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Una singolare coincidenza fa sì che la notizia dell’imbrattamento della statua di Winston Churchill nel corso delle manifestazioni di protesta per la morte di George Floyd – ormai un caso internazionale, che travalica l’ambito statunitense, – mi sia arrivata alla vigilia dell’ottantesimo anniversario dell’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale. La scritta Churchill was racist farebbe forse la felicità di un Appelius, ma anche di un Ricciardetto e di tanti altri gazzettieri che dai microfoni dell’Eiar o dalle colonne dei giornali di regime vomitavano insulti contro la Perfida Albione o, come Boccasile in uno dei suoi più celebri manifesti, ritraevano sotto un gigantesco pollice verso Londra illuminata dalla luce sanguigna dei bombardamenti tedeschi (e invece Londra resistette anche sotto le V2, mentre per far crollare il fascismo bastò un raid aereo su Roma, voluto non si sa bene da chi).
Quello che la propaganda fascista, non senza un’intima contraddizione, rimproverava all’Inghilterra era di essere una nazione colonialista e razzista, ovvero quello che l’Italia sarebbe dovuta diventare (a guerra inoltrata, la stessa propaganda avrebbe accusato gli Stati Uniti di essere rimasti schiavisti e predetto che il paese sarebbe entrato in crisi per la rivolta dei “negri”, ma questo è un altro discorso). Non sono un mistero, per altro, i rapporti fra Mussolini e Gandhi, così come è noto che alcuni prigionieri di guerra indiani accettarono di militare nell’Esercito italiano e vennero soprannominati “gandisti”; ma in realtà più che del pacifista Mahatma erano seguaci di Chandra Bose, favorevole all’Asse in funzione antibritannica e ancor oggi onorato in patria fra gli eroi dell’indipendenza, nonostante i suoi buoni rapporti con Himmler.
La storia di Churchill
In un certo senso, a ottant’anni dall’“ora più buia”, il cerchio si chiude e il gesto vandalico di alcuni sconsiderati fa risaltare tutta la tragica grandezza della figura di Churchill: l’uomo che per salvare l’indipendenza della Polonia, senza riuscirvi, fece perdere all’Inghilterra l’Impero; che fu sconfitto alle elezioni dopo aver vinto la più grande e terribile guerra della storia; che alla morte di Hitler, con l’Armata Rossa nel cuore dell’Europa, si accorse troppo tardi di avere ucciso “il porco sbagliato”. Ma anche l’uomo che nella conduzione della guerra seppe condurre il suo popolo sino alla vittoria finale, senza allettarlo con facili promesse, ma prospettando nel più memorabile dei suoi discorsi “sangue, fatica, lacrime e sudore”: tutto il contrario delle trionfalistiche promesse della nostra propaganda bellica. E un uomo che sin quasi all’ultimo cercò di tenere fuori dalla guerra Mussolini, un politico che aveva stimato, anche se nella sua celebre affermazione che se fosse stato italiano sarebbe stato senz’altro fascista affiorava una sottile vena di disprezzo per il nostro popolo, ritenuto, a differenza di quello inglese, inadatto alla democrazia liberale per la sua mancanza di self control.
La tragedia della Seconda guerra mondiale
Più passa il tempo, più mi rendo conto che la tragedia della seconda guerra mondiale – di cui sono indiretta conseguenza anche episodi come l’imbrattamento della statua di Churchill – sia stata conseguenza di una somma di errori che sarebbe sbagliato attribuire a un solo politico o a un solo Stato. Ci fu l’errore della diplomazia italiana, che nel 1923 appoggiò la causa dell’ingresso dell’Etiopia, nazione feudale e schiavistica, nella Società delle Nazioni: senza tale ingresso la nostra sarebbe stata una guerra coloniale come tante altre e non avrebbe dato adito a quelle sanzioni che furono all’origine del nostro avvicinamento alla Germania. Ci fu la sottovalutazione del revanscismo tedesco, da parte francese e britannica. Ci fu l’errore italiano di non rientrare nel club delle nazioni vincitrici una volta ottenuto il riconoscimento dell’Impero e invece di consentire l’Anschluss, scelta che avrebbe ipotecato la nostra politica estera, per la minaccia tedesca sul Brennero. Ci fu il fallimento del tentativo di parte della classe dirigente britannica di indirizzare l’espansionismo germanico verso est, in funzione antisovietica. Un fallimento, per altro, legato al fatto che fra la Germania e l’Urss c’era la Polonia, che ovviamente non era disposta a farsi occupare da nessuno dei contendenti. E ci fu l’errore di Mussolini di cedere alla retorica populista della lotta delle nazioni proletarie contro le “plutocrazia democratiche e reazionarie dell’Occidente”, senza considerare che anche l’Italia è Occidente e che dichiarare guerra all’Inghilterra significava dichiarare la guerra anche all’impero britannico e al Commonwealth, con le sue enormi risorse agricole, minerarie e umane.
L’occidente in ginocchio
A ottant’anni di distanza, l’Occidente si prepara a pagare un prezzo ancora più alto per gli errori che portarono alla seconda guerra mondiale, con un movimento Black Lives Matter che in realtà vuole che a non sopravvivere sia la memoria dei bianchi, con un sindaco pakistano di Londra che già prospetta la rimozione delle “statue imperialiste” dalle piazze della metropoli, con i capolavori degli “uomini bianchi morti” epurati dai programmi di tante università anglosassoni, con le statue non più solo del generale Lee, ma persino di Cristoforo Colombo, rimosse in tante località statunitensi. E, anche se le mani pietose di un ragazzo in calzoni corti hanno coperto la scritta vandalica dal basamento della sua statua, prima o poi toccherà anche a Churchill. E magari toccherà anche al dottor Albert Schweitzer, le grand docteur, una delle più grandi figure di medici, filantropi, missionari del secolo scorso, che nel 1960 scrisse al generale De Gaulle una lettera in cui lo pregava di non ritirarsi dall’Africa, perché gli africani non erano in grado di governarsi da soli.
Sì, è vero, Churchill “was a racist”. Ma lo era perché, da quel contemporaneo di Kipling che fu, credette nell’Impero e nel fardello dell’uomo bianco. Considerava gli indiani “macachi” e gli ebrei responsabili della rivoluzione bolscevica, ma erano pregiudizi del tempo. E poi durante l’ultima guerra si adoperò più di chiunque altro per salvare gli israeliti dai campi di sterminio. Quando fra il 1943 e il ’44 il Bengala fu afflitto da una spaventosa carestia, in cui morirono tre milioni di persone, non soccorse i suoi abitanti, perché considerò prioritari i rifornimenti all’Inghilterra e ai soldati al fronte. Si riconosceva nella gerarchia di valori del suo tempo, ma non fu più suprematista bianco di quanto tanti militanti dell’antirazzismo non siano oggi suprematisti neri.
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Quando mi recai per la prima volta a Londra, nell’agosto del 1974, una dei monumenti che mi colpirono di più fu proprio la statua di Churchill, davanti al Parlamento. Mi meravigliai di come i suoi connazionali avessero onorato il loro grande statista, morto meno di dieci anni prima, con un bronzo in cui era raffigurato, specie se visto di spalle, come un vecchio che si appoggia a un bastone, chino sotto il peso dei reumatismi e della storia. Trovai la statua bella e quasi romantica, ma non ne capii appieno il senso. L’ho capito solo oggi, grazie ai teppisti del Black Lives Matter.
Bah….siamo sicuri che siano i teppisti del “Black Lives Matter” la causa di quanto descritto, oppure ne siano la conseguenza, oppure un progetto?
Proviamo a considerare le cose con altra prospettiva. Facciamo finta che…il razzismo non c’entri in tutto questo, facciamo finta.
Ipotizziamo che i personaggi delle statue, da Cristoforo Colombo e Churchill, e sicuramente altre che verranno deturpate, rappresentino una Nazione, o comunque una presenza di Nazione intesa come cultura, identità, costumi. Consideriamo inoltre, dato di fatto, che i popoli di pelle nera sono gli Africani, e che la gente di colore sparsa per il mondo è frutto di emigrazione e/o di deportazioni.
Consideriamo inoltre cos’è la globalizzazione oggigiorno.
Facciamo finta che la globalizzazione si sia rallentata, nei suoi principi e nella pratica, con l’arrivo del Presidente americano Trump e con il C-19.
Facciamo finta che i globalisti non si diano per vinti, ma anzi rilancino il loro progetto.
Facciamo finta che il rilancio globalista passi attraverso la parvenza razzista, giustificando la persecuzione razzista a personaggi storici, che tenendo conto dei periodi nei quali hanno vissuto, non hanno la benchè coincidenza con il razzismo.
Ipotizziamo che condannando i personaggi sopra citati si possano abbattere la storia delle culture dove sono nati e cresciuti, non è forse abbattere le culture nazionali a favore del becere globalismo?
Continuiamo pure a fare finta, continuiamo a credere nel politicamente corretto, continuiamo ad avere paura, continuiamo a delegare ad altri le nostre menti, e fra poco anche il nostro corpo.
Continuiamo così…ma fino a che punto possiamo fare finta che….causa, conseguenza o progetto?
Potrebbe essere ora delle decisioni…
È parte della campagna liberal che ha nel NYT la sua testa visibile, credo…
Sì, è vero, ma dissento su due particolari di contorno. Churchill non volle il conflitto (non era neppure Premier) per l’indipendenza della Polonia nel ’39, così come la Gran Bretagna non era entrata in guerra nel 1914 per l’invasione tedesca del Belgio, ma perchè in ambo i casi (a mio avviso sbagliando) aveva identificato nella Germania chi minacciava la sua superiorità in Europa, ergo bisognava scendere in campo, e negli USA chi poteva aiutare a mantenerla, sottovalutando l’URSS. Quindi, il grave errore geopolitico di Churchill:aver fatto del Regno Unito e dell’Impero residuale (perdendolo in pratica) delle Informal Colonies nordamericane. Il razzismo era allora ampiamente diffuso, ma non era odio razziale, piuttosto sufficienza e paternalismo verso chi non si considerava ‘maturo’ per comprendere i valori dell’Occidente civilizzato: era razzista l’americano Wilson, il vincitore morale della WWI, ed un po’ tutti. I giapponesi (che allora sedevano tra i vincitori) si lamentarono, a ragione, perchè alla Conferenza di Versailles del 1919 erano continuamente discriminati. E parliamo di giapponesi (gli Honorary White, con gli ebrei, del Sudafrica dell’Apertheid)….
Apartheid…
Facciamo finta che tutte le sue supposizioni siano reali e che io sia perfettamente d’accordo,ma cosa potrei fare?? Ho una bella casa, finanziariamente sono tranquillo i miei sono tutti sistemati, perché dovrei mettermi in gioco!! I governanti sono stati votati, e quindi continueranno legiferare come meglio credono.Con l’integerrimo super visore Mattarella,che io amo particolarmente,continueranno per molto tempo e nulla cambierà.Credo che si sappia benissimo cosa fare per un doveroso cambiamento, pero’ qui essenzialmente si gioca fare il colto, l’intellettuale,il sapiente fintantoché qualcuno esce allo scoperto con il solo risultato di farsi cancellare..Se..Se la sinistra Sarebbe stata all’opposizione avrebbe costretto al cambiamento da molto,con il loro stile..molto concreto.
L’ideale sarebbe, realisticamente, Draghi al Quirinale e Calenda a Palazzo Chigi.
presidente del CONSIGLIO..Antonio Martino..interni Giorgia Meloni.esteri Bagnai finanze Savona..agricoltura foreste e pesca Salvini.istruzione Franco Freda..difesa Crosetto.giustizia bongiorno.al quirinale RITA PAVONE..
Lo sanno pure le pietre che da sempre nelle cosiddette “democrazie occidentali” a comandare sono le élite formate da una cerchia ristretta di individui. Ma il problema non é questo, semmai che tipo di élite comandano. All’epoca in cui Churchill era vivo, nelle nazioni europee (eccetto Francia e Germania weimariana) comandavano delle élite conservatrici, mentre invece oggi in tutti i nostri paesi comandano delle élite progressiste, moralmente deviate e autorazziste. E probabile che tali élite abbiano affermato il proprio potere dopo il 1945, ma che il loro programma di autodistruzione sia stato applicato negli anni sessanta. D’altronde se così non fosse stato, non avremmo avuto il conciliabolo nella Chiesa di Roma, il Sessantotto e tutti gli altri eventi nefasti del XX secolo.
Questi balordi che sostengono i BLM e imbrattano le statue di Colombo, Churchill, e qui in Italia di Montanelli, sono gli utili idioti di queste élite liberalprogressiste. Qualche giorno fa su Accademia Nuova Italia ho letto un bell’articolo sull’origine dei radicalchic a firma di Pecchioli, in cui spiega che i Black Panther, organizzazione suprematista afro, antesignana dei BLM, furono finanziate dai bianchi radicalchic. É un po’ come se degli ebrei facoltosi finanziassero movimenti neonazisti. Mah.
Dr. Nistri. L’ Anschluss non fu tollerato, ma subito! Già nel 1919 gli austriaci volevano l’annessione alla Germania. Che fu negata dai vincitori. Nella stragrande maggioranza gli austriaci nel 1938 erano a favore dell’ Anschluss (a partire dal Partito Socialista) ed anche prima, quando l’Austria era un nostro ‘protettorato’, Vienna aveva fatto sapere che non avrebbe consentito la presenza di truppe italiane sul suo territorio. Mussolini sbagliò molte cose, ma con l’Austria non poteva farci proprio nulla. Saluti
Werner. Tu insisti con la storia “teleguidata”, aspetto del “complottismo”, ma la realtà è complessa, in gran parte senza padri e senza programmi. Insomma “il naso di Cleopatra”. Pascal si chiese: ‘Se il naso di Cleopatra fosse stato mezzo centimetro più lungo o più corto, la storia avrebbe preso altro corso?’ Se le cose non fossero andate come sono andate, come la storia si sarebbe dipanata con i suoi fattori minimi e fortuiti? Parla con la gente comune ed avvertirai, forse tra tante ingenuità e sciocchezze, quale è il nostro ‘spirito dei tempi’, che non è solo guidato dal NYT, ma dalla somma di tanti sentimenti, letture, film, suggestioni, aspirazioni, che si sommano in modo in gran parte fortuito e certo non lineare… Insomma, se un nero non muore negli USA durante una procedura di arresto, avrebbero imbrattato di rosso la statua di Montanelli a Milano?
Imbrattano Montanelli, Churchill e Cristoforo Colombo,: bravi!!!
Una volta che la ciurma prende il comando di una nave è difficile ricondurla al suo posto… Per fortuna ci sono ancora i Marines dello Zio Sam… Bisognerebbe innanzitutto volerlo, mentre gli sfigati post sessantottini inseguono le sirene del Politicamente Corretto…
In Spagna da circa una settimana non muore ufficialmente nessuno per Covid-19, pur avendo un mese fa lo stesso numero di contagiati, più o meno dell’Italia! Meraviglie dei governi di sinistra, come quello di Madrid. Come le famose foto di Stalin continuamente ritoccate per espungere i compagni caduti in disgrazia… Cosmesi di regime… Non sono miracoli del “politicamente corretto”, certo, ma prodotti del sinistrismo come a Cuba, Venezuela, Cina ecc. Teniamo gli occhi aperti, altrimenti dovremo vederne delle belle, altro che la vernice sul monumento a Montanelli…
“Werner. Tu insisti con la storia “teleguidata”, aspetto del “complottismo”, ma la realtà è complessa, in gran parte senza padri e senza programmi.”: non lo so se è questione di essere complottisti o meno, sono dell’idea che i cambiamenti possono essere spontanei se graduali e minimi, ma quando sono troppo netti e radicali è evidente che esiste una “mano occulta” che li ha pianificati ed attuati. A me sembra di vivere una realtà sempre più orwelliana…
Werner. La “mano occulta” è un classico del complottismo da almeno 250 anni: a meno di tirarmi in ballo ‘I Savi di Sion’ o qualcosa di simile, guarda la realtà e non ascoltare le chiacchiere vacue, o deliranti, di complottisti che si alimentano a vicenda, senza nulla da mangiare, peraltro…