Andy Ruiz Jr. è indubbiamente l’uomo del momento nel mondo degli sport da combattimento ed in particolare della nobile arte della boxe da quando lo scorso sabato è balzato agli onori della cronaca per aver sconfitto il quotatissimo pluricampione dei pesi massimi Anthony Joshua. Ma ciò che in realtà fa notizia è che un paffuto pugile di oltre centoventi chili spalmati in soli cento ottantotto centimetri di altezza abbia avuto la meglio su di un atleta dal fisico imponente e statuario come l’ex campione inglese.
Ruiz, soprannominato “Destroyer”, è quello che gli americani chiamano in gergo underdog, quello a cui nessuno avrebbe dato nemmeno una chanche di vittoria e che per questo è divenuto l’emblema dell’uomo comune che solo con il duro lavoro e la forza di volontà riesce a mettere in ginocchio il destino. Un vero e proprio Davide XXXL contro un Golia esteta e pieno di se, viziato dalle vittorie e dalla sua bella immagine. Il Golia in questione, Antony Joshua, ha infatti sottovalutato la sostanza dei pugni e l’abilità di incassare i colpi dell’americano di origini messicane, impostando un match con jab telefonati e accettando di scambiare a viso aperto dopo aver spedito al tappeto con un potente destro Ruiz. Un knockdown che anziché annichilire ha risvegliato il sangre caliente nelle vene del Distruttore di casa, che da quel momento in poi carica a testa bassa come un bisonte con combinazioni di ganci e diretti che come macigni mandano a terra più volte un Joshua che, visibilmente stordito, getta la spugna al settimo round.
Si sprecherebbero i paragoni con la saga cinematografica di Rocky Balboa se non fosse che il miracolo è avvenuto davvero in una sera di giugno al Madison Square Garden di New York dove con i pugni al cielo il neo campione dei pesi massimi anziché urlare “Adriana” ha preferito dedicare la vittoria alla madre con un “I love you mum” al tempo stesso tenero e grottesco.
Né sport, né arte. Uno spettacolino alquanto penoso per interpreti grotteschi. I tatuaggi ed il barnum di contorno lo rendono solo più ridicolo e meno credibile…
la rivincita morale e tecnica dell’oro olimpico rubato a cammarelle…
Non seguo più la boxe dai tempi di Tyson, però non mi dispiace che un messicano abbia vinto dopo tutte le cattiverie sputate da Trump contro i messicani in campagna elettorale.
Già, ma quello è americano ormai. L’altro un meticcio di nazionalità britannica. Ma che c’entra Trump, che fa benissimo a resistere all’invasione alluvionale dei messicani?!