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Libia (di M.Fini). Gheddafi fantasma degli errori italiani in politica estera

by Massimo Fini
2 Maggio 2019
in Esteri
9
Gheddafi
Gheddafi

Mentre la Libia è in pieno caos e il generale tagliagole Khalifa Haftar, armato dal generale altrettanto tagliagole e golpista, l’egiziano Al Sisi, sostenuto a sua volta dagli americani, fa il bello e cattivo tempo seminando centinaia di morti civili, vogliamo ricordare, almeno una volta, almeno di passata, la figura del colonnello Muammar Gheddafi che a sentire le cronache degli ultimi anni sembra non esser nemmeno mai esistito mentre quel Paese lo ha governato per più di quarant’anni?

Muammar Gheddafi nasce nel 1942 in un villaggio poco lontano da Sirte da una modesta famiglia di fede musulmana che appartiene a una ancor più modesta tribù, Quadhadhfa. Studia nella scuola coranica di Sirte, si iscrive all’Accademia militare di Bengasi e, dopo un breve periodo di studio in Gran Bretagna, diventa capitano.

Il colpo di Stato del 1967 contro re Idris, organizzato da una dozzina di alti ufficiali, fra cui c’è Gheddafi, che si ispirano al panarabismo di Nasser, è originato dal fatto che Idris come il suo pittoresco collega Faruk, re dell’Egitto, è un fantoccio nelle mani dei francesi e degli americani. Inoltre di tutto si occupano tranne che dei popoli che dovrebbero governare. Le cronache di quei tempi ricordano Faruk perennemente a Montecarlo a giocare a poker (una volta sparò una cifra enorme, non si sa se in bluff o no, uno dei giocatori andò a vedere, Faruk sostenne che aveva in mano un poker d’assi senza far vedere le carte e al giocatore rispose arrogantemente: “Parola di Re”). Tutti costoro, Idris, qualche anno prima Faruk, più tardi lo Scià di Persia, non avevano capito che il tempo del colonialismo, almeno di quello classico, era finito.

Fra i commilitoni che organizzarono il colpo di Stato contro re Idris emerse subito la figura di Muammar Gheddafi che allora aveva 27 anni. Aveva carisma, era un gran bel ragazzo, cosa che non guasta mai, ma soprattutto era molto più colto dei suoi compagni. Aveva un’ideologia precisa anche se forse un po’ utopica: cercare fra capitalismo e comunismo una ‘terza via’, che non sposasse né l’uno né l’altro, insomma una via socialista che esprimerà compiutamente nel suo ‘Libro Verde’, pubblicato nel 1975, sei anni dopo la rivoluzione. Si è molto ironizzato in Occidente su questo ‘Libro’ scritto personalmente da Gheddafi e non da un suo tirapiedi. Ma se ve lo procurate e lo leggete vi accorgerete che Muammar Gheddafi era tutt’altro che privo di spessore, politico e anche umano.

Il Libro Verde di Gheddafi
Il Libro Verde di Gheddafi

Gheddafi fu un sanguinario? Certamente fu un dittatore, certamente pose gravi limiti alla libertà d’espressione, certamente usò la mano pesante contro gli oppositori facendoli incarcerare e a volte, secondo una relazione di Amnesty International, torturare. Ma questo è niente rispetto a quello che hanno fatto i suoi omologhi contemporanei e i civilissimi e democraticissimi americani a Guantanamo. Forse la più grave responsabilità attribuibile a Gheddafi è l’attentato di Lockerbie dove morirono 270 persone. Gheddafi ha sempre negato la sua responsabilità diretta in quell’attentato che era una risposta al bombardamento a tappeto degli americani nel 1986 in Libia con la precisa intenzione di ucciderlo. Del resto in un paio di altre occasioni gli americani o i francesi, non si sa, tentarono di farlo fuori mentre era in volo nel Mediterraneo e in entrambi i casi fu salvato da Bettino Craxi che lo fece preavvertire dai nostri servizi di intelligence.

Nelson Mandela aspramente criticato dagli americani per una sua visita a Gheddafi dichiarò: “Coloro che ieri erano gli amici dei nostri nemici, ora hanno la sfacciataggine di propormi di non visitare il mio fratello Gheddafi, ci consigliano di mostrarci ingrati e di dimenticare i nostri amici di ieri…Ho tre amici nel mondo, e sono Yasser Arafat, Muammar Gheddafi e Fidel Castro”. Con tutto il rispetto per Amnesty io mi rifiuto di pensare che un uomo del valore e del livello etico di Nelson Mandela fosse amico fraterno di un assassino.

Per anni Gheddafi si rifiutò di consegnare i due libici sospettati di essere gli autori materiali della strage di Lockerbie. Ma nel 1999 cambiò atteggiamento e mise i due a disposizione delle autorità scozzesi (uno fu condannato, l’altro assolto). Da quel momento i rapporti con la comunità internazionale e in particolare con gli Stati Uniti si normalizzarono. La Libia uscì dal novero degli “Stati canaglia” cui era aggregata insieme alla Corea del Nord e al solito Iran, di cui, per quel che mi riguarda, non ho mai capito le colpe. Inoltre nei suoi ultimi anni Gheddafi, che sostanzialmente era un laico, prese decisamente posizione contro il nascente terrorismo islamico, arrivando a porre una taglia sulla testa di Osama bin Laden.

Semmai il giovane Gheddafi aveva avuto pruriti terroristici, gli erano passati. Era un rispettato membro dell’Onu. E nel 2009 fece alle Nazioni Unite un discorso, in termini assolutamente laici, che probabilmente ne decreterà la fine. Mise in discussione l’Onu, il Consiglio di Sicurezza in cui cinque Paesi hanno diritto di veto e “hanno il potere di decidere le sorti di una nazione sovrana a seconda dei loro interessi”, mise sotto accusa le multinazionali farmaceutiche che prima creano i virus e poi i medicinali per combatterlo, chiese un seggio permanente per l’Africa. Ed è solo una parte, del tutto condivisibile, di quel discorso.

Non c’era quindi alcuna legittimità internazionale per aggredire la Libia di Gheddafi nel 2011. E ancor meno c’erano ragioni sostanziali, con un Paese che intratteneva normalissimi rapporti commerciali con tutti gli altri, in particolare l’Italia e la Francia. Ma è stata proprio la Francia, con l’aiuto dei sempre presenti Usa, ad attaccare Gheddafi, e poi a linciarlo nel modo che abbiamo visto, solo per soffiarci il ruolo commerciale privilegiato che avevamo col Paese del Colonnello. Oggi in Libia l’Isis sguazza, tanto che gli scafisti, cui a questo punto, vista la situazione, dovrebbe essere dato un Nobel umanitario, devono pagare una taglia ai guerriglieri di Al Baghdadi per fare i loro sporchi traffici. E quindi quando va in fiamme Notre Dame de Paris non piango lacrime di coccodrillo. Oltretutto mi è sempre sembrata orrenda, lontana da quello slancio verso l’alto del gotico, che è uno slancio spirituale che è sempre mancato ai cartesiani francesi.

@barbadilloit

Massimo Fini

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Tags: al sisiBerlusconiegittoesterigheddafihaftaritalialibriamassimo fini

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Comments 9

  1. Guidobono says:
    4 anni ago

    Comunque Gheddafi era un gran pezzo di mmm ed odiava gli italiani!

  2. Guidobono says:
    4 anni ago

    Era meglio Massimo Fini quando scriveva di erotismo… e di donne!

  3. Guidobono says:
    4 anni ago

    Mandela era un assassino e tra assassini si trovava in ottima compagnia!

  4. Werner says:
    4 anni ago

    @Guidobono
    Penso che nessuno affermi che Gheddafi fosse uno stinco di santo, ma almeno era un laico, cosa necessaria in un paese islamico per evitare le dannose interferenze della religione sulla politica. Era un tiranno, verissimo, era anti-italiano, vero pure, ma almeno dopo essere stato “risarcito” dal nostro governo per i presunti danni coloniali, creò una diga che fermò la pressione migratoria dai paesi subsahariani. Diga che col suo rovesciamento è stata abbattuta.

  5. Guidobono says:
    4 anni ago

    La diga la dovremmo fare noi, affondando natanti e sparando, uccidendo scafisti trafficanti di carne umana, mafiosi di ogni risma e nazionalità ecc. non pagare perchè qualcuno ci faccia il lavoro sporco…Gheddafi era un terrorista assassino alleato di tutti i comunismi planetari.

  6. Guidobono says:
    4 anni ago

    Werner. Gheddafi non si limitò nel 1970 a cacciare gli italiani dallla Libia, cacciò anche i nostri morti dai cimiteri… Una besta immonda, ogni giorno bisogna ringraziare gli déi che sia finito come è finito.

  7. Werner says:
    4 anni ago

    @Guidobono
    Sì lo so, perché per lui gli italiani rappresentavano il periodo coloniale del suo paese. Che poi la colonizzazione italiana in Libia, pur essendo durata appena 31 anni, fu comunque importante perché la ammodernò con le infrastrutture di cui oggi i libici possono usufruire. L’unica cosa fu il non aver scoperto i giacimenti petroliferi. Comunque, considerata la situazione di caos creatasi dopo il rovesciamento e l’uccisione di Gheddafi, che ha dato origine all’emergenza migratoria che ha colpito soprattutto l’Italia, ribadisco che sarebbe stato meglio averlo vivo. Inoltre, come al solito l’Italia è incapace di far politica estera e ha scelto (con il PD al governo) di sostenere Sarraj che è legato ai Fratelli Musulmani, anziché Haftar.

  8. Guidobono says:
    4 anni ago

    I pozzi erano stati scoperti. Ma non avevamo la tecnologia disponibile. Poi la paura che gli inglesi invadessero dall’Egitto la Libia alla prima occasione per fregarcelo!

  9. Guidobono says:
    4 anni ago

    La verità, che costa accettare, ma che Mussolini conosceva, è che le nostre colonie (tutte) erano tali perchè gli altri non le avevano cercate e volute.. Infatti davano grane e costavano più di quanto rendessero. Finchè la Libia rimaneva un cassone di sabbia (bisognoso di opere come la Balbia), andava bene, se il petrolio avesse iniziato a sgorgare sarebbe finita come la Libia di oggi…

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