Ci sono degli Italiani che meritano di essere considerati più Italiani degli altri? Sì.
Sono gli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia. Sono quelli che scelsero di essere infoibati piuttosto che rinunciare e rinnegare la propria nazionalità. Sono quelli che abbandonarono le loro case, i loro averi pur di non rinunciare alla propria identità. A partire dalla seconda guerra mondiale fino ai primi anni del dopoguerra, gli Italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia subirono razzie e soprusi di ogni genere da parte dei partigiani del comunista Tito. Troppi furono massacrati e infoibati.
Tutti gli altri furono costretti a scegliere tra la propria casa e la propria Patria, e scelsero l’Italia. Tra le 13.000 e le 15.000 persone furono massacrate. Tra i 250.000 e i 350.000 Italiani furono costretti a scappare dalle proprie terre d’origine.
“Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già scarsi”. Così scriveva l’Unità, il 30 novembre del 1946.
Per decine e decine di anni l’eccidio delle foibe non è stato citato nei libri di scuola neanche per sbaglio e guai a chi provava ad aprir bocca sull’argomento. Eppure, nonostante la legge 30 marzo 2004 n.92, con la quale si istituiva la giornata del ricordo per i martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata, ancora a distanza di oltre 75 anni c’è chi cerca di nascondere questa verità.
L’omertà in cui le foibe finirono sin dal principio della loro perpetrazione, l’ignoranza costruita che ne deriva sono senza alcun dubbio dovute alle responsabilità oggettive che il PCI e gran parte della “lotta partigiana per la liberazione” hanno avuto nei massacri dei propri connazionali, i quali rischiavano di incrinare i rapporti del partito con la vicina Jugoslava di Tito, tanto che in alcuni documenti il Partito Comunista Italiano era arrivato a sostenere che non si dovesse rinunciare a quella che veniva definita “la tattica delle foibe”, ovvero lo sterminio degli Italiani di quelle terre.
E le cose oggi non sono cambiate, ce lo dimostrano gli attacchi vigliacchi a Simone Cristicchi che ha voluto portare in scena questa verità storica attraverso il suo “Magazzino 18”, e ce lo dimostrano gli atti vandalici ai danni delle sale cinematografiche – pochissime in tutta Italia – che hanno accettato di proiettare lo scorso anno “Red Land”, ce lo dimostra ancora che solo in pochi istituti scolastici i nostri ragazzi sentono parlare di foibe, oppure ce lo dimostra l’ANPI, che lo scorso 29 gennaio a Lecce attaccava la proposta presentata in consiglio comunale con la quale Gioventù Nazionale chiedeva l’intitolazione di una strada a Norma Cossetto, studentessa italiana violentata, torturata e infoibata, proposta che, secondo i partigiani del 2020, sarebbe “deplorevole e mistifica la memoria della guerra di liberazione “.
E mentre ci sarà qualcuno pronto a gettare fango, a minimizzare, a nascondere la pagina più tragica della storia d’Italia, noi saremo in prima linea a fare in modo che la verità non venga più taciuta, che le vittime ricevano degne celebrazioni e che il loro ricordo venga trasferito alle nuove generazioni per restare vivo negli anni.
Consiglieri, assessori e sindaci di Gioventù Nazionale hanno infatti deciso di presentare nei comuni che amministrano una proposta di intitolazione di una strada ai Martiri delle Foibe.
Solo riconoscendo il sacrificio di chi ha amato l’Italia più della sua stessa vita si potrà volgere verso quel sentimento di unità nazionale che eliminerebbe le puntuali tifoserie che ci rendono ancora una Nazione debole dinanzi agli occhi del resto del mondo.
*Per gli amministratori che desiderassero condividere la nostra iniziativa, è possibile inviare una mail all’indirizzo magnete.gn@gmail.com
Ottima iniziativa, bravi!
Grandissimi ragazzi, da lettore accanito di Magnete spero il meglio per voi e per i futuri progetti
Quella sinistra che trattò i profughi istriano-giuliano-dalmati come fossero criminali da perseguitare in tutte le città in cui arrivarono, é la stessa che oggi predica l’accoglienza illimitata da tutta l’Africa. L’iniziativa é certamente lodevole, ma sicuramente molti sindaci di sinistra e l’ANPI si metteranno di traverso.
La mia comunità è ormai da tempo uscita da FDI, troppi personalismi, gestione del potere racchiusa a poche persone, mancanza di crescita sui territori.
Ma ogni volta che leggo delle iniziative o degli approfondimenti di Francesco Di Giuseppe e del suo gruppo sorrido, perchè con quella sua testardaggine e instancabile voglia di fare sarà il pepe al c… per molti fannulloni o raccomandati che hanno la sola fortuna di abitare a Roma o Milano.