Archiviata la tripletta mozzafiato Spa-Monza-Mugello, e la successiva settimana di pausa, la F1 torna in pista in quel di Soči, città della Russia meridionale incastonata tra le pendici del Caucaso e le sponde del Mar Nero, che la rendono una rinomata località turistica.
Prima che i motori rombino, un’importante notizia viene resa nota dai profili ufficiali del “Circus”: a partire dal 1 gennaio 2021, il nuovo presidente e A.D. della Formula 1 diverrà Stefano Domenicali, prendendo il posto di Chase Carey che manterrà comunque la carica di presidente non esecutivo.
Domenicali, che aveva ricoperto le medesime cariche tra il 2016 e il 2020 in Lamborghini, è stato uno dei più importanti dirigenti della Scuderia Ferrari, simbolo e baluardo dell’era d’oro di Michael Schumacher e dei successi di Massa, Raikkonen e Fernando Alonso: divenuto capo del personale della Gestione Sportiva, gestendo anche le sponsorizzazioni, alla fine del 1996 è divenuto Team Manager, per poi essere Direttore sportivo tra il 2002 e il 2007 e Team Principal dal 2008, fino alle dimissioni della primissima parte della stagione 2014, conseguenza di un inizio deludente di quell’annata.
Il fatto che l’attuale presidente della FIA sia Jean Todt e che Ross Brawn sia il direttore generale/responsabile sportivo del progetto Formula 1 (il Team Principal e il direttore tecnico delle annate Ferrari a cavallo degli anni ‘2000), alla luce del futuro di Domenicali, non potrà che suscitare una forte e nostalgica emozione nei cuori dei tifosi del Cavallino, soprattutto viste le attuali performance.
Le prove libere
In F1 però, è risaputo, non c’è mai troppo tempo per pensare, figurarsi per l’amarcord, e il presente si tinge ancora una volta delle tinte nere-grigie, fin dal venerdì mattina: Bottas appare subito vicino al limite e si prende le FP1 con 1’34″923; più in difficoltà Hamilton, a lungo impegnato al lavoro sulle gomme Hard e soltanto 19° alla fine, senza mai ricercare il giro veloce.
Bottas si conferma anche nelle seconde libere (1’33″519), mentre il sabato mattina vede il primo lampo di Hamilton, primo nelle FP3 con 1’33″279: bene alle loro spalle la Red Bull ma soprattutto la Renault di Ricciardo, secondo e terzo l’australiano al venerdì; qualche timido segnale di riscossa arriva anche dalla Ferrari che quantomeno si presenta in pista con una nuova ala posteriore.
Le qualifiche
Le qualifiche si sviluppano in modo netto, emersa la superiorità della Mercedes fin dalla Q1, primeggiata da Bottas in 1’32″656 ; il primo sussulto di giornata arriva soltanto a Q2 inoltrata (primo Ricciardo, 1’32″218), con poco più di due minuti rimanenti: Vettel, provvisoriamente 14°, è alla disperata ricerca del giro buono che gli permetta di tornare tra i primi 10, cosa che non gli riesce dalla quarta gara, ma nell’affrontare la curva 4, il tedesco perde la vettura che gli parte in sovrasterzo e va a sbattere contro le barriere, evitato per pochissimo da Leclerc che stava sopraggiungendo; Vettel sarà soltanto 15°.
Poco meglio va al compagno di squadra Leclerc, che rimasto invischiato nel traffico (generatosi alla ripartenza dopo la necessaria bandiera rossa esposta per ripulire la pista dai detriti della Rossa numero 5 incidentata) non riesce a migliorare l’undicesima posizione, rimanendo escluso dalla manche finale per 43 millesimi.
Alla fine, la pole è appannaggio di Lewis Hamilton (in carriera fanno 96 partenze al palo), che nel duplice tentativo fa segnare prima 1’31″391 e poi trova ancora il modo di limare qualcosina, fino all’1’31″304 finale, nuovo record della pista; alle sue spalle, Max Verstappen, miracoloso nell’issarsi tra le due Mercedes grazie all’ultimo giro (1’31″867; +563 millesimi dal poleman) e lo stesso Bottas, soltanto terzo (1’31″956) e persino insidiato da Perez e Ricciardo, bravi a condurre le loro Racing Pont e Renault in quarta e quinta posizione.
Chiudono la Top 10 Sainz, Ocon, Norris, Gasly e Albon, il quale deve però scontare un arretramento di cinque posizioni in griglia per la sostituzione del cambio, facendo perciò salire Leclerc decimo e Vettel quattordicesimo.
La gara
Il pre-gara viene subito caratterizzato da uno episodio chiave: i commissari mettono sotto investigazione Lewis Hamilton per una doppia prova di partenza durante il giro di schieramento, al di fuori dalla corsia dei box (procedura in tal senso vietata); l’inglese dunque si schiera sulla sua piazzola con questa spada di Damocle pendente sul suo capo.
Allo spegnimento delle luci è Bottas ad azzeccare la partenza migliore e riuscendo in accelerazione a superare Verstappen, per poi mettersi in scia al compagno Hamilton, che alla fine riesce comunque a contenerne l’attacco e a rimanere davanti, grazie all’ottimo spunto con le gomme più morbide; l’olandese intanto, passato anche da Ricciardo, deve faticare per riconquistare la posizione alle spalle delle due Mercedes.
Intanto, a centro gruppo, due differenti incidenti coinvolgono Sainz e Stroll (dopo un leggero contatto con Leclerc), costringendoli subito al ritiro, e rendono necessario l’intervento della Safety Car (Norris, Albon e Russell ne approfittano per fare il primo cambio pneumatici): la gara riparte al giro 6 e c’è subito un colpo di scena, l’ufficializzazione della doppia penalità di 5” comminata ad Hamilton per l’episodio antecedente la partenza; il 44 è così escluso dalla lotta per la vittoria, dovendo lasciare via libera al compagno Bottas.
Al quindicesimo giro s’infiamma il duello tra Perez e Ricciardo, con il messicano scivolato sesto dopo la partenza ma bravo poi a passare in quinta posizione sul pilota della Renault che ne aveva rintuzzato il primo attacco, mentre al giro successivo Hamilton si ferma, sconta la penalità e cambia gomme, optando per le dure: l’inglese, rientrato in undicesima posizione, si issa rapidamente in settima posizione, sfruttando le prime soste ai box dei piloti che lo precedono e poi sopravanzando Vettel al giro 19.
Verstappen si ferma al 25, scegliendo le Hard, copiato da Bottas, che in piena sicurezza, opta per la medesima strategia al giro successivo; al 29 si ferma Leclerc e rientra settimo, alle spalle di Ricciardo, salendo poi sesto a seguito della sosta di Kvyat: per il monegasco la situazione sembrerebbe addirittura evolversi verso la Top 5, visto che Ricciardo si prende 5” di penalità per aver ecceduto i limiti della pista nel sopravanzare Ocon, al curvone, nonostante quest’ultimo fosse stato fatto rallentare dalla squadra per lasciargli strada libera, vista la differenza di ritmo.
Ricciardo comunque non si scompone e riuscirà a frapporre tra sé e il monegasco un vantaggio più che sufficiente per consentirgli di concludere quinto senza affanni.
La gara scorre via lineare ma si infiamma al giro 46 quando si accende il duello per la nona posizione tra Norris, Albon e Gasly, quest’ultimo con pneumatici nuovi medi da poco cambiati: Albon ci prova su Norris ma arriva lungo e si fa passare dal francese che si lancia all’assalto della McLaren, passandola alla curva due; l’inglese però ha un problema agli pneumatici e deve fermarsi, abbandonando così ogni speranza di terminare nei dieci.
Intanto si era spenta ogni genesi di rimonta per Hamilton, alla ricerca della seconda posizione, costretto alla terza posizione fino al traguardo: troppo autorevole infatti la condotta di Verstappen, bravo a mantenere una condotta regolare e a rintuzzare qualsivoglia tentativo di ritorno della Freccia Nera numero 44.
Alla fine, dopo 53 giri, Bottas la bandiera a scacchi saluta la seconda vittoria personale in Russia, nonché del 2020, completato il podio da Verstappen e Hamilton.
Per il finlandese anche il punto bonus del giro più veloce, grazie all’1’37”231 segnato alla cinquantunesima tornata; punti iridati per un solido Perez, Ricciardo, Leclerc, Ocon, bravo a resistere fino alla fine a Kvyat (8°), Gasly e Albon (anche lui con una penalità di 5” in aggiunta al tempo finale), con Giovinazzi undicesimo e appena fuori dai punti
Il commento
Quello russo è stato un Gran Premio lineare nello sviluppo, dominato dalle Mercedes; probabilmente, senza la penalità di Hamilton, neanche il miglior Verstappen, autore comunque di una gara di grande sostanza e nonostante le incertezze al via, avrebbe potuto far nulla per evitare la doppietta.
Molto bene anche Sergio Perez, buonissimo quarto e unico a tenere alto l’onore della Racing Point visto il prematuro ritiro di Stroll; altra prestazione convincente per le Renault, così come punti d’oro portano in cascina le AlphaTauri, grazie alla convincente gara di Kvyat (natio di Ufa e che dunque correva “in casa”) e all’ottimo nono posto di Gasly.
La Ferrari, come al solito, merita un discorso a parte: preso atto dell’ennesimo sabato dai tratti drammatici, la domenica Charles Leclerc emerge dal fango e con una prestazione maiuscola, legittimata dalla strategia che prevedeva un primo stint più lungo sulle medie, si prende gli otto preziosissimi punti del sesto posto; ciò che desta particolare meraviglia, visto il periodo, è soprattutto il fatto che la Rossa sia riuscita a competere con quasi tutti i diretti avversari (Renault e AlphaTauri nello specifico) senza subire gli sconfortanti sorpassi di Spa o del Mugello.
Va in realtà detto che ai brillanti guizzi di Leclerc fa da contraltare la sconfortante domenica di Vettel, già autore del brutto incidente di sabato: il tedesco, che “festeggiava” le 250 presenze nei GP (il primo, ad Indianapolis nel 2007, ottavo alla guida della BMW come sostituto di Kubica), non è andato oltre la tredicesima piazza finale, a lungo invischiato in un trenino (e dopo aver faticato enormemente prima di passare Grosjean al giro 42, con il brivido della toccatina), alle spalle dell’ala posteriore di Magnussen e di poco davanti a Kimi Raikkonen.
Ciò che di più sembra mancare in questo momento al quattro volte campione del mondo, è soprattutto la lucidità mentale, vittima della situazione della propria squadra e degli strascichi contrattuali e anche solo pensare di concludere il campionato in queste condizioni appare un rebus difficilmente risolvibile, alla luce dell’impossibilità di ottenere una qualche soluzione in tempi rapidi.
Chissà però che qualcosa non possa cambiare, tra due settimane, sul circuito del Nurburgring (che torna dopo sette anni in calendario) per il primo GP dell’Eifel.