Pio XII 1
Quasi per caso, cercando in rete notizie sull’apertura dell’Archivio (non più) segreto Vaticano, con particolare riferimento agli anni dell’ultimo conflitto mondiale, ho appreso la notizia della morte di Rolf Hochhuth. Ai più giovani il suo nome probabilmente non dirà nulla, ma in realtà egli svolse un ruolo occasionale ma tutt’altro che marginale nel tentativo di delegittimazione della figura di Pio XII avviato negli anni ’60. Un tentativo che non è purtroppo terminato, come dimostrano gli ostacoli frapposti ancora oggi al suo processo di beatificazione. Hochhuth era l’autore di Der Stellvertreter, nella versione italiana Il Vicario, un romanzo e poi un dramma in cui accusava papa Pacelli di indifferenza dinanzi alla persecuzione degli ebrei, se non di complicità con i nazisti.
L’opera fu messa in scena nel 1963 da Erwin Piscator, un regista comunista, fondatore del cosiddetto Teatro proletario; poco gradito negli Stati Uniti, dove si era rifugiato durante la guerra, si era trasferito nonostante le sue idee nella Repubblica federale tedesca. Il libro e soprattutto il dramma fece un enorme scalpore e contribuì ad avallare, in pieno clima conciliare, il contrasto fra il “papa buono” Giovanni XXIII, scomparso proprio quell’anno, e il suo predecessore. Nel 1964 la rappresentazione della pièce fu vietata a Roma, in forza delle norme concordatarie, che tutelavano il carattere sacro dell’Urbe, e il tentativo di metterla in scena in un teatrino di via Belsiana, messo in atto dalla compagnia di Gian Maria Volonté, fu interrotto dalle forze dell’ordine, con pubblico e attori che protestarono cantando “Bella ciao”. In realtà anche il governo tedesco si scusò col Vaticano per la rappresentazione che aveva avuto luogo in Germania, con un gesto che il cancelliere Helmut Kohl avrebbe reiterato negli anno ’80.
In realtà Il Vicario non fu rappresentato nemmeno in Israele: era ancora fresca la gratitudine nei confronti di Pio XII, presso ebrei che avevano conosciuto la tragedia dell’olocausto e non avevano dimenticato il soccorso recato dal Vaticano ai loro correligionari perseguitati. Basti pensare al testo del telegramma inviato da Golda Meir, all’epoca ministro degli Esteri dello Stato d’Israele e in seguito primo ministro, in occasione della morte del pontefice: “Quando il martirio più spaventoso ha colpito il nostro popolo, durante i dieci anni del terrore nazista, la voce del Pontefice si è levata a favore delle vittime: noi piangiamo la perdita di un grande servitore della pace”.
In compenso alcuni intellettuali cattolici, come Mauriac e Carlo Bo, espressero apprezzamento per l’opera. Quest’ultimo, in particolare, firmò la prefazione del romanzo da cui era stato tratto il dramma, edito in Italia da Feltrinelli: una scelta per la quale si sarebbe pentito. Ma ormai il male era stato fatto. Da allora nella memoria collettiva la figura del papa che Hitler avrebbe voluto deportare fu legata alla disputa sui suoi presunti silenzi. E tutto per un dramma prolisso e privo di fondamenti storici, in cui la figura del “buono” la faceva un ufficiale delle SS pentito, che cercava invano di far prendere al pontefice la difesa degli ebrei.
Nazionalista tedesco
Sia Piscator sia Gian Maria Volonté, che fu consigliere regionale del Pci in Lazio e addirittura aiutò Oreste Scalzone a sfuggire alla cattura rifugiandosi in Danimarca, sia ovviamente Feltrinelli erano dichiaratamente comunisti. Non lo era però Hochhuth, il quale può essere semmai etichettato come un nazionalista tedesco, desideroso di “spalmare” su altri le colpe della guerra; e, si potrebbe aggiungere, un grande provocatore, incline a cercare nello scandalo suscitato dalle sue opere quelle qualità artistiche e letterarie di cui la natura non gli era stata prodiga. Non a caso quattro anni dopo, nel 1967, avrebbe messo in scena un dramma, Soldaten, Nekrolog auf Genf, in cui accusava Churchill di essere stato il mandante dell’uccisione del capo del governo polacco in esilio Władysław Sikorski, ufficialmente morto il 4 luglio 1943 in un incidente aereo. Risale a quegli anni la sua amicizia con David Irving, che sarebbe durata anche dopo le condanne per negazionismo dello storico tedesco, da lui difeso tra l’altro in un’intervista al settimanale tedesco “Junge Freiheit“.
Se Hochhuth è stato una figura complessa, l’uso politico che venne fatto della sua opera più nota è evidente; in un articolo pubblicato sulla “National Rewiew” nel 2007 il generale dei servizi segreti romeni poi passato in Occidente Ion Michai Pacepa sostenne che l’“operazione Vicario” rientrava in una strategia volta a screditare il pontefice denominata dal Kgb “Operazione 12” e avallata dallo stesso Kruscev. Non esistono prove sicure, ma non c’è dubbio che l’Unione Sovietica avesse tutto l’interesse a gettare nel fango, in una fase di aperture conciliari, il pontefice che aveva scomunicato il comunismo.
Oltre tutto, non sarebbe stata l’ultima volta che l’Unione Sovietica per colpire un avversario si serviva di uomini di destra, per generare minori sospetti. Un esempio fra tutti: l’attentato contro Giovanni Paolo II, il cui esecutore, com’è noto, proveniva dal gruppo nazionalista turco dei Lupi grigi. In quel caso, papa Wojtyla si salvò. Forse solo una lettura serena dei documenti disponibili negli Archivi Vaticani riuscirà a sanare nella memoria di Pio XII una ferita che non si è ancora rimarginata, e che sono in molti a volere che non si rimargini.
Pio XII 2
Un ulteriore tentativo di gettare fango sulla figura di Pio XII fu compiuto dieci anni dopo, nel 1973, dal giornalista statunitense Robert Katz, che nel suo libro Morte a Roma accusava papa Pacelli di essere stato a conoscenza della rappresaglia decisa dai nazisti dopo la strage di via Rasella e di non essersi adoperato per impedirla. Dal libro venne tratto un film, una pellicola italo-francese prodotta da Carlo Ponti con un cast d’eccezione, in cui spiccavano Richard Burton, nei panni di Kappler, Marcello Mastroianni, che interpretava padre Antonelli e Renzo Montagnani nei panni del questore Caruso. La pellicola, nonostante la sceneggiatura fosse stata seguita dallo stesso Katz, era un misto di accuratezza e di contraddizioni. I soldati del battaglione “Bozen”, altoatesini richiamati, venivano fatti sfilare con l’uniforme delle SS, e nei titoli di testa l’attentato veniva definito “insensato” (il che non impedì all’“Unità” di raccomandarne la visione, tanto era ancora l’interesse a tutto quanto poteva infangare papa Pacelli); vi era persino un colloquio fra Herbert Kappler e il capitano Priebke, che viveva in incognito in America del Sud e della cui esistenza tutti si erano dimenticati. Lo interpretava Brook Williams, doppiato nella versione italiana da Ferruccio Amendola.
La pubblicazione del libro e l’uscita della pellicola ebbero un lungo epilogo giudiziario: Elena Rossignani, nipote di Pio XII, querelò l’autore di Morte a Roma Robert Katz, il regista George Pan Cosmatos e il produttore Carlo Ponti. Il processo, italico more, si strascinò per dieci anni, fra annullamenti e ricorsi, e alla fine le condanne decaddero per intervenuta amnistia. La nipote del Papa avrebbe potuto adire una causa civile, ma preferì non farlo: non le interessavano i soldi, ma la difesa dell’onore dello zio.
Poche balle. Lo sanno tutti che Pio XII è stato infangato in quanto intransigente anticomunista e non è stato fatto Santo, come quasi tutti i suoi successori, solo perchè sgradito a quella parte politica ed agli ebrei di sinistra. Un’autentica porcata dei sovietici che poi avrebbero cercato di far tacere per sempre, nel 1981, Giovanni Paolo II. Ed adesso, dulcis in fundo, hanno messo uno dei loro in Vaticano, al vertice…
Però la vigliaccheria della Chiesa è stata anche grande. Perchè più nessun papa ad assunto il nome Pio, tanto per essere terra-terra? La Chiesa ha preferito abbandonare al ludibrio l’ultimo suo grande servitore e neppure Giovanni Paolo II ha fatto nulla, in sostanza, se non qualche buona parola che significa poco, per riscattarne l’onore. Certo che non sarà don Lasagna a farlo…
Ha assunto, pardon..
Rolf Hochhuth non era comunista, ma nazionalista. D’accordo. Ma nessuno come un idiota nazionalista, di qualsiasi parte, può essere più utile al KGB e successore…