Non so chi premieranno i play off, so solo che il pessimismo attuale e le frasi di cui sopra mi hanno riportano indietro nel tempo, esattamente di quarantatré anni. Vedo delle assonanze fra il Bari odierno e la nazionale di calcio italiana del 1978.
Correva appunto l’anno 1978 e nel mese di giugno erano in programma, nell’Argentina governata dal generale Videla, i Mondiali di calcio. L’Italia di Enzo Bearzot vi giungeva dopo aver eliminato, per migliore differenza reti, gli inglesi del mitico Kevin Keegan, ala destra del Liverpool. Il premondiale vide di scena gli azzurri in alcune partite amichevoli – poche rispetto alle overdosi odierne – dove risultati e gioco latitarono. Di mano in mano che si avvicinava l’esordio in programma a Mar del Plata il 2 giugno contro la Francia, il non gioco andava peggiorando. Si cominciò con una sconfitta a gennaio, in Spagna (qualificata ai mondiali), per 2-1. Il successivo mese di febbraio, al San Paolo di Napoli, in vantaggio di due goal realizzati da Graziani, gli azzurri si fecero raggiungere dalla Francia di Platini all’epoca famoso per le punizioni.
La rabbia dei tifosi e di buona parte dei commentatori esplose il 18 maggio, in occasione dell’ultima amichevole – prima di volare in Argentina – disputata all’Olimpico di Roma. Si giocava in un contesto alquanto drammatico per l’Italia vista la crescente sfida terroristica, con le Brigate Rosse che pochi giorni prima avevano assassinato il presidente della Dc, Moro, dopo averne falcidiato la scorta il 16 marzo precedente. Era l’Italia del Compromesso Storico – in auge dall’agosto 1976 – la granitica alleanza DC-PCI alla quale si aggiungevano le forze laico-socialiste più appendici che comprimarie.
Un noiosissimo 0-0 accompagnato da crescenti bordate di fischi caratterizzò la sfida con la Jugoslavia. “Con questa squadra non si va da nessuna parte”, “Usciremo al primo turno”, “Cosa andiamo a fare in Argentina se usciremo al primo turno?”; erano le frasi ricorrenti fra tifosi, giornalisti, opinione pubblica in generale. In pratica, tutti erano convinti di una disfatta azzurra. Quel film che ho visto quarantatré anni fa mi ha insegnato qualcosa; mai dare tutto per scontato perché le sorprese sono sempre in agguato e, quindi, mai dire mai. Quel film, che mi ha fatto a lungo riflettere, lo rivedo oggi per il Bari alla vigilia dei play off. Sento un’aria da ’78 intorno ai biancorossi; paragono la seconda parte disastrosa del campionato disputato dal Bari proprio al premondiale argentino della nazionale italiana. Ma come finì quell’avventura in terra argentina? Fu il più bel Campionato del Mondo disputato negli ultimi quaranta e passa anni dagli azzurri che avrebbero meritato la vittoria; altro che quello fortunato, vinto nel 1982 in Spagna.
Nel 1978 la squadra espresse un gioco eccellente con vittorie di fila su Francia (2-1), Ungheria (3-1), Argentina (1-0; gli azzurri classificatisi primi nel girone, sbaraccarono da Buenos Aires la squadra di casa) fino a giungere alle semifinali a gironi battendo l’Austria con un goal di rapina realizzato da Rossi. I “figli di Bearzot”, fra i quali si distinguevano il neo titolare Paolo Rossi e l’esordiente Antonio Cabrini, dominavano la scena nazionale.
In quel mese di giugno passarono perfino inosservate o quasi, le dimissioni del Capo dello Stato, Giovanni Leone, travolto da una campagna scandalistica condotta senza quartiere dai soliti sofisti della doppia (im)morale a senso unico, sempre pronti a dileggiare e condannare il nemico di turno. Insigne giurista e persona retta, democristiano allergico alle correnti che hanno da sempre albergato nella DC, a Giovanni Leone giungeranno dopo svariati lustri le solite scuse ipocrite, tardive e rammollite di una parte di quel mondo che lo aveva dileggiato. Ma era il Mundial a tenere banco. Come abbiamo osservato, vi sono non poche assonanze fra il Bari 2021 e l’Italia del 1978 e, nel calcio, come noto, nulla è scontato.
Sognare tenendo i piedi per terra non costa nulla e chissà che alla fine, con una squadra rigenerata, l’allenatore del Bari Auteri finalmente cavi dal cilindro un elemento chimico di nuova generazione che, calcisticamente discorrendo, possa nuocere e far male sul campo agli avversari. Lo sapremo a breve!
*scrittore