Dopo Spa e Monza, la F1 si lancia in una nuova e affascinante avventura, sul difficile e probante circuito del Mugello (talmente severo, per via delle forti sollecitazioni, che la Pirelli decide di rifornire le del compund di neumatici più duro).
Incastonato tra le colline toscane, tappa fissa del Gran Premio d’Italia del Motomondiale e già sede dei test collettivi del 2012, l’impianto di proprietà della Ferrari è stato selezionato per festeggiare al meglio la storia che si fa leggenda, in quanto la novità “GP di Toscana Ferrari 1000” (introdotto nel rimaneggiato calendario sconvolti dai fatti sanitari), oltre ad essere la prova del nove nel Mondiale 2020, è il millesimo appuntamento iridato cui la Ferrari partecipa: per l’occasione, le Rosse sfoggiano una livrea celebrativa più scura che si richiama alle tonalità amaranto degli anni ’50, in attesa di tempi migliori.
Nonostante le difficoltà attuali, quel Cavallino rampante che fu donato dalla vedova di Francesco Baracca ad Enzo Ferrari continua a destare rispetto e passione, conservando intatto il proprio fascino mitico; per altro, sfogliando dei ricordi, è curioso ricordare come la Ferrari in realtà non abbia presenziato al primo GP di Formula 1 della storia, vinto a Silverstone da Nino Farina nel 1950, non presentandosi su decisione di Enzo Ferrari per motivi legati all’assicurazione e ai rimborsi, ed esordendo quindi soltanto nella corsa successiva di Montecarlo, ottenendo contestualmente il secondo posto con Alberto Ascari, alle spalle di Fangio.
Forse è anche questa atmosfera che conferisce una leggera malinconia alle conferme ufficiali del futuro di Sebastian Vettel (ripensando proprio alle sue sei stagioni con la Rossa e al suo triste finale), ingaggiato in Racing Point al posto di Perez dal 2021, dove farà coppia con Lance Stroll, figlio di Lawrence, proprietario della scuderia e che ne ha già annunciato il cambio di nome in Aston Martin (di cui lo stesso Stroll Senior è presidente esecutivo).
Le prove libere
Sentimentalismi a parte, per i quali in Formula 1 non c’è mai davvero troppo spazio, le libere offrono l’occasione di testare le nuove componenti: nello specifico, un nuovo musetto più stretto in casa McLaren, prese freni e nuove pance in Racing Point (le ultime portate in gara soltanto per Stroll) e una nuova ala per l’Alpha Tauri; alla fine però, tempi e long run alla mano, le prove di venerdì e sabato mattina sono anche il primo passo verso una nuova impresa in quel di Stoccarda, invero con un Bottas subito sugli scudi e primo in tutte e tre le sessioni (1’17”879; 1’16”989; 1’16” 530).
Interessanti sono anche i parziali di Red Bull e Renault, che si ergono a seconde forze in vista della domenica, mentre ancora una volta la Ferrari si dimostra lentissima nel passo gara.
Le qualifiche
Al sabato pomeriggio, lo spartito è più o meno sempre lo stesso e la musica suonata è sempre quella della “Stella a tre punte”: i suoi alfieri si spartiscono le sessioni, con Bottas primo in Q1 (1’152749) e Hamilton in Q2 (1’15”304) e soprattutto in Q3, dove ottiene la pole numero 95 della carriera al primo tentativo, in 1’15”144, staccando il compagno Bottas di 59 millesimi, anche grazie alla bandiera gialla finale esposta per un testacoda di Ocon e che costringeva tutti ad alzare il piede.
Alle loro spalle Verstappen, Albon, l’ottimo Leclerc (alla seconda miglior prestazione stagionale in qualifica, per quanto staccato dal poleman di un secondo e 126 millesimi) e Stroll; male ancora Vettel, soltanto quattordicesimo, ancora peggio fa il vincitore di Monza Pierre Gasy, 16°.
La gara
Ci sono gli Eurofighters a salutare la prima volta ufficiale delle F1 tra le colline toscane, preludio di 59 giri di grandi emozioni: in realtà, ancora prima che la gara cominci, i tremila spettatori presenti (prima volta dai protocolli sul Covid-19), possono godersi l’esibizione di Mick Schumacher al volante della F2004 che fu del papà (con cui corse anche la settecentesima gara nella storia delle Rosse, vincendo in quel di SPA il suo settimo titolo nel 2004).
Allo spegnimento delle luci, Hamilton fa pattinare le ruote, lasciando a Bottas la testa e sfilando secondo alla prima staccata; terzo si inserisce Leclerc, partito al fulmicotone e persino in grado di affacciarsi tra le due “Frecce nere”, se non fosse stato per l’intoppo causato da Verstappen che pure era ottimamente scattato, salvo poi accusare una perdita di potenza e venir risucchiato nella pancia del gruppo, prologo dell’incidente alla curva 2, la “Luce”: mentre davanti Sainz si tocca con Stroll, finendo in testa coda, a centro gruppo succede lo stesso tra Pierre Gasly e Kimi Raikkonen, stretto il 10 da Grosjean, col finlandese che va a tamponare Verstappen e lo costringe al ritiro, come del resto accade al pilota Alpha Tauri; nella confusione ci rimette anche Vettel, che per evitare Sainz rompe l’ala anteriore ed è subito costretto ai box, al pari dell’alfiere dell’Alfa-Sauber.
La gara deve essere neutralizzata per sei giri ma al “restart” c’è subito un’altra carambola, innescata dall’andatura troppo lenta dei primi, e che mette fuori gioco Giovinazzi, Magnussen, Sainz e Latifi : viene esposta la bandiera rossa, necessaria per ripulire la carreggiata dai detriti e i piloti nei approfittano per cambiare gli pneumatici, nell’ottica del nuovo via da fermo.
Quando finalmente si riparte, Ocon non c’è, vittima di un surriscaldamento dei freni: il nuovo spegnimento dei semafori valorizza lo spunto di Hamilton che frena tardissimo e all’esterno della prima curva, la “San Donato”, si riprende la testa, con Leclerc duro nel difendersi da Stroll.
Al quindicesimo giro Ricciardo è bravo a sfruttare la scia di Perez, passandolo e issandosi quinto, imitato alla tornata successiva da Vettel, 11° su Raikkonen; al diciottesimo, Stroll si prende l’esterno della San Donato e la posizione su Leclerc, parimenti Albon su Perez.
La partenza del monegasco è un fuoco di paglia, ritrovandosi alla mercé di Ricciardo, Albon e Perez (che si sbarazzano del 16, tutti con modalità fotocopia di Stroll, rimarcando una volta di più le gravissime deficienze dell’unità motrice Ferrari) e decidendo di fermarsi al 21° giro, per mettere gomme Hard e tornando davanti al messicano dopo la sua sosta al giro 27, pur questi lesto a riprendersi immediatamente quanto perso.
Al giro 31, dopo il crollo degli pneumatici, Bottas è costretto a fermarsi, optando anch’egli per la dura, imitato subito dal compagno e da Albon (che però sceglie le medie), poco prima che Norris si metta settimo, ai danni di Leclerc.
La tornata di soste consente a Ricciardo di sopravanzare Stroll, mentre Leclerc è costretto ad un’altra fermata (giro 37), mettendo le medie e fiondandosi subito a caccia del compagno Vettel ma quando sta per attaccarlo, esce una nuova bandiera rossa: è il giro 44 e Stroll, a causa di una foratura, perde il controllo all’Arrabbiata 2 e si schianta, distruggendo vettura e barriere; una volta rigenerate, si sceglie di terminare la gara, anche in questo caso con partenza da fermo sulla griglia.
La mini gara finale comincia con il terzo spegnimento delle luci di giornata: Hamilton resta primo, Bottas si fa bruciare da Ricciardo e Albon si mette quarto, sopravanzando Perez e resistendo al suo ritorno; il 77 si riprende comunque subito “l’argento virtuale”, così come fa Albon su Ricciardo, aiutandosi con il DRS per prenderne la scia, passando all’esterno della San Donato e tenendo giù il piede per confezionare la manovra.
In testa poco cambia giacché Hamilton riesce a scappare, rincorso da Bottas che si avvicina fino quasi al secondo ma che alla fine nulla può, a fronte della sicurezza di Hamilton, che dopo 59 tiratissimi giri va a prendersi la 90esima vittoria in carriera (sublimata dal punto addizionale del giro più veloce, fatto segnare al penultimo giro in 1’18”833) sullo sfondo dell’ennesima doppietta Mercedes, accompagnata dal primo sospirato podio in carriera di Alexander Albon.
Punti mondiali per Ricciardo, Perez, Norris, Kvyat, Leclerc, Raikkonen (nonostante 5” di penalità per aver commesso un’infrazione al rientro in corsia box, dopo l’esposizione della seconda bandiera rossa) e Vettel; alle loro spalle Russell (che ha sfiorato e a lungo accarezzato i primi punti iridati dopo una superba corsa) e Grosjean: soltanto dodici i piloti giunti al traguardo.
Il commento
In una domenica dalle forti emozioni (era dal piovosissimo Gran Premio del Brasile del 2016 che non venivano esposte due bandiere rosse in gara), emerge ancora una volta la condotta dei Lewis Hamilton, sulla cui autorevolezza nel condurre la gara, a maggior ragione nonostante le interruzioni che nei fatti obbligavano i piloti a ripartire ogni volta da zero, non v’è nulla più da dire; a riprova di ciò, il fatto che a fronte di ogni tentativo di riavvicinamento da parte di Bottas, il 44 era in grado di riaccelerare, mantenendolo sempre a distanza di sicurezza.
Poco da dire v’è anche sull’ennesima domenica di passione in casa Ferrari (al di là delle cerimonie): le SF1000 tornano a punti dopo due fine settimana all’asciutto, ottavo Leclerc (in realtà nono in pista senza le penalità altrui ) e decimo Vettel, ma visto il numero esiguo di piloti arrivati alla fine non poteva essere altrimenti, per quanto le gravissime lacune tecniche del mezzo rendano un’impresa anche raccogliere questi magari bottini che stanno divenendo tutt’altro che scontati, al pari delle qualificazioni nei primi dieci al sabato.
Vedere la Ferrari di Leclerc subire quei sorpassi in rettilineo, oltre a destare impressione, è indice emblematico della confusione che alleggia in quel di Maranello.
Nel club dei delusi anche Ricciardo, arrivato quarto ma con la sensazione di aver sprecato una grande occasione, per lui e per Renault, viste le circostanze e le ottime prestazioni velocistiche che la casa francese aveva offerto fin dalle libere.
Pieni voti invece per l’anglo-thailandese Albon, al primo podio (prima volta sul podio anche per la Thailandia) dopo diversi episodi sfortunati, nonostante la pressione di casa Red Bull dopo gli ultimi fatti ma bravo anche a recuperare le pessime partenze, grazie alle sue capacità di “staccatore”; lode anche per la gara di Russell, sulla Williams della nuova dirigenza, a lungo in lotta con Vettel e di poco fuori dai primi dieci.
La chiosa finale però non può che essere per Kimi Raikkonen: il finlandese, ai primi punti dell’anno (e fattosi notare anche per un arcigno sorpasso sull’ex compagno Romain Grosjean, con tanto di contatto tra ruote) ottenuti con il brivido finale della penalità, “festeggia” un suo personalissimo anniversario, visto che proprio su questa pista, accompagnato dal tiepido caldo di settembre, aveva esordito al volante di una Formula 1, a neanche ventuno anni compiuti, durante un test: correva l’anno 2000, la vettura era proprio una Sauber e forse nemmeno lui poteva pensare che quello sarebbe stato l’inizio di una lunga, controversa e vittoriosa carriera.
Circuito inadeguato per la F 1, troppo stretto, regolamenti inadeguati (dovrebbe essere obbligatorio mantenere uno stretto contatto con la SC, non fare quello che hanno sempre fatto Hamilton e Bottas, cioè rallentare pericolosamente per poi scattare…) così si creano incidenti. Sulla Ferrari nulla da dire. Forse è meno peggio della solita Williams, per il resto non si salva assolutamente nulla… Fino all’anno scorso talora vinceva, ora è sempre in fondo e la sorpassano come un birillo fermo… Così come adesso non può che danneggiare le vendite delle GT per strada…