C’era enorme attesa per il ritorno della Formula 1 a Imola, con la novità “Gran Premio di Emilia Romagna”, dopo quattordici anni; peccato che le ultime misure e le porte chiuse (stabilite quando ormai l’autodromo aveva venduto i biglietti sulla base di un complesso sistema di controlli e distanziamento) non abbiano portato i saluti di quella che sarebbe stata una piccola, ma di questi tempi fondamentale, presenza di pubblico, anche se i giorni in cui l’autodromo era gremito per accogliere l’inizio della stagione europea in primavera, sarebbero comunque sembrati appartenere alla “preistoria” in cui la pista (che dopo la scomparsa di Enzo Ferrari porta il suo nome a fianco a quella del figlio Dino) era divenuta una vera pietra miliare, dapprima con una gara non valida per il mondiale nel 1979 e con il GP d’Italia nel 1980, per poi ospitare, dal 1981 al 2006 il GP di San Marino, divenuto iconico nell’immaginario collettivo e sinonimo di edizioni mitiche: dal duello fratricida tra Villeneuve e Pironi nel 1982, alla vittoria di Tambay l’anno successivo nel nome di Gilles; dalla vittoria di De Angelis del 1986 per arrivare ai recenti incontri tra Alonso e Schumi del 2005-2006, anche se la pista è stato teatro di tanti tragici incidenti come quello di Piquet del 1987 o di Berger nel 1989 ma su tutti, dopo ventisei anni, resta indelebile il dolore per il tragico fine settimana che costò la vita a Roland Ratzenberger e ad Ayrton Senna.
È così che tra storia, memoria ma anche stretta attualità la F1 ha affrontato un’importante novità sul formato di gara (ridotto al solo fine settimana, senza più il venerdì): solo e soltanto per questa occasione infatti, era prevista una sola sessione di Prove Libere, di 90 minuti, da tenersi al sabato mattina ma le novità non finiscono qui, visto che alla vigilia del Gran Premio, rinominato di Emilia e Romagna, era arrivato l’annuncio della continuazione del rapporto tecnologico e di sponsorizzazione tra il marchio Alfa Romeo e la scuderia elvetica Sauber, salutando così il rinnovo per il 2021 della coppia di piloti: a Hinwil, anche l’anno venturo saranno di casa Antonio Giovinazzi e Kimi Raikkonen.
Le prove libere e qualifiche.
Il decisivo e importantissimo sabato mattina, un vero e proprio prologo, saluta così una ricerca spasmodica del settaggio in vista del giro secco e vede Hamilton issarsi davanti a tutti in 1’14”726.
Nelle qualifiche però la conclusione è diversa da quella che si potesse immaginare, complice un Bottas in stato di grazia: il finlandese è infatti primo nel Q1 (1’14”221), nel Q2 (1’14”585, con le medie) e si prende nel Q3 la pole position numero 15 della carriera con l’ultimo tentativo, in 1’13”609; alle sue spalle Hamilton e Verstappen (dopo aver risolto un problema alle candele nella seconda manche), con il meraviglioso Gasly sull’Alpha-Tauri di Faenza, quarto; settimo Leclerc, quattordicesimo Vettel.
La gara
Le porte chiuse e le temperature più basse di sabato sono l’atmosfera che salutano il ritorno ufficiale della F1 sulle rive del Santerno e presto la memoria deve lasciar spazio al presente dei venti protagonisti.
Allo spegnimento delle luci, parte bene Bottas, mentre Hamilton si fa sopravanzare da Verstappen ed è relegato in terza posizione; alle loro spalle, Ricciardo, Gasly e Leclerc, bravo a scavalcare Albon: a centro gruppo, un contatto tra Stroll e Ocon, lascia il canadese con l’ala davanti rotta e lo costringe a fermarsi già al termine della prima tornata, rientrando ultimo, anche alle spalle di Magnussen autore di un testacoda alla curva “Tosa”, dopo un incontro troppo ravvicinato con Sebastian Vettel nelle fasi immediatamente successive al via.
Dopo otto giri arriva il primo colpo di scena, il ritiro di Gasly, richiamato dal box per una perdita di pressione dell’acqua; al giro 13, Leclerc rientra per montare le dure e cercare di sorpassare Ricciardo, che però risponde, “pittando” già al giro successivo, come per altro fanno Albon e Kvyat: i tre lasciano la corsia soste nelle medesime posizioni, con Leclerc alle spalle dell’australiano, riuscendo nel contempo a difendersi dal pit stop di Sainz, unico ad optare per le gomme medie alla prima sosta (giro 17), e rientrato di un soffio dietro all’unico pilota rimasto dell’Alpha Tauri.
Davanti intanto Verstappen anticipa il cambio-gomme al giro 18, optando per le Hard ma Bottas si difende bene, almeno sull’olandese, fermandosi un giro dopo, salvo che in Mercedes si decida, su richiesta diretta del pilota, di lasciare fuori Hamilton che a pista libera può così scatenare tutta la potenza della propria vettura e costruire un buon margine, così che una volta fermatosi, può conquistare la vetta provvisoria; strategia che funziona anche in casa Racing Point per Perez (scattato undicesimo), con un primo stint molto lungo (con sosta al giro 28) che porta il messicano davanti al gruppettino di Ricciardo, Leclerc, Albon, Kvyat e Sainz.
Al trentesimo giro il ritiro di Ocon (per un problema alla frizione) e la conseguente Safety Car Virtuale permettono a Hamilton di fermarsi in sicurezza e di risaltare in pista davanti a tutti, vedendo così premiata la scelta di restare fuori, sugellando una serie di giri velocissimi che avevano preceduto la propria fermata; due tornate dopo si ferma anche Vettel, autore fin lì di una gara molto buona, contraddistinta da un ritmo piuttosto veloce regolare che potenzialmente lo avrebbe posto in zona punti: purtroppo per lui però, un problema sulla pistola anteriore destra gli fa perdere 10” e cancella ogni velleità di classifica, proprio quando alle spalle di Hamilton infuria la battaglia, e la lunga pressione di Verstappen porta i suoi frutti alle spese di Bottas che, con danni aereodinamici già dal secondo giro, arriva lungo alla curva “Rivazza”, scoprendo il fianco all’attacco di Verstappen che in principio di 43esimo giro ne prende la scia e perfeziona la manovra all’esterno del Tamburello.
Qualsiasi sogno di rincorsa impossibile per l’olandese, deve scontrarsi con l’incredibile colpo di scena del giro 51: nell’allungo verso la curva “Villeneuve”, Max Verstappen fora la posteriore destra in piena accelerazione (probabilmente sopra un detrito), va in testacoda e si deve ritirare; deve entrare la Safety Car e molti ne approfittano (tra cui i due Mercedes) per rientrare ma in piena neutralizzazione Russell, in quel momento decimo, perde la vettura nel tentativo di scaldare gli pneumatici e va a muro, distruggendo una gara fin lì meravigliosa, per sé e per la Williams ed escludendosi dalla mini gara finale che riparte nella sua valenza agonistica a sei giri dalla fine, quando i più veloci sembrano essere i piloti che hanno montato le gomme morbide durante la neutralizzazione, con Perez cattivo (dopo esser stato fermato dalla squadra quando era comodamente terzo) nel passare Albon all’esterno della “Villeneuve” e Kvyat che fa lo stesso all’esterno della “Piratella” su Leclerc, mettendosi così all’inseguimento di Ricciardo, inseguimento che alla fine però risulterà vano.
Dopo sessantatré giri intensi, la bandiera a scacchi saluta la vittoria di Hamilton, che sublima una domenica incredibile, cogliendo la vittoria numero 93 in carriera e prendendosi anche il punto bonus del giro più veloce, grazie all’1’15”484 fatto segnare all’ultimo giro, dopo aver abbassato il limite consecutivamente dal terzultimo giro, quasi a dare un’ennesima di dimostrazione di forza e della sua forza mentale, ancor prima che tecnica: la doppietta con Bottas consegna alla Mercedes il settimo titolo costruttori consecutivo (nuovo record assoluto) ed è accompagnata dal secondo podio stagionale di Riccciardo, superbo nel finale a tenersi dietro Kvyat nonostante le gomme dure usurate e permettendo così al “Russo di Roma”, nella domenica in cui tutti aspettavano il compagno Gasly, di agguantare la miglior prestazione stagionale, con punti pesantissimi da mettere in cascina; alle loro spalle, un buon Leclerc, Perez, il duo McLaren (con Sainz davanti a Norris) e le due Alfa-Sauber, nono Kimi Raikkonen e decimo un coriaceo Giovinazzi che partito ultimo, ha dato così lustro al suo rinnovo contrattuale.
Fatti, misfatti e commenti dal GP
Ci teneva tantissimo Hamilton a conquistare la pista romagnola, a maggior ragione dopo un sabato non perfetto: era proprio lì infatti che l’idolo dell’inglese, Ayrton Senna da Silva, aveva vinto nel 1988, 1989 e 1991, ed è lì che Lewis Hamilton ha dato ancora una volta la dimostrazione, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di come il saper osare e il saper sfruttare un evidente dominio tecnico, possano essere il modo con cui conquistare delle gare che in un primo momento non sembrano partire bene.
A discolpa di Bottas, va detto che il pilota che corre con il 77 ha dovuto fin dal secondo giro combattere con una vettura danneggiata, complice un detrito colpito che ha enormemente compromesso le prestazioni della vettura.
Il podio saluta però anche il secondo squillo di Ricciardo (bissando il gradino più basso dell’Eifel), che con una condotta sapiente, ha saputo condurre la propria Renault lassù, resistendo nel finale ad un aggressivo Kvyat: il pilota della scuderia faentina, uscito dal cono d’ombra del compagno (costretto al ritiro dopo un sabato spaziale), grazie alla sosta in regime di neutralizzazione, ha massimizzato il potenziale della propria vettura e si è preso dodici punti fondamentali per la sua scuderia e per la classifica; buon quinto Leclerc, certamente un passetto indietro rispetto al Portogallo ma dalla Ferrari 2020 non è lecito aspettarsi più di qualche piazzamento nella parte superiore di classifica.
Chi invece aveva fatto davvero grandi cose, sempre relativamente alla situazione, era stato Sebastian Vettel: dopo l’ennesimo sabato da matita rossa, il tedesco, che ormai per quest’anno si è messo “l’anima in pace”, aveva optato per allungare al massimo la prima parte di gara (mutatis mutandis quello che ha fatto Hamilton) e realizzare un finale tutto all’attacco, cosa che tempi alla mano, stava riuscendo molto bene; peccato soltanto che quella sciagurata fermata di oltre 13” abbia distrutto qualsiasi velleità, tagliando fuori il 5 anche da qualsiasi bagarre successiva alla neutralizzazione.
A conti fatti la sosta unica molto avanzata ha invece aiutato Kimi Raikkonen: il finlandese, scattato diciottesimo, è riuscito così a risalire fino al nono posto finale, seguito dal compagno Giovinazzi (autore di uno strabiliante scatto alle spegnimento dei semafori, passando nel solo primo giro da ventesimo a quattordicesimo), per una ottima prestazione in casa Alfa Sauber che ha consegnato tre punti che alla vigilia ben pochi potevano prospettare, visto che il mezzo tecnico continua a soffrire di gravissime lacune, evidentissime nelle qualifiche.
Il finlandese con il 7, al secondo arrivo stagionale in Top 10, era anche l’unico dei venti partenti ad aver corso a Imola l’ultima volta che la F1 vi era transitata, nel 2006, quando correva con la McLaren, cogliendo in quell’occasione la quinta posizione finale; McLaren che in questa occasione non ha eccessivamente brillato ma che ha comunque portato i suoi due alfieri al settimo e ottavo posto.
Tra le grandi delusioni, sicuramente Alexander Albon: l’alfiere Red Bull, dopo aver trascorso quasi tutto il GP a battagliare per le posizioni a ridosso del podio, si è completamento liquefatto alla ripartenza finale e dopo aver subito lo splendido sorpasso all’esterno da parte di Perez, cui comunque non aveva mancato di opporre una tenace resistenza fin dove possibile, si è girato in uscita dalla medesima curva ed è arrivato ultimo alla fine, concludendo una domenica infernale per la Red Bull, che fino al ritiro di Verstappen (che lo tira definitivamente fuori dalla corsa all’iride) poteva tranquillamente puntare, se non alla vittoria, quantomeno ad un secondo e sesto/settimo posto al traguardo.
Male anche le Racing Point, rimaste esclusa dalle prime dieci posizioni in qualifica; con Stroll autore di una gara anonima, chi aveva legittime speranze di risalita era Sergio Perez: il messicano, scattato in sesta fila, era riuscito a risalire, grazie al ritiro di Verstappen, addirittura in terza posizione, potendo anche contare su una mescola meno usurata dei diretti concorrente e su una pista che si è dimostrata (ma già si sapeva) ostica per i sorpassi; e invece, la sosta effettuata in regime di neutralizzazione lo ha spedito alle spalle di Albon e Leclerc, lontanissimo dalla Top 3.
Se infatti della battaglia col primo si è detto poc’anzi, la rincorsa al podio si è plafonata alle spalle di Leclerc, bravo a gestire la gara fino al quinto posto finale, e consegnando perciò alla squadra “rosa” soli otto punti finali, risultato sicuramente deludente con il senno del poi.
Una chiosa finale va al circuito: rientrato in calendario per i ben noti fatti emergenziali, è stato continuamente lodato per la morfologia e per le caratteristiche, nelle dichiarazioni rilasciate da Ricciardo, Russell e Hamilton e che sicuramente non saranno rimaste inosservate; la F1 intanto, si prepara per un nuovo ritorno, tra due settimane, in Turchia, scenario molto interessante per stressare le attuali vetture che sui curvoni di Istanbul Park sapranno sicuramente esaltarsi.
Che rottura di marroni questo Hamilton, questa Mercedes, questa F1! Si torni ad auto con motore vero, a benzina, e senza plastiche, che rendono le auto di F1 degli scarafaggi vomitevoli. E basta queste Safe Cars che entrano anche se un’auto è uscita lentamente a 30 metri dalla pista per un guasto o una foratura! Sono riusciti a distruggere un magnifico sport e spettacolo…