La pista belga di Spa Francorchamps (SPA, dal latino salus per aquam) è una delle più belle del mondo, teatro vivo di insegnamenti e memorie. Per altro, come ormai da un po’, questa è la prima gara dopo la lunga pausa estiva. Non che nel mentre la Formula 1 abbia evitato di far parlare di sé: su tutte, la notizia principale aveva riguardato la retrocessione di Gasly in Toro Rosso, con Albon promosso da subito in Red Bull.
Come spesso accade, le lezioni migliori vengono tenute negli atenei più importanti.
Spa, in questo senso, è sicuramente l’università principale del moderno motorsport. Questo è infatti un circuito dove ancora si paga per gli errori commessi. Ne sa qualcosa Hamilton, autore al sabato mattina -curva Fagnes– di un incidente che comporta una dose ulteriore di lavoro sulla sua vettura, mai in grado al pomeriggio di giocarsela per la pole.
Purtroppo però, l’esame più importante si tiene al sabato, dopo le qualifiche: al secondo giro della gara di Formula 2, per evitare la vettura di Giuliano Alesi finita in testacoda, il giovane Anthoine Hubert (campione GP3 del 2018) esce largo al Radillon e va a sbattere contro barriere. L’auto, rimbalzata in pista, viene centrata dal sopraggiungente Juan Manuel Correa. La dinamica agghiacciante dello schianto (per altro non dissimile da quello costato le gambe ad Alex Zanardi nel 2001), sin dal principio non aveva lasciato presagire nulla di buono. Un terzo pilota coinvolto, Marino Sato, è stato invece subito in grado di allontanarsi sulle proprie gambe. Arrivate subito diverse ambulanze e un camion dei pompieri, le operazioni di soccorso sono velocemente iniziate, anche se la situazione era apparsa subito critica. A quel punto, non restava che aspettare. Purtroppo alla sera, con l’arrivo del comunicato FIA, anche le più flebili speranze vengono meno:
“La scena dell’incidente è stata immediatamente raggiunta dal personale medico d’emergenza e i piloti sono stati trasferiti al Centro Medico. In seguito all’incidente Anthoine Hubert è morto alle ore 18:35.
Juan Manuel Correa è in condizioni stabili ed è curato all’Ospedale di Liegi. Ulteriori informazioni verranno diffuse quando saranno disponibili“.
(Al momento Correa è stabile in ospedale, dopo l’operazione per ridurre le fratture alle gambe).
E così, come un macigno, la morte torna ad abbattersi sulle grandi corse, funestando un sabato che era stato splendido, soprattutto per la Ferrari, abile a mettersi davanti sin dal venerdì mattina. Le prove libere infatti vedono i primati di Vettel e di un doppio Leclerc (rispettivamente in 1’44″574; 1’44″123 e 1’44″206). Lo stesso monegasco poi, in qualifica è primo in tutte le manche -in 1’43″587 nel Q1 e 1’42″938 nel Q2- fino a prendersi una meravigliosa pole position. Il 16, fermato all’ultimo tentativo il cronometro sull’1’42″519, rifila qualcosa come 748 millesimi al compagno Vettel, 763 a Hamilton e ben 896 a Bottas. Per Leclerc, alla terza partenza al palo della carriera, quella del 31 agosto è sicuramente la più speciale. Peccato poi che il paddock venga sconvolto dai fatti successivi.
Alla domenica mattina, tra piccole celebrazioni dell’ultimo secondo e minuti di silenzio, si respira un clima veramente irreale. Tanto è vero, che la Gara 2 di F2 viene annullata e più di qualcuno avrebbe fatto lo stesso con l’evento delle 15:00. Le corse rivelano così ancora una volta la loro pericolosità, riaprendo prepotentemente il mai sopito discorso su nuove ed ulteriori misure di sicurezza da adottare.
Ma si sa, quando si abbassano le visiere, anche la tristezza e il dolore per un attimo sembrano assopirsi.
Al via Leclerc mantiene la testa, mentre Hamilton si prende la seconda posizione. Dietro Verstappen parte malissimo e si ritrova testa a testa con Raikkonen con cui, chiuso tra il muretto della prima curva e il finnico, entra in collisione. Il 7 deve subito riparare ai box, mentre al 33 cede la sospensione, ritrovandosi a muro all’Eau Rouge. Vettel intanto è lestissimo e sul rettilineo del Kemmel si riprende la seconda posizione.
La Safety Car, entrata al primo giro per i diversi contatti, ripara in pit lane al termine del giro 4, dopo un prolungamento dovuto al ritiro di Sainz per problemi tecnici. Alla ripartenza, Leclerc scappa subito. Vettel invece, autore di un bloccaggio, deve principalmente controllare un Hamilton non così aggressivo, ma comunque pericoloso. Davanti il 16 fa il ritmo, concedendosi una serie importante di giri veloci. Il primo dei leaders a fermarsi è proprio Vettel al giro 15. Per lui, gomme medie nuove. La primissima parte di gara è caratterizzata dai numerosi duelli a centro gruppo. Duelli, questi, riguardanti Magnussen, Gasly, Giovinazzi e Albon, impegnato nella sua risalita dalla diciassettesima posizione di partenza.
Al giro 19 arriva la standing ovation per Hubert (che portava in gara quel numero): tutti gli spettatori si alzano in piedi, per un momento ad altissima tensione emozionale. Due giri dopo si ferma Leclerc: questi, rientrato in pista, si ritrova alle spalle di Vettel ma pur sempre davanti a Hamilton, dopo la sosta di quest’ultimo alla tornata 22. Il monegasco comincia da subito a spingere, rosicchiando decimi al compagno di squadra.
Proprio all’inizio del giro 27 Leclerc viene lasciato passare da Vettel, riprendendo così la testa della gara. Il tedesco, alle prese con le gomme piuttosto usurate (lo si vede scordare in ogni curva), si lascia riavvicinare anche da Hamilton che gli arriva fino a sette decimi. Il sorpasso tanto atteso si consuma al giro 32, dopo un breve corpo a corpo, all’esterno della curva di Les Combes. Nel frattempo, anche Bottas rompe gli indugi nei confronti del ferrarista. Il duello in realtà non c’è, visto che al termine della tornata 33 Vettel si ferma per la seconda sosta. Per lui, un finale di gara piuttosto anonimo. L’unica consolazione è il punto extra, ottenuto grazie al girò più veloce alla tornata 36, ottenuto in 1’46”409. Gli ultimi giri vivono del duello a distanza tra Leclerc e Hamilton, staccati di sei secondi e mezzo, con l’inglese che solo all’ultimo si getta a capofitto nella rincorsa. Nei duelli delle retrovie, molto bello è quello tra Giovinazzi e Gasly in lotta per la decima e la undicesima posizione. Poco dopo, Albon si prende di forza la settima posizione su Kvyat. Giovinazzi stesso si conferma, prendendosi la nona posizione su Riccardo. Gli ultimi tre giri vivono della rincorsa disperata di Hamilton, arrivato fino a sette decimi all’ultimo giro. Ultimo giro che si segnala pure per l’incredibile ritiro di Norris, fin lì quinto. Incredibile poi è la fine della gara per Giovinazzi che si gira al curvone Puhon e va a muro, buttando via la nona posizione. Forse, la bandiera gialla conseguente da una mano, almeno in parte, al pilota della Ferrari. Alla fine comunque non c’è più tempo per Hamilton: la vittoria va ad un commosso Leclerc, con dedica annessa al caro amico pilota appena dipartito. Dopo le vittorie sfiorate in Bahrein e Austria, arriva finalmente la vittoria per il giovane monegasco. Un vittoria che, va detto, avrà delle importanti conseguenze anche sulle future gerarchie Ferrari. Secondo un Hamilton, bravo a massimizzare una Mercedes non al top. Terzo Bottas. Quarto un Vettel sottotono: la gara del tedesco non deve comunque esser strumentalizzata, visto che la sua strategia è stata resa funzionale, nei fatti, alla gara di Leclerc. Il tedesco, come il più nobile degli scudieri, si sacrifica così alla causa. Quinto un fantastico Albon, che si prende la pozione nel finale su Perez (sesto alla fine), grazie ad un sorpasso con due ruote sull’erba effettuato lungo il Kemmel. Chiudono la zona punti Kvyat, Hulkenberg, Gasly e Stroll che confeziona con Perez un ottimo fine settimana per la Racing Point. Peccato, come detto, per Giovinazzi e Raikkonen.
Insomma, un’altra gara va in archivio; elaborare ulteriori commenti sembra, soprattutto in questo caso, alquanto superfluo. Per gli appassionati e per la Ferrari comincia ora la preparazione per la gara più attesa dell’anno, quella di Monza, con la consapevolezza di poter dire la sua su un’altra pista di motore. Per gli inseguitori, l’auspicio di poter ridurre almeno in parte il gap con le Scuderia di Maranello, tornata nell’evento belga a fare la parte del leone.