Pubblichiamo l’editoriale di Alessandro Amorese, editore e direttore di Storia Rivista, periodico di approfondimento revisionista. Per abbonamenti o acquisto della rivista qui (Gli abbonati riceveranno con il volume anche il libro “Il poema dei sansepolcristi di FT Marinetti)
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Abbiamo già scritto che scopo di questa rivista è quella di far sì che eventi e personaggi che hanno segnato la storia non solo del nostro Paese ma anche quella della nostra civiltà, intesa quale insieme delle forme
economiche, sociali, politiche e culturali dei popoli in determinati periodi storici, non cadano nel dimenticatoio. Senza la storia non potremmo conoscere il nostro passato. E chi ignora la storia non ha passato né futuro. Detto ciò, aggiungiamo che la rivista si propone anche di contrastare chi – attraverso i mezzi di comunicazione – vuole piegare la storia a propri fini politici o culturali. E’ sufficiente scorrere le pagine dei libri di testo che circolano nelle scuole e nelle università per rendersi conto che gli avvenimenti che hanno investito il mondo nel XX secolo, caratterizzati da guerre mondiali e civili, sono stati scientemente distorti. Commentando il suo “Il sangue dei vinti”, Giampaolo Pansa, ha detto giustamente “Se la storia la facciamo raccontare solo a chi ha vinto, che storia è?”. Oltre alle false interpretazioni di chi, sponsorizzato dalle Botteghe Oscure, ha occupato cattedre, case editrici e cinematografiche, posti di potere nel mondo artistico e culturale, ci sono anche le omissioni, altrettanto gravi.
Omissioni vergognose, ad esempio, sono state quelle che riguardano le popolazioni giuliano-dalmate. Questa pubblicazione esce nel mese del “Giorno del Ricordo”, istituito solo nel 2004, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia di tutte le vittime delle foibe e degli italiani costretti a lasciare le loro terre. Ebbene foibe ed esodo sono stati ignorati per anni dai vincitori della guerra civile dell’aprile 1945, innanzitutto comunisti ma anche democristiani e socialisti.
Nello scorso numero abbiamo dedicato il dossier al Centenario della Vittoria della Grande Guerra, a nostro parere un anniversario passato troppo in sordina. In questo numero, oltre alla IV puntata della storia del Msi che si sofferma sui fatti di Genova del 1960, anno in cui si è verificata la svolta a sinistra, abbiamo incentrato la nostra attenzione su un Centenario, quello del 23 marzo 1919, quando è stata posta la prima pietra dell’edificazione del fascismo. Infatti nel salone del circolo dell’Alleanza industriale e commerciale in piazza San Sepolcro a Milano, si tenne un’ “adunata” di fascisti a cui parteciparono futuristi, nazionalisti, arditi, sindacalisti ed ex socialisti. Abbiamo dato giusto rilievo a questo fondamentale incontro, perché costituì di fatto il primo congresso dei Fasci di Combattimento.
Il programma steso da Mussolini e dal sindacalista rivoluzionario Michele Bianchi riprese le tendenze rivoluzionarie e produttivistiche del Popolo d’Italia. Il termine rivoluzione era inteso alla stregua di un rinnovamento delle strutture produttive all’interno del rafforzamento della Nazione. Il programma, inoltre, prevedeva sul piano istituzionale la rivendicazione della repubblica. Tra coloro che aderirono nel 1919 al fascismo figura anche Araldo di Crollalanza che abbiamo ricordato all’interno nella “Galleria dei Giganti del Msi”. Retorica, nostalgia, demagogia la nostra, quando parliamo anche di fascismo? No, solo lo sforzo di ristabilire la verità dei fatti, la verità della storia.