Song Kang-ho, ha mostrato già diverse volte la propria bravura e la propria ecletticità attoriale, diventando l’attore feticcio di Bong Jon Hoo con Memories of Murder e Parasite, vincitore di quattro premi Oscar nel 2020. Retrocedendo di tre anni, nel 2017, lo si trova protagonista un film di Hun Jang, A Taxi Driver.
Il film coreano mostra un intrecciarsi sapiente e collaudato di due registri: la commedia di taglio ironico ed il tono storicistico della cronaca politica, ambientato in uno scenario controverso e politicamente incendiario.
La vicenda è lineare: Il giornalista tedesco Jurgen Hinzpeter è in Corea del Sud per documentare la rivolta di Gwangju, rivolta che gli studenti ribellarsi contro l’esercito e contro la dittatura di Chun Doo-hwan. Un periodo storico che ha riacceso fuochi mal sopiti, quello dei primi anni ottanta, periodo che ha visto una momentanea reintroduzione della legge marziale con tanto di conseguente chiusura di tutte le università. Le mosse della geopolitica investono persino la vita del taxista Kim Sa Bok, vedovo, dalla quotidianità frenetica, indaffarato tra preoccupazioni familiari e lavorative. Proprio a lui, per lavoro, tocca accompagnare il giornalista tedesco da Seul a Gwangju, sul luogo del massacro, andando così incontro, inaspettatamente, ad un vero e proprio cataclisma esistenziale.
La regia di Jang Hoon unisce due registri, la commedia ed il dramma, originando un prodotto basato su una tenuta dal sapore agrodolce, in cui il grottesco della vita condivide la stanza anche con la denuncia civile. Il verde delle pianure si confonde con quello del taxi, rendendolo un puntino in grado di cambiare vicende, schemi ed esistenze personali. Il taxi trasporta i protagonisti nelle chiavi di volta della storia. La molteplicità degli approcci narrativi, a metà tra la cronaca, il film storico e la commedia, regala un prodotto che mette in risalto una vicenda storicamente dimenticata dall’occidente.
A Taxi Driver si configura, dunque, come un film che rende possibile il racconto delle varie sfere dell’esistenza, dimostrando che una vita all’apparenza normale può presentare, quando si presenta l’occasione, qualità e quantità di spessore inaspettato.