In Italia il grande giornalismo di cronaca è durato all’incirca mezzo secolo, dal secondo dopoguerra all’inizio del nuovo millennio, e il quotidiano milanese La Notte è stato forse il giornale che meglio di altri ha saputo interpretare virtù, e soprattutto vizi, di un Paese che stava mutando pelle, tra ricostruzione, boom economico, lotte sociali, terrorismo, riflusso e immersione nell’edonismo reaganiano degli Anni Ottanta, per dirla alla Roberto D’Agostino. S’intitola Ultima edizione il libro fotografico appena pubblicato da Milieu, editore milanese specializzato nel variegato mondo del crimine: biografie di rapinatori, memoir, saggi sulla vecchia «mala». Gli autori – i fotografi Alan Maglio e Luca Matarazzo e il cronista dell’Ansa Salvatore Garzillo – hanno saccheggiato per anni gli archivi del quotidiano milanese, che cessò le pubblicazioni nel 1995, e consultato biblioteche e fondi privati: il risultato è un sorprendente volume di 350 pagine (39 euro) che raccoglie centocinquanta scatti di «nera» usciti su La Notte nell’arco di un trentennio.
«Ultima edizione» è un viaggio per stomaci forti, perché nella cronaca nera di quei tempi le immagini venivano pubblicate senza filtri e con il dichiarato intento di catturare l’attenzione del lettore. Come dice Andrea Bellavita, docente e autore di saggi sul cinema, le foto di cronaca sono «il paradigma del voyeurismo, il piacere morboso di guardare in faccia la morte. Quanto contassero le fotografie nel giornalismo di cronaca degli Anni Sessanta/Settanta/Ottanta, lo racconta Maurizio Donelli, che fu cronista de La Notte, nonché l’ultimo direttore: «Per noi la fotografia era fondamentale, non si poteva tornare in redazione senza una foto. Non ne vado fiero ma una volta ho rubato l’annuario di una scuola elementare per recuperare il ritratto del bambino protagonista della storia che mi avevano assegnato. Il direttore disse che se fossi tornato a mani vuote mi avrebbe licenziato. E non scherzava».
Gli scatti dei fotoreporter de La Notte hanno cristallizzato nel tempo una Milano e un’Italia che non esistono più. E senza volerlo hanno tramandato un pezzo della nostra storia, documentando con l’occhio cinico del professionista vicende di immigrazione, disperazione, solitudine e marginalità. Ma anche l’insorgere del terrorismo, il pozzo nero della tossicodipendenza, la violenza di una criminalità urbana che si è fatta via via più crudele e organizzata. Le centocinquanta foto in bianco e nero ci regalano anche frammenti di un mondo scomparso: l’intimità domestica violentata dal delitto, stanze da letto, mobili del salotto e ninnoli in tinello che raccontano spesso di esistenze umili e sobrie. Che cosa sia stata La Notte lo spiega Stenio Solinas, giornalista e scrittore, che ha lavorato nel quotidiano nei primi Anni Ottanta: «Era una macchina da guerra che viaggiava a un ritmo forsennato. Si entrava in redazione alle sei del mattino, alle sette e mezza si chiudeva la prima edizione e a mezzogiorno la seconda. Poi di solito si cambiava turno, arrivavano altri giornalisti e preparavano l’edizione pomeridiana con i listini della Borsa. Avevamo redazioni locali in ogni provincia lombarda e oltre cento giornalisti, più tantissimi collaboratori. E poi avevamo dei fotografi eccezionali».
E dire che La Notte, fondata nel 1952 su iniziativa dell’industriale Carlo Pesenti, avrebbe dovuto essere poco più di un giornaletto elettorale. Pesenti, schierato su posizioni che oggi definiremmo di centrodestra, pensava a un quotidiano in grado di contrastare a Milano gli organi d’informazione del pomeriggio (Milano Sera, Corriere Lombardo e Corriere d’Informazione) a suo avviso troppo schierati con la sinistra. In vista delle imminenti elezioni Pesenti pensò di affidare il nuovo giornale a una figura non troppo schierata e fuori dai giochi, che si occupasse della «macchina» senza interferire sulle scelte politiche dell’editore. La scelta cadde su Nino Nutrizio, che all’epoca aveva 41 anni ed era un modesto cronista sportivo già redattore del Corriere di Milano (chiuso nel 1950), caposervizio del Corriere Lombardo e in quel momento free-lance ante litteram per mancanza di un posto fisso. Nutrizio accettò e si circondò di una piccola redazione composta da giovani emergenti e alcuni collaudati professionisti.
Il primo numero de La Notte uscì in edicola il 7 dicembre 1952 e fu un flop clamoroso: vendette appena mille copie. Ma ben presto il modello-Nutrizio – notizie di cronaca «sparate» in prima pagina, molto sport, il listino pomeridiano della Borsa, rubriche di cinema e di spettacoli, il «borsino» dei prezzi nei mercati rionali – riuscì ad affermarsi e in pochi mesi sorpassò gli altri giornali pomeridiani, giungendo a vendere, nei momenti di punta, oltre 200 mila copie. Il giornale che avrebbe dovuto restare in vita per pochi mesi ormai camminava sulle proprie gambe, anzi correva. Anche perché Nutrizio, che avrebbe dovuto essere solo un onesto uomo-macchina, si rivelò invece un direttore coi fiocchi. I suoi editoriali politici, scritti con stile semplice e schietto, venivano attesi con impazienza dai lettori, che spesso a metà pomeriggio aspettavano fuori dalle edicole l’arrivo dei furgoni con le copie de La Notte. «Nutrizio è stato tra i più importanti giornalisti italiani e anche un grande innovatore», ricorda Livio Caputo, che nel 1979 gli subentrò nella direzione del quotidiano.
Che NOSTALGIA dei quotidiani del pomeriggio…. La Notte, Stampa Sera, il Corriere Mercantile, l’avvento di internet, con tutte le sue belle cose, ci ha tolto anche un po’ di fascino nel mondo della comunicazione
Prima di Internet la televisione. Quando arrivò Internet i quotidiani del pomeriggio (per la verità non li capivo molto neppure allora…) erano già scomparsi…