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Barbadillo
Home Pallone mon amour

Calcio. Sarà l’estate delle banderuole ma le società cascano (sempre) in piedi

by Alemao
5 Giugno 2019
in Pallone mon amour, Sport/identità/passioni
5

Facciamocene tutti una ragione. Le bandiere, nel calcio, non esistono più. Oggi, che non siamo più antichi, abbiamo il professionismo: abbiamo gli incensamenti a prescindere, l’esaltazione per niente, il culto della personalità ridotta ad acronimo commerciale, che sia CR7, MI9 o WN6.

Perciò, ammainate le bandiere, sorgano festose le banderuole. Antonio Conte, uno che per la Juve si sarebbe fatto fucilare sette volte al giorno, allenerà l’Inter. Tra “gobbi” e “prescritti” è una guerra senza quartiere che il caso del mister salentino rinfocola, gettando l’ennesima benzina sul fuoco che, dal fallo (o presunto tale?) di Mark Iuliano in poi, non s’è mai estinto.

Finisce qui? Manco per idea. Perché Napoli vive coi nervi tesi. Maurizio Sarri, proprio lui, il “comandante”, l’uomo che avrebbe dovuto lanciare l’attacco al Palazzo sarebbe in procinto di costituirsi alle forze bianco(nere)zariste. Immaginate Trotskij che, a un certo punto, si consegna ad Anton Ivanovic Denikin per guidare in battaglia l’armata legittimista. Perché, al netto della metafora sovietica, quello che vive nel calcio il tifoso napoletano è una lotta di liberazione che è (quasi) più politica che sportiva.

Le bandiere, dunque, non faranno più parte del calcio. Ma la cosa più bella sarà ancora un’altra. Perché chi ha creato questo “sistema” in cui il pallone è un’attività economica, un business, farà tesoro dell’irrazionalità dei tifosi per tirare acqua al proprio mulino.

Più chiaro: se Sarri andrà alla Juve, allora De Laurentiis potrà rispolverare la retorica del “traditore” e riverniciare la sua immagine, così come quando ha lautamente ceduto all’odiata Juventus il Pipita Higuain. Se Conte è andato a Milano, per di più in nerazzurro, è un altro tradimento. Chissà se Sarri sarebbe andato via da Napoli se, invece di comprargli rincalzi inutili o piccole e grandi promesse, la società avesse investito sul mercato. Chissà se Conte sarebbe mai andato via da Torino se, invece di invitarlo a fare il soldatino, si fosse dato ascolto alle sue dritte (ancora una volta) in fase di mercato.

Insomma, le società (comunque vada) ci guadagnano. Il loro business è l’irrazionalità dei tifosi di ogni latitudine, che è l’unica ragione che riesce ancora a far vendere un pallone schiattato. Persino a Roma, vedi Daniele De Rossi.

Alemao

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Tags: antonio conteaurelio de laurentiisjuventusmaurizio sarrinapolisarrismo

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Comments 5

  1. Stefano says:
    4 anni ago

    Dove sono ora tutti quegli juventini, compreso frequentatori di queste pagine(riferimento puramente casuale), che fino all’altro ieri dicevano peste e corna di Sarri e lo giudicavano un allenatore inutile e volgare? Ora si che c’è da ridere! Peccato che secondo me non verrà Sarri alla fine, se fosse stato lui il “Prescelto” già starebbe a Torino. In realtà si sta aspettando la sentenza Uefa sul Manchester City perchè il “sogno” Guardiola non è tramontato… Per me comunque Sarri resta un grande, che vada o no alla Juventus, e al De Laurentiis non gli crede più nessuno ormai e se Sarri dovesse vincere anche con la Juve sarà tutta sua la responsabilità visto che fu lui ad allontanare Sarri così come fece con Higuain e tanti altri, per poi fare cosa? Prendere Carletto che è venuto a Napoli più per mangiarsi le mozzarelle e guadagna pure più di Sarri! Però lui gli regge il gioco al Dela, ma per quanto ancora?

  2. Guidobono says:
    4 anni ago

    No, io Sarri alla Juve non lo voglio proprio!!! Ma purtroppo non chiedono il mio parere…. Abbiamo rinunciato all’Assoluto Trascendente e vuoi che rimaniamo adoratori di magliette, colori e buffoni che sputano (anche in panca)? Saluti!!!

  3. paleolibertario says:
    4 anni ago

    In ogni mestiere chi lavora punta giustamente sempre più in alto, economicamente o come prestigio, non si comprende perché nel calcio dovrebbe essere diverso. Sbagliano, semmai, quei giocatori o allenatori che dicono: “io non andrò mai via da qui…”, non dovrebbero insomma giurare fedeltà eterna, perché poi si contraddicono, ma cambiare per il meglio è naturale, ma anche semplicemente cambiare per cambiare, cioè per fare un’esperienza diversa. Per un calciatore il calcio è un lavoro. La cosiddetta “bandiera” si instanzia unicamente nella bandiera vera e propria, non nelle persone. Peraltro trasporre argomentazioni di ordine “cavalleresco” in uno sport è una sciocchezza, proprio per rispetto delle cose serie (le armi, la politica, la guerra, l’onore, ecc., altro che sport…).

  4. Tullio Zolia says:
    4 anni ago

    Concordo con” paleolibertario”.

  5. Guidobono says:
    4 anni ago

    paleolibertario. Concordo.

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