Come nelle migliori suite floydiane, la F1 si ripete in Austria, al Red Bull Ring, per correre in quel di Spielberg parte 2: per motivi di denominazione ufficiale però, stavolta il Gran Premio è di Stiria.
La vigilia
La settimana che si interpone tra le due corse è caratterizzata da due importanti novità: il ritorno di Alonso in Formula 1 con la “sua” Renault dal 2021 e l’aggiunta di due nuove corse al calendario, il confermato gran premio russo a Sochi ma soprattutto, la settimana dopo Monza, il Gran Premio della Toscana Ferrari 1000 al Mugello, orfana delle moto (un nome che dice tutto, e una ricorrenza speciale, quella dei 1000 GP che per Maranello cadrà proprio sulla pista di sua proprietà).
È con questo rinnovato entusiasmo e con alcuni aggiornamenti che le squadre portano, in molti casi anticipandoli rispetto alla ventura gara ungherese, che i piloti si apprestano ad affrontare le prime prove del venerdì, consapevoli della pioggia che probabilmente al sabato sarebbe arrivata; a primeggiare è la sorpresa Sergio Perez in 1’04″867 con la Racing Point, mentre nelle FP2 davanti a tutti c’è Max Verstappen, in 1’03″660. Tra gli altri avvenimenti, un’infrazione commessa da Norris alla mattina (un sorpasso in regime di bandire gialle) che gli costa una penalità da scontare nelle prove ufficiali, retrocedendolo dal sesto al nono posto.
Le prove
Puntuale e annunciato, ecco che arriva un grande acquazzone: le verdi e ridenti colline della Stiria sono così avvolte da una nebbia fittissima che trasforma l’atmosfera, in un clima da “Anello del Nibelungo”. Non desta alcuna sorpresa la cancellazione delle terze prove libere e il ritardo -quarantasei minuti- delle sessioni di qualificazione.
Le qualifiche sono stranissime, con i piloti che con gomme da bagnato girano in continuazione, nella speranza che la pista si asciughi e per evitare così spiacevoli soprese: ne sa qualcosa Sergio Perez che evidentemente con un assetto da asciutto, resta invischiato in nona fila (17°) ma anche Giovinazzi, che va a sbattere, danneggiando il cambio e vedendosi retrocesso per la sua sostituzione all’ultimo posto (il pilota italiano si era comunque qualificato penultimo). In Q1, prima è la Mercedes 44, con 1’18”188.
Nella seconda sessione, dove primo è ancora una volta Hamilton, con 1’17”825, a stupire è ancora una volta la Ferrari che, non contenta di quanto avvenuto una settimana fa, inverte le posizioni: stavolta, infatti, a rimanere escluso dall’ultima manche, per soli 83 millesimi e con Vettel decimo, è Charles Leclerc, anche lui con la vettura settata per l’asciutto. Il monegasco, per altro, si vede comminata una sanzione di tre posizioni e un punto sulla Superlicenza per aver ostacolato Kvyat, ritrovandosi a partire quattordicesimo.
Il Q3 è dominato da un Hamilton stratosferico che riesce a migliorare se stesso in una continua ripetizione di giri record, per arrivare, nell’ultimo tentativo, all’1’19″273 che gli vale la pole (l’ottantanovesima della sua carriera), staccando incredibilmente di oltre un secondo il pilota alle sue spalle, quel Max Verstappen che si ferma a 1’20”489; seguono l’ottimo Sainz, Bottas, con Ocon quinto e Albon sesto. Solo decimo Vettel, sopravanzato anche da Ricciardo.
Menzione speciale per la Williams, che con George Russell dodicesimo (undicesimo in griglia per la penalizzazione di Leclerc) ottiene la miglior qualifica dal Gran Premio d’Italia del 2018.
Per altro, le qualifiche bagnate lasciano massima libertà di scelta per le gomme da montare in vista dei settantuno giri della domenica e questo aggiunge un’altra variabile.
La gara
La domenica torna il sole: certo, le temperature non sono quelle della scorsa settimana e non manca qualche nuvola, ma le condizioni ambientali sono buone e si susseguono, come da protocollo, le competizioni della mattina e le procedure preparatorie che culminano nell’accensione delle cinque luci rosse.
Al loro spegnimento parte bene Hamilton, Verstappen è bravo a difendersi dal reiterato tentativo di Sainz e Albon si prende la quinta posizione su Ocon ma è quanto avviene al tornatino Remus che ha dell’incredibile: Vettel non parte bene e perde due posizioni, offrendo il fianco anche all’attacco di Leclerc, attacco molto pretenzioso visto lo spazio inesistente; il risultato non può non essere l’incredibile contatto tra le Rosse che costa il ritiro ad entrambi i suoi alfieri. I detriti, tra l’altro, richiedono l’intervento della Safety Car per i successivi tre passaggi.
Quando l’evento riparte nella sua valenza agonistica, Hamilton prende subito il largo, lasciando Sainz alla mercé di Bottas e Albon, che lo passano al sesto e all’ottavo giro.
E se davanti i primissimi corrono via, sono le posizioni a centro gruppo che regalano tanti bei duelli: le Racing Point di Perez e Stroll superano, in successione, Norris e Gasly e anche la reiterata battaglia tra Ricciardo e Ocon (ritiratosi poco dopo per surriscaldamento) che si risolve in favore del primo, che così si prende la sesta posizione alla tornata ventuno.
Il primo dei grandi che rientra è Verstappen al ventiquattresimo giro: medie per lui; tre giri dopo tocca a Hamilton, per la stessa mescola; Bottas invece opta per allungare il primo stint e infatti il cambio avviene soltanto al trentaquattresimo, optando per la medesima tipologia di pneumatici dei suoi diretti avversari.
Alla fine della prima tornata di soste, arrivati a metà gara, Hamilton mantiene comunque un vantaggio che si aggira sui cinque secondi. Nota di merito per Perez che dopo la sosta e il soprasso subito da Sainz sulla discesa verso la curva Schlossgold, è poi lesto a riprendersi quanto perso con una meravigliosa manovra all’esterno della curva Wurth: siamo a meno trentadue dal traguardo e il messicano si getta alla rincorsa del sesto posto, occupato dal compagno Stroll, prendendoselo di forza dopo un ruota a ruota e continua, tre giri dopo, conquistando anche il quinto ai danni di Ricciardo; l’australiano resta allora nelle grinfie dell’altra Racing Point; al sessantaduesimo giro, scambio di posizioni, presumibilmente dettato dal muretto per la grande differenza di prestazione, tra i due McLaren, con Norris che si prende l’ottava posizione sul compagno Sainz, proprio quando Bottas sembra rompere gli indugi e avvicinarsi all’alfiere olandese della Red Bull, che deve anche pagare lo scotto di un leggero danno sul flap destro dell’ala anteriore.
Il finlandese ci prova al giro sessantasei ma Verstappen gli resiste eroicamente; nulla può però a quello successivo, dovendo desistere alla costanza di Bottas e agli pneumatici più nuovi della Mercedes. A testimonianza della situazione deficitaria delle gomme, l’olandese si ferma a tre tornate dall’arrivo, per montare le morbide e andare a caccia del giro più veloce, fatto intanto segnare al penultimo da Sainz, anche lui rifermatosi per gomme nuove e morbide.
Al penultimo, Perez rompe gli indugi e attacca Albon ma l’anglo-thailandese gli resiste all’esterno e il leggerissimo contatto che ne consegue costa a “Checo” un danno all’ala anteriore, costringendolo ad una lentissima ultima parte di Gran Premio; tutto questo, mentre Stroll passa finalmente Ricciardo, che a sua volta è attaccato da Norris il quale, non contento, va a passare anche il canadese e non domo, persino Perez, all’ultima curva, ottenendo per sé e per la McLaren un ottimo quinto posto.
Vince dunque Hamilton, per un trionfo da vero dominatore, suggellando una doppietta Mercedes che vede Bottas nella piazza d’onore. Sul gradino più basso del podio sale Verstappen, deluso per la perdita di competitività mostrata dalla sua vettura nel giorno che contava.
Punti per Albon, Norris, Perez (votato pilota del giorno), Stroll, Ricciardo, Sainz (che alla fine si prende il punto bonus con il suo 1’05”619) e Kvyat, buon decimo con l’Alpha Tauri.
Il commento
Si è tornati insomma ad assistere al dominio Mercedes, ottenuto in una dinamica più lineare e senza le molteplici interruzioni della volta scorsa. Buono anche il computo dei punti raccolti dalla Red Bull sulla pista di casa, dopo l’ultimo zero, così come punti preziosi ottengono Racing Point e McLaren. Male le Alfa-Sauber, mentre per la Ferrari si dovrebbe fare un discorso a parte che potrebbe riassumersi nelle chiare difficoltà tecniche e di squadra; se non altro per Maranello, così come per altri sconfitti, l’occasione per rifarsi arriverà presto, appena tra una settimana, visto che armi e bagagli le squadre si trasferiranno a Budapest per il Gran Premio d’Ungheria di domenica prossima.
Per vedere se il tortuoso e lento tracciato magiaro sovvertirà i valori in campo, non ci resta che aspettare.