E’ di questi giorni, alla luce delle dichiarazioni del Ministro della Difesa, la presentazione alla Camera di un Disegno di Legge per istituire la riserva militare, capace, secondo le intenzione dei relatori, una rapida mobilitazione in caso di grave minaccia per la sicurezza del paese.
Sembra che i relatori non sappiano che nel nostro ordinamento la riserva esista già. Già ora la riserva funziona solo per alcune selezionate e/o occasionali professionalità, quasi esclusivamente ufficiali.
In passato qualche Ministro si era già espresso a favore dello sviluppo di tale strumento ma poi ci si è scontrati inesorabilmente con la realtà dei numeri e tutte le intenzioni e proclami si sono fermati di fronte al punto che imponeva i volumi di spesa invariati per la Difesa.
Molti paesi, anche in Europa, hanno una struttura simile e la impiegano quasi regolarmente affiancando o addirittura sostituendo i militare in servizio attivo in funzione del contesto operativo.
Ma una riserva che funziona devi sceglierla, addestrarla con regolarità per quelle che potrebbero essere le missioni da svolgere, pagare le assenze sul posto di lavoro e la diaria a quelli che già lavorano, organizzare una struttura che si occupi solo di tenerne traccia, richiamarli, vestirli, equipaggiarli, ecc.
Per fare tutto ciò servono soldi, più persone, più costi; con cosa la paghi? Con i soldi del bilancio corrente? Di quale dicastero? La difesa già ora lamenta di essere al limite nel bilanciare le attività correnti con le missioni internazionali, missioni che infatti vengono per esempio massicciamente integrate tramite quelle accise extra sui carburanti che a tanti appaiono anacronistiche ma di cui, mai come ora, le utilità sono attuali.
Una proposta del genere quando, nel contingente, il governo dice che la coperta è corta, fa parecchi tagli e fatica a trovare i soldi del Irpef che ha richiesto agli agricoltori, appare molto difficile da attuare, e tra centinaia di trattori sulle strade che chiedono sussidi e occupati che devi richiamare per un addestramento, magari estivo, so già chi avrà la priorità.
Il rischio quindi è che rimanga solo una operazione di propaganda destinata a rimanere al palo per mancanza di finanziamento o fino al prossimo cambio di governo.
Un’altra armata Brancaleone? lasciamo perdere. Già abbiamo visto dove portano le ‘Nozze coi fichi secchi’, benedette da Crispi, di origine albanese…. Alla ‘politica balcanica’!!!
Credo che sia la verità. Quello che servirebbe sarebbe il ritorno del servizio di leva, per chi lo vuol fare (con la riforma della legge sull’obiezione di coscienza già prima dell’abolizione il militare lo faceva solo chi lo voleva) o in alternativa un servizio civile più serio, con assistenza agli anziani, agli invalidi, il servizio nei vigili del fuoco e nella protezione civile, o in lavori socialmente utili. I militari di leva dovrebbero stare in servizio almeno dodici mesi, tre dei quali come minimo di formazione; poi potrebbero scegliere se essere utilizzati in missioni operative – e questo aprirebbe loro le porte di una rafferma – o in funzioni ausiliarie e di supporto. Così la Difesa risparmierebbe molti soldi che oggi spende in appalti, per la cucina, il minuto mantenimento delle caserme, addirittura i servizi di sorveglianza a strutture logistiche, appaltati a guardie giurate. Potrebbero svolgere anche attività di alto valore morale, come la guardia ai santuari e la cura ai cimiteri militari (il vecchio Onorcaduti). E’ triste andare a Redipuglia e non trovare un soldato di guardia. Molti giovani potrebbero acquisire professionalità valide anche per la vita civile, per esempio patenti per la guida di autobus e mezzi pesanti. Ovviamente il pagamento dei militari di leva non potrebbe essere uguale a quello dei militari di professione, però anche dieci euro al giorno, quando sono assicurati vitto, alloggio e magari lavanderia, sono tutt’altro che trascurabili. Inoltre, vista la fine della concentrazione a Nord-Est delle truppe, sarebbe possibile assicurare alle reclute destinazioni più vicine ai luoghi di residenza.
Alla riserva selezionata – versione aggiornata della Legge Marconi – non ho mai creduto. Oggi gli ufficiali di carriera studiano, frequentano l’università, fanno dottorati e master; non hanno bisogno di supporti esterni che in rari casi. Mi fu proposto di entrarvi a suo tempo, al termine della mia carriera politica, ma rinunciai: non intendevo scavalcare persone che avevano più professionalità di me. Credo pure che nella nuova leva non ci sarebbe più bisogno di ufficiali di complemento (medici a parte, forse). Tale figura aveva un senso quando i sottufficiali avevano al massimo la terza media. Oggi i marescialli entrano in servizio con la laurea triennale e svolgono loro quelle che un tempo svolgevano i sottotenenti di prima nomina.