Il settimo appuntamento della stagione di F1 2019 prende il via sullo splendido circuito di Montreal, velocissimo tracciato sull’Isola Notre Dame, all’estuario del fiume San Lorenzo. La pista, dedicata a Gilles Villeneuve (indimenticato pilota Ferrari tra la fine degli anni 70 e i primi 80), è la miglior occasione per ricordare l’ex pilota della Ferrari, morto in un incidente a Zolder l’8 maggio del 1982, oltreché a mantenere viva la memoria di Niki Lauda.
La grande novità della vigilia è che qui la Mercedes porta la prima evoluzione della sua power unit: i risultati, soprattutto sul passo gara con le gomme Hard, non mancano sin dal venerdì mattina, dove Hamilton primeggia in 1’12”767. In realtà, a partire dalle FP2, anche la Ferrari sembra volersi prepotentemente inserire nella battaglia per il vertice: lo dimostra con i primi tempi, al venerdì pomeriggio e al sabato mattina –nelle FP3, rispettivamente con Leclerc in 1’12”177 e con Vettel in 1’10”843. C’è da dire anche che degno di nota, in FP2 poi, è il contatto col muro di Hamilton che gli costa la sessione. L’inglese comunque, si candida come favorito per le qualifiche ufficiali.
Le stesse qualifiche si susseguono abbastanza regolarmente: tra le grandi soprese Raikkonen fuori in Q1 (per l’Alfa Sauber un altro fine settimana nerissimo) e il grande incidente di Magnussen a fine Q2, con la conseguente bandiera rossa che costa l’esclusione a Verstappen. L’olandese poi, alla fine partirà nono.
Il Q3 è invece da fuochi artificiali: il ghiaccio lo rompe Gasly ma come al solito è all’ultimo tentativo che saltano le coronarie. Tempo per Leclerc: 1’10”920. Poi, tocca ad Hamilton che abbassa il primo tentativo: è 1’10”446.
Proprio all’ultimo però, con una guida leonina, Vettel si prende la Pole position in 1’10”240. In Ferrari è una gioia incredibile. Per il tedesco, è la prima pole dal funesto GP di Germania dello scorso anno. Quarto un altrettanto straordinario Daniel Ricciardo, davanti a Gasly e Bottas.
A questo punto, non resta che proiettarsi alla domenica.
Il livello di tensione che sulla griglia si respira prima del via è altissimo; forse mai come in questa occasione per il 2019.
Il primo brivido, già durante il giro di formazione: ad Hamilton infatti si attiva il sistema anti stallo e la macchina rischia di spegnersi. Fortunatamente per lui però, questo non avviene, potendo così prendere il via dalla sua seconda casella.
Quando i cinque semafori si spengono i primi cinque mantengono le loto posizioni, mentre Hulkenberg scavalca Bottas per il sesto posto. Nelle retrovie il contatto tra Albon e Giovinazzi costa al primo la rottura dell’ala anteriore, con conseguente pit stop riparatore. I primissimi giri si fanno notare per il bel duello tra Norris e Verstappen per l’ottava e la nona posizione. Purtroppo per il primo, la gara finisce presto per la rottura meccanica della sospensione posteriore destra.
E così, al buon Max non resta che dedicarsi anima e corpo ad una nuova lotta, questa volta con Bottas. Davanti comunque i primi tre hanno un passo regolare, con un sussulto del terzo, Leclerc, con giro più veloce alla tornata diciassette. E’ il giro 25 quando dalla radio sollecitano il leader Vettel di spingere: si capisce dunque che ci si stia avvicinando ad un punto fondamentale, anche perché Hamilton comunica di aver praticamente finito le sue di gomme.
E infatti al 26, Vettel si ferma ai box: per lui pneumatici duri. Due giri dopo è il turno dell’inglese che torna in pista dietro al tedesco della Ferrari. Bottas si ferma al trentesimo e rientra sesto. Tra i primissimi, l’ultimo che cambia gli pneumatici è Leclerc (giro 32) che si ritrova alle spalle di Verstappen, ancora con zero soste. Il monegasco però, dopo pochissimi giri, lo passa e si riprende la terza posizone.
Appena superata la metà gara, si infiamma il duello Ricciardo-Bottas, col primo attacco del finnico pesantemente rintuzzato dal pilota Renault, così come il secondo. In particolare sembra pagare la tattica dell’australiano di difendere la linea interna, proteggendosi con la chicane successiva, anche se alla fine è il pilota Mercedes ad avere la meglio.
Il tutto, mentre Hamilton rosicchia decimi al capofila Vettel, fino ad arrivargli a meno di un secondo: è il giro 43. Comincia da allora un duello su filo dei centesimi di secondo. Al giro 48, ormai sotto pressione da giri, il tedesco sbaglia e arriva lungo alla chicane (curva 3-4) ma riesce miracolosamente a restare davanti, mantenendo deciso la sua linea su Hamilton. I due vengono per questo messi subito sotto investigazione da parte dei commissari.
Intanto, a conclusione di questo concitato giro, si ferma anche Verstappen che risalta in pista dietro alle Renault delle quali si sbarazza in pochissimi giri.
Il tedesco davanti è ammirevole nella sua guida: in difficoltà neanche mai celata con la mescola più dura, il numero 5 la guida sfruttando al massimo la pista e prendendo al limite ogni cordolo del veloce circuito canadese. Questa tattica tutta d’attacco sembra l’unica attuabile per tenere dietro l’inglese della Mercedes.
Al giro 58 il paventato colpo di scena: i commissari comminano cinque secondi di penalità a Vettel per le duplici infrazioni commesse dieci giri prima. A questo punto alla Ferrari non resta che spingere fino all’ultima briciola di potenza per cercare di accumulare un vantaggio di sicurezza.
A tre giri dalla fine Bottas vien fatto rientrare per mettere pneumatici nuove ed andare alla ricerca del punto del miglior giro. Il giro più veloce è ottenuto dal 77 al penultimo giro con 1’ 13”078.
Alla fine, sebbene per primo sotto la bandiera passi Vettel, la vittoria va ad Hamilton. Per la Ferrari anche il terzo gradino del podio, ottenuto con Leclerc. Quarto un Bottas mai davvero in gara, davanti ad un Verstappen in netta rimonta. Sesto e settimo –finalmente una gara solida per la Renault- Ricciardo e Hulkenberg. Altre posizioni a punti per Gasly, l’idolo di casa Stroll con la Racing Point e per Kvyat.
Vittoria dunque per Hamilton, che ancora una volta si dimostra solido e continuo. Forse però, a conti fatti, stavolta un pizzico di fortuna non è mancata. Sulla penalità di Vettel probabilmente si discuterà a lungo. E’ innegabile però che la Ferrari, anche quando sembri che abbia le carte in regola per giocarsela, per un motivo o per l’altro, non è che si aiuti molto. Il più deluso è lo stesso Vettel, apparso cupo ed arrabbiato e addirittura in fuga dalle rituali interviste pre podio. Il tedesco infatti, è tornato a mostrare la tempra e la velocità che ne hanno caratterizzato larghi tratti della carriera. Purtroppo però, anche stavolta non è riuscito a capitalizzare.
Al tedesco comunque, non può non andare un convinto applauso per aver guidato fino all’ultimo al limite, cercando di ottenere dalla vettura molto di più di quello che il mezzo meccanico potesse dare. E forse dietro alla genesi dell’errore del giro 48 c’è anche, se non soprattutto, questo.
In conclusione, senza timor di esser smentiti e sebbene la prossima gara sia tra due settimane in Francia, siamo sicuri che non rimarremo digiuni di F1, visto quanto si protrarranno gli strascichi di questo appuntamento canadese.
Un furto. All’Italia in primo luogo, non a Vettel o alla Germania. Diamo a Hamilton il titolo già ora e non se ne parli più.
Non ha senso per la Ferrari continuare a dar lustro a questo circo infame. L’elettrico e l’ibrido sono poi la negazione del motorismo. Inquina più una nave sola di 100.000 auto diesel…In un mondo di ‘gretini’ gli intelligenti dovrebbero far sentire la loro voce, distruggere terroristicamente le poche auto elettriche già circolanti, non essere tutte pecore belanti al suono dell’idiota e falso politicamente corretto in salsa ecologica…
Guidobono ma vava
Luca. La mia era ovviamente una provocazione…Ma se l’unico che s’interessa di queste cose sa solo dire va va… allora lasciamo perdere…