“Pagate i collaboratori dell’Unità“: si intitola così la pagina su Facebook aperta dai giornalisti esterni alla redazione del quotidiano fondato da Antonio Gramsci per chiedere che siano corrisposte le legittime spettanze.
I collaboratori del giornale diretto da Claudio Sardo scrivono nella presentazione dello spazio sul social network che “avanzano 7 mesi di arretrati (l’ultimo pagamento si riferiva al lavoro svolto nel mese di novembre) e dallo scorso 30 giugno, con la chiusura delle cronache di Bologna e Firenze, hanno anche perso la collaborazione”. Ai lavoratori in agitazione è giunta la solidarietà dello scrittore Fulvio Abate, con la sua sigla “Situazionismo e libertà”. Abate ha suggerito questa strategia: “Cari precari, ricordate l’occupazione delle fabbriche al tempo dell’Ordine Nuovo di Gramsci nel 1920? Cioè un operaio comunista dietro la scrivania di Giovanni Agnelli senior? Bene, occupate i locali e decidete chi di voi dovrà dirigere a nome del comitato di lotta il quotidiano, prendete in mano il vostro destino. Non lasciatevi ricattare dalle promesse del partito e dei suoi soci. Situazionismo e libertà sosterrà la vostra battaglia”. I promotori della pagina sintetizzano così la vertenza: “Circa 40 mila euro in totale per 7 mesi di arretrati. Ecco la cifra che servirebbe per saldare i collaboratori delle cronache di Firenze e Bologna dell’Unità, rimasti senza lavoro dallo scorso 1 luglio. 40 mila euro, capite? Che si tratti di una prova di forza nei confronti di chi ha osato dire “non siamo fornitori ma giornalisti”, “siamo collaboratori coordinati e continuativi mascherati da occasionali”, “siamo precari”, “il lavoro si paga sempre e comunque”? In ogni caso, non ci impressionate nemmeno un po’#illavorosipaga“. Un iscritto alla pagina, Gabriele del Grande critica l’amministrazione del giornale senza mezzi termini: “Sono peggio dei caporali”. Di sicuro c’è lo iato tra i proclami della sinistra vicina ai lavoratori tutti, e le inadempienze denunciate dai giornalisti collaboratori del giornale di Antonio Gramsci, che nella tomba starà facendo un girotondo di rabbia.
Da Barbadillo.it, oltre alla piena solidarietà ai lavoratori de L’Unità, segnaliamo anche la necessità che il governo riveda le politiche legate all’editoria, soprattutto per non cancellare – stante l’abbandono del cartaceo di altre testate storiche (come Il Secolo d’Italia) – la tradizione dei giornali di partito, essenziali per la formazione di una cultura pluralista nel nostro paese.
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