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Morire per la lap dance?
Il governo ha deciso di chiudere le discoteche. Dopo Ferragosto, ovviamente, per non turbare l’estate dei nostri giovani, che per la maggior parte dell’estate hanno potuto “fare casino”. Era giusto, del resto, che fosse così: pensiamo ai poveri liceali, che dopo avere avuto una promozione quasi ope legis, come nemmeno in tempo di guerra, ora aspirano al meritato riposo.
I gestori naturalmente piangono miseria e invocano cassa integrazione e risarcimenti per quello che considerano un abuso. In realtà, se buona parte di loro avesse osservato o fatto osservare con un minimo di diligenza le prescrizioni in materia di registrazione dei presenti, di obbligo della mascherina e distanziamento, il provvedimento non si sarebbe reso necessario. Tutto lascia prevedere, comunque che otterranno quanto chiesto: nella nostra subcultura giuridica si tende sempre più a confondere l’interesse legittimo col diritto soggettivo e nella subcultura politica dei partiti di governo e di opposizione prevale l’imperativo a distribuire ricchezza, piuttosto che aiutare a produrla. Avremo così la cassa integrazione per i dj, per le cubiste e per i buttafuori. L’Italia è una repubblica democratica fondata sullo sballo.
In uno dei primi interventi di questo diario in pubblico (era ancora febbraio) scrissi che mi rifiutavo di morire per gli involtini primavera. Era l’epoca in cui la maggior preoccupazione dei partiti di governo sembrava che gli italiani disertassero i ristoranti cinesi. Oggi non mi vergogno a scrivere che mi rifiuto di morire per la lap dance.
La superstizione della causa unica
Dichiarazione dell’attuale ministra dell’Interno all’“Avvenire”: “Il problema non sono gli sbarchi, ma il Covid”. Dichiarazione dell’ex ministro dell’Interno: “I contagi arrivano per gran parte per colpa di chi arriva dall’estero”.
Purtroppo hanno ragione entrambi. Il Covid è un problema, moltiplicato però dagli sbarchi e dall’incapacità dell’odierno ministro di contenerli e di impedire che gli sbarcati (anche positivi al Coronavirus) evadano dai centri d’accoglienza. Gli sbarchi sono un problema, ma il comportamento irresponsabile di molti giovani, fra movida e discoteche, ha le sue responsabilità nella propagazione del contagio. Senza parlare di quegli italiani, non solo ventenni, che invece di rimanere in patria hanno preferito recarsi all’estero, in aree dove la pandemia infuria, contribuendo, oltre che a danneggiare la nostra bilancia dei pagamenti, anche a reimportare il virus. Governo e opposizione dovrebbero guardarsi da quella che lo storico britannico Edward Carr, nel suo saggio What is history, chiamava la “superstizione della causa unica”. Ma dubito che finirà così.
Ma lo scandalo sono i contributi a pioggia
Ho sempre diffidato di quei professori che si divertivano a raccontare agli amici o ai colleghi gli svarioni dei loro alunni; visto che insegnare era loro compito, se ne sarebbero dovuti piuttosto vergognare. Mi ricordavano quelle donne delle pulizie che si lamentano se la casa dove sono a servizio è sporca.
Per lo stesso motivo mi lascia perplesso lo scandalo esibito dalla maggioranza giallo-rossa per i deputati e anche per gli amministratori locali che hanno usufruito dei bonus previsti a favore delle aziende e dei lavoratori autonomi previsti dai decreti voluti dal governo Conte. Che il criterio di erogazione dei contributi fosse sbagliato era evidente. Le eventuali integrazioni non sarebbero dovute essere “a pioggia”, ma proporzionali ai redditi dichiarati, ponendo magari un tetto per i redditi più alti; altrimenti paradossalmente sarebbero stati avvantaggiati gli evasori, che in precedenza avevano denunciato molto meno di quanto guadagnato. Concedere il bonus a tutti i titolari di partita Iva era un assurdo, tanto più che, con gli odierni sistemi informatici, verificare le denunce dei redditi non sarebbe stato difficile.
Certo, i deputati e molti amministratori locali che hanno usufruito del bonus hanno in certi casi dimostrato uno scarso senso dell’opportunità, però bisognerebbe distinguere caso per caso: i semplici consiglieri comunali e anche i sindaci e gli assessori di piccoli centri non possono vivere solo di politica. Molti di loro hanno effettivamente sofferto del crollo degli introiti conseguente alla pandemia. Per i deputati nazionali o regionali il caso è ovviamente diverso.
Ma il vero errore è di chi ha elaborato e poi imposto a un Parlamento tenuto in scacco una legge palesemente sbagliata. Se qualche pubblico amministratore ha “scroccato” contributi di cui avrebbe potuto fare benissimo a meno, chi è al governo ha provocato una dispersione ben più grave di fondi pubblici, soccorrendo con provvidenze demagogiche anche chi non ne avrebbe avuto bisogno, politici e non. Ma è ben più facile fare della demagogia, approfittando di una rivelazione “a orologeria” dell’Inps, che ammettere di avere sbagliato.
In discoteca ci andavo anch’io da adolescente,poi man mano, crescendo, sempre meno.Non tutta la musica da ballo è orrenda,anzi(a me piacciono ancora Abba,Simple minds, Duran Duran,Prodigy,Prince,etc)…forse è inascoltabile quella di oggi con il predominio di rap e trap. Nonostante la frequentazione di discoteche non ho mai preso droghe di alcun tipo,per dire che il passaggio tra l’andare in discoteca e prendere certa robbaccia non è poi così automatico ; così come chi cerca droghe le trova a prescindere dal frequentare locali…
Ma il problema è l’eccessiva rigidità che mostrate su certi temi,non tocca a voi(e neanche a me ovviamente) stabilire come debbano divertirsi le persone,e i giovani in particolare(tenendo sempre fermo il no ad ogni tipo di droga).Per quanto sia spesso d’accordo con Werner su altre questioni,lascia sbigottiti(come una precedente discussione sui bikini)l’idea che le discoteche debbano essere chiuse in quanto luoghi di “perdizione e vizio ” .E mi stupisce ancor più che Guidobbono che è un liberale,abbia idee simili.Comunque,se vi sentissero parlare,i giovani scapperebbero tutti a sinistra o dai pentaminchioni….
Sul resto,Troisi era forse genericamente di sinistra,ma non di quelli più politicizzati(alla Benigni per intendersi); personalmente non mi dispiace ma,in questo caso,de gustibus…
I “Simpson” diventano sempre più buonisti man man che vanno avanti le stagioni,deviando dagli intenti iniziali(meglio i “Griffin”più cattivelli)…Ma questi sono cartoni che ,a volte ,rompono gli schemi del politicamente corretto,portando un po’ di aria fresca,considerato il clima sempre più asfissiante imposto dalle ideologie liberalprogressiste.Non a caso serie animate come queste troverei impossibile che venissero realizzate in Europa (ma forse anche nell’America post “black lives matter”,soprattutto se parliamo dei “Griffin”).
Stefano,sono fondamentalmente d’accordo con te,soprattutto sul fatto che questo governo un po’ ci marci con l’emergenza covid(ad esempio la regolarizzazione dei migranti era stata concepita ben prima,ma è stata fatta con la scusa dell’urgenza di raccogliere frutta dopo l’emergenza…).Però tenderei a sottovalutare un po’ meno la pericolosità di questo virus,del quale ho l’impressione si conosca ancora troppo poco.Quindi è vero che il governo enfatizza la crisi sanitaria in quanto il controllo assoluto avuto nei mesi passati sulla popolazione italiana non gli è dispiaciuto affatto, ma non facciamo l’errore opposto di sottovalutarla,perchè è innegabile che,seppur solo in zone limitate d’Italia, il numero di morti rispetto agli anni precedenti è sensibilmente aumentato .Vediamo cosa succederà nei prossimi mesi….