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Barbadillo
Home Sport/identità/passioni

Calcio. Il caso Adebayor: non si fa beneficenza coi soldi degli altri….

by Alemao
30 Aprile 2020
in Sport/identità/passioni
3

L’attaccante Adebayor ha detto che non farà alcuna donazione e che i soldi sono i suoi e ci fa quello che gli pare. Dato che ha detto una verità cristallina, è finito immediatamente nel mirino delle migliaia di anime belle che, intonando i più vieti luoghi comuni del terzo millennio, gli rimproverano uno scarso senso di carità, evidentemente un peccato mortale dal momento che lui – calciatore – sarebbe un privilegiato.

In primo luogo c’è da dire che la beneficenza, se la si fa, è meglio compierla in silenzio. L’insegnamento evangelico dovrebbe valere ancora: “la destra non sappia quello che fa la sinistra”. Dunque, sommessamente, si potrebbe anche dire che regalare a favor di telecamera è non regalare affatto: il ritorno in termini di immagine (dunque di sponsorizzazioni) è altissimo.

In seconda battuta, occorre sottolineare che donare rappresenta una scelta di libertà: liberi di dare, liberi di avere. Se non si è liberi, se non si sente la necessità, la voglia, la gioia del dono allora non c’è regalo e dalla donazione si passa all’estorsione in men che non si dica. Se poi, come pare dal battage web di queste ore, la solidarietà diventa un dovere e la beneficenza obbligatoria, parliamo dunque di una tassa e, perciò, si finisce per passare su un altro piano, lontano le mille miglia (nonostante una certa pubblicistica contemporanea…) dall’etica stessa del dono.

Sul privilegio di essere calciatori ci sarebbe molto da dire. Al di là del fatto che, come si ostinano a ripetere Damiano Tommasi e le associazioni di categoria, il 90% di loro guadagna quanto un operaio specializzato: sempre che le società minori non falliscano prima. E, considerando anche uno di quelli che ce l’ha fatta, come Adebayor, non si capisce perché dovrebbe – quasi fosse un obbligo – condividere con gli altri quello che ha. Abbiamo accettato il calcio moderno, abbiamo accettato il professionismo: facciamolo fino in fondo. Chi gioca lo fa innanzitutto per guadagnare. Non si chiederebbe a una banca di regalare soldi agli indigenti, non lo si può imporre ai calciatori.

Dice: ma è per l’Africa, la sua terra. A parte che un continente non è una Nazione, ma non è certo per colpa dell’ex centravanti del Real Madrid se le cose lì vanno come e peggio che nel resto del mondo. E no, non fatevi irretire dalla retorica che ognuno nel suo piccolo può cambiare il mondo: lo sapete anche voi che è una bugia consolatoria, che potreste differenziare scientificamente ogni rifiuto ma se la società della raccolta poi mischia tutto insieme nello stesso compattatore…

E poi c’è quel solito e frustro argomento: se avessi io i soldi, allora vedresti cosa farei. Già, ma tu i soldi non ce li hai e, dunque, non puoi fare beneficenza col portafogli di Adebayor. Dirai: questo è un inno all’egoismo. No, ti risponderò che è un pernacchio all’invidia.

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Tags: adebayorBarbadillobeneficienzacalciocoronavirus

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Comments 3

  1. guidobono says:
    3 anni ago

    Un santino in meno per gli immigrazionisti ad oltranza…

  2. Werner says:
    3 anni ago

    Certamente nessuno é obbligato a fare beneficienza. Ma all’elemento in questione i soldoni guadagnati in Europa per dare quattro calci ad un pallone, gli hanno fatto male, perché gli hanno fatto dimenticare cos’ era e da dove proviene. Un grande esempio su questo é l’ex centravanti liberiano del Milan, Weah. Purtroppo i club europei, da circa 20 anni commettono l’errore di valorizzare i calciatori africani.

  3. paleolibertario says:
    3 anni ago

    Articolo condivisibile.

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