Occorre «un nuovo patto per il Lavoro nella prospettiva di costruire un futuro in cui ogni lavoratore e lavoratrice possa vivere e lavorare con dignità e rispetto». Francesco Paolo Capone, segretario dell’Ugl, non nasconde la preoccupazione commentando le percentuali emerse dall’indagine dell’Istituto Piepoli su sicurezza, potere d’acquisto dei salari e partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese commissionata dal sindacato blu.
Per più di un lavoratore su due (il 58%) la retribuzione attuale è infatti percepita inadeguata alla propria mansione/anzianità di servizio, mentre il 55% degli operai valuta negativamente l’attenzione prestata dalla propria azienda ai temi della sicurezza sul lavoro.
Ancora più critica la percezione sull’andamento del potere d’acquisto degli ultimi anni: in questo caso, quasi il 70% dei lavoratori accusa una perdita del proprio potere d’acquisto. La criticità si conferma presso i lavoratori dipendenti (76%) e soprattutto tra gli operai (87%). Una situazione che pone i cittadini di fronte a delle rinunce. Perché, prima di tutto, si cominciano a sacrificare le spese accessorie, ancorché legittime: rinunciare a fare una vacanza è la prima scelta di chi accusa una riduzione del suo potere d’acquisto.
Poi si passa a rinunciare a comprare un’auto e, messi alle strette, anche a investire per i figli, comperare una casa, fino ad arrivare alla rinuncia di cose fondamentali come il diritto alla salute: il 15% rinuncia alle spese per visite mediche/cure sanitarie, dato che sale al 40% tra i pensionati andando a intaccare una delle categorie di persone teoricamente più bisognosa di queste attività. Si tratta di percentuali che, nelle valutazioni di Capone, necessitato di una correzione immediata perché determinano «un impatto socialmente troppo alto da pagare» per l’intero sistema Paese.
Capitolo morti bianche. In Italia la media degli infortuni sul lavoro è di un ferito al minuto, un morto ogni otto ore, in media, quindi, 3 morti al giorno sul luogo di lavoro. Ancora pochi sono pienamente consapevoli dei dati reali e della rilevanza drammatica degli infortuni sul lavoro, anche tra gli stessi lavoratori. Secondo i dati Piepoli, infatti, il 61% della popolazione e il 49% dei lavoratori non erano a conoscenza di questi dati.
A ben vedere, la potenza di questo fenomeno si scarica tutta sul livello di preoccupazione. Sensibilizzati sulla tematica tutti dichiarano la propria apprensione in merito: fortissima per più di un lavoratore su due (57%), forte per tutti gli altri.