In pochi giorni l’Europa ha dato due prospettive differenti: da un lato un’immagine quasi agghiacciante del calcio italiano, inerme di fronte all’evoluzione dello stesso sport, della modernità, ancorato ad archetipici tattiche fatte di singoli; dall’altra una figura giovane, spregiudicata, piena di giudizio e con una propria identità e strategia ben definita, fatta di gioco corale e abnegazione.
Le macerie della Juventus eliminata da un, seppur rispettabile, modesto Porto, si pensava avrebbero soffocato con le loro polveri anche la giornata di Europa League, solo in virtù di una logica stringente: se chi vince in Italia, continua a sfigurare oltre i confini nazionali, cosa faranno le squadre che stanno dietro o appaiate in classifica? Ma nello sport molto spesso se A=B e B=C non necessariamente A=C, ma molto più probabilmente infatti A sarà C ma solo una volta su infiniti casi. Ecco perché il malumore che da martedì aleggiava nei bar e nelle sale stampa, in realtà non aveva motivo di essere, anche perché a prendere la scena sarebbero state due delle squadre più europee (insieme all’Atalanta e al Sassuolo) che il nostro calcio possa vantare: Milan e Roma. Erano entrambe sfide colme di significato e anche un ritorno al passato alquanto nostalgico. Infatti, il Milan tornava in quella Manchester, teatro della penultima Champions League alzata al cielo e di sfide memorabili, in cui i signori del calcio come Kakà, Schevchenko, Giggs e così via avevano detto la loro. Nell’altro match, invece, si scontravano il presente ed il passato di Fonseca. Passato piuttosto recente e anche beffardo dato che l’ultimo incrocio tra i giallorossi e gli ucraini vedeva in panchina per i secondi il tecnico portoghese e per i primi Di Francesco, che poi sarebbe arrivato ad un passo dall’impresa europea se non fosse stato per il doppio confronto contro il Liverpool dell’ex Salah (che per giunta andò a segno). Fonseca, criticato e messo in discussione a più riprese, ha a disposizione una squadra forte, giovane, ma non in grado di poter competere per la vittoria del campionato, motivo per il quale non si capisce ancora il motivo di tanto sibillino malumore attorno alla sua figura. Fatto sta che già come aveva dimostrato contro il Braga, sa gestire al meglio il confronto contro il suo passato e portando tanto dinamismo, voglia e soprattutto calcio, ha annichilito lo Shaktar.
Rotondo 3-0 e qualificazione ipotecata al 50% (perché comunque non bisogna mai sottovalutare le avversarie). Questo risultato va anche a confermare quanto si diceva tra queste pagine qualche giorno fa, cioè che Conte abbia rovinato il calcio italiano. Sì, perché la sua difesa oltranzista, il gioco italiano fine anni 90’ fatto di catenaccio e ripartenze, la ricerca spasmodica di campioni, senza i quali, ahimè la sua struttura, negli ultimi anni ha dimostrato più di qualche crepa, contro gli stessi avversari e con un 11 molto più forte di quello romanista si è arenato in un doppio zero a zero. Reti inviolate ed una eliminazione dalla Champions così precoce da far anche dubitare non fosse stata premeditata per concentrare la propria ampissima rosa solo una competizione, che pare già essere stata raggiunta. Fonseca, invece, ormai anche maestro di calcio per i giornalisti, ha mantenuto inalterata l’identità della sua squadra spregiudicata e veloce e ha predisposto una strategia abile a far crollare quel muro difensivo ucraino, che solo qualche mese fa sembrava essere invalicabile.
Note positive, anzi ottime, sono arrivate anche dall’Old Trafford, dove si sanciva una specie di battesimo. Questa prestazione, secondo molti addetti ai lavori ed il sottoscritto, avrebbe rappresentato il discrimine tra il Milan che è stato nel recente passato ed il Milan che potrà essere. Andare in casa del Manchester, imporre il proprio gioco, saper soffrire e difendersi in maniera organizzata, ma senza rinunciare alle proprie idee offensive, non è una cosa di poco conto, considerando anche che gli avversari solo qualche giorno fa avevano messo in ginocchio il temibilissimo City di Guardiola, inarrestabile fino a quel momento. La prestazione sfoggiata ieri sera, quindi sembra essere il viatico per i rossoneri verso la strada della grandezza, per ritrovare le motivazioni e ricollocarsi nell’olimpo del calcio italiano ed europeo. La strada è sì tortuosa, ma il percorso è quasi terminato.
A questo punto sorge spontanea la domanda su quale sia il futuro delle italiane nelle competizioni internazionali. Saremo ancora costretti a vedere scenari impietosi come quelli di martedì sera o dobbiamo aspettarci che la nuova linea da adottare da parte di tutte le squadre sia quella intravista ieri?