L’APPELLO
Non c’è guerra, non c’è tragedia collettiva né emergenza alcuna che imponga la rinuncia alla libertà della cultura in un Paese che si vuole ancora proclamare libero. Un Paese non è libero né lo rimane per concessione di un governo o di un amministratore locale, ma per scelta e volontà del proprio popolo, sia quando splende il sole sia nel buio delle emergenze.
Nessun ministro, nessun prefetto, nessun rappresentante della scienza è titolato ad abolire, comprimere o sospendere la libertà della cultura. La chiusura di cinema, teatri, palestre – non sorretta, a quanto pare, da evidenze circa la sua necessità sanitaria – è una ferita ulteriore non soltanto alle migliaia e migliaia di operatori interessati ma allo spirito vitale dell’Italia e al necessario nutrimento del suo morale.
È necessaria e urgente un’azione concreta che vada al di là delle indignate o tattiche dichiarazioni e che sostenga lo spirito collettivo, sebbene nel rispetto dell’ennesimo dpcm e di ogni cautela sanitaria.
Che ciascuno liberamente e spontaneamente tenga viva la cultura nelle proprie case, nei rispettivi domicili la cui inviolabilità non sembra ancora messa in discussione. Che si organizzino proiezioni di film, piccoli concerti domestici, rappresentazioni teatrali, letture, seminari sportivi nelle proprie abitazioni, magari a turno, magari contando sulla generosità di chi possiede spazi più ampi come terrazzi e giardini privati.
Eventi con piccole donazioni, anche a casa dei grandi nomi dello spettacolo
Per esempio alcuni grandi nomi dell’arte e dello spettacolo potrebbero ospitare al proprio domicilio – con le ovvie precauzioni igieniche e i distanziamenti prescritti – le performance di colleghi meno fortunati, che stanno attraversando un anno durissimo e le cui difficoltà sarebbero alleviate moralmente e anche praticamente, se un numero limitato di invitati fosse disponibile a piccole donazioni che farebbero le veci di biglietto.
Soltanto la spontanea volontà sostiene la cultura nei momenti straordinari; dimostra la vitalità spirituale di una popolazione; dimostra che la libertà non si comprime per decreti, sensati o irragionevoli; dimostra che una collettività può provvedere alla propria cultura e alla propria tutela sanitaria a dispetto dello scappellotto dello Stato-padre, del governatore-conducator, del capofabbricato. La cultura della libertà, la libertà della cultura siano un fatto, affinché il contagio dell’umanesimo prevalga sul contagio del virus.
*scrittore e giornalista