Era la sfida tra due corazzate, una superba e l’altra in semi-disarmo. Era lo scontro tra ego smisurati, uno superbo e l’altro a un passo dal ritiro. Hanno vinto il Milan e Ibrahimovic. E lo hanno fatto persino in rimonta, inchiodando la Juve al 4-2 dopo il doppio vantaggio bianconero.
“Che hai detto?”
La scena del rigore calciato e segnato dallo svedese rossonero è stata individuata in quella “madre” del duello ingaggiato con CR7. Il portoghese urla al conte Wojciech Szczesny di pararla: tanto, quello lì, lo conosce bene. Ibra non fa una piega. Tira, spiazza il portiere polacco e solo dopo chiede beffardo a Ronaldo: “Che hai detto?”. Ecco, questo è un episodio di cui, probabilmente, si parlerà per un bel po’ di tempo. Finirà nei camei della nostalgia, del “ti ricordo quando”. Forse sarà l’unico sprazzo di joie de vivre guascone in un calcio che è tristissimo, così senza pubblico, con un gioco paralizzato dalle precarie condizioni fisiche delle squadre, con i telecronisti costretti a inventarsi racconti ultragalattici pur di vendere un prodotto del quale, onestamente, si potrebbe anche fare a meno.
Ibra decisivo, CR7 no
La sfida che Ibra ha vinto è quella di aver trasformato il Milan. Con lui in campo, i rossoneri trovano quell’anima (per non dire quegli attributi…) che sembravano essere perduti da tempo. La stessa squadra che ha traccheggiato in Coppa Italia contro i bianconeri è riuscita a travolgere quell’avversario imbattibile (nemmeno un mese fa) in appena mezz’ora. Certo, molto gli hanno giovato le amnesie juventine. Ma CR7, come uomo squadra, non ha fatto la differenza. Almeno non quanto l’abbia Ibra.
Un addio annunciato
Che a fine partita s’è tolto un pietrone dagli scarpini. La società ha preso Rangnick (il segreto di Pulcinella finalmente svelato…) e state pur certi che di lui si libereranno presto. Un altro progetto da fare coi giovani: i milanisti, ‘sta cosa, la sentono puntuale ogni mese di maggio. Il ritardo di quest’anno è dovuto solo allo slittamento Covid. Anche quest’anno, con Giampaolo, era iniziata così. Al tedesco Ralf Rangnick si augurano le migliori fortune. E lui punge: “Forse saranno le ultime volte queste che i tifosi mi vedranno dal vivo…”
Come diceva il saggio Boskov: ‘testa giocatore buona solo per portare cappello!”