Se n’è andato un mito degli anni ’90. Un’intera generazione, specialmente di ragazze, ha sognato di sfiorare le sue labbra. E proprio quando s’era iniziato a parlare di un clamoroso remake del mitico Beverly Hills 90210, un ictus ha stroncato il suo volto forse più famoso.
Luke Perry, che nella serie impersonò l’affascinante ribelle Dylan, è morto a soli 52 anni. Tmz, il colosso americano dell’informazione sullo showbiz, ha battuto la notizia giusto in tempo per farsi riprendere dai media di mezzo mondo e per lasciare in lacrime una generazione che di lui, e di quella adolescenza, sente una profondissima nostalgia.
Perry, come il suo personaggio ispirato a James Dean, davvero veniva dal mondo popolare, figlio di un’operaio e di una casalinga. Il bel tenebroso che affascinò la protagonista Brenda, fece lo stesso con migliaia e migliaia di ragazzine che lo seguivano da tutto il mondo. Anche in Italia, forse soprattutto in Italia dove la sua fama gli valse la “chiamata” di Neri Parenti per “Vacanze di Natale ‘95” dove interpretò se stesso in un cameo insieme all’adorante, e allora ragazzina, Cristiana Capotondi.
Aveva già deciso di non prendere parte alla nuova serie ispirata a quella che fece epoca negli anni ’90. Quello spinoff non avrebbe fatto per lui anche se al personaggio, a quell’etichetta così importante eppure così ingombrante, ha giurato che sarebbe rimasto legato per sempre.
Nei giorni scorsi, precisamente mercoledì, Perry era stato colpito da un malore per il quale era stato ricoverato d’urgenza al Saint Joseph Hospital di Burbank in California. Ma non s’è più ripreso e questa sera il suo cuore ha smesso di battere.
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Beverly Hills 90210, una di quelle serie tv spazzatura Made in USA, che assieme a tante altre venute dopo, ha avuto il merito di plagiare le menti di numerosi adolescenti italiani ed europei, che sono quello che noi tutti vediamo: edonismo e nichilismo a go-go.
Manco davanti alla morte vi fermate…
@Libero
Non è un attacco al povero attore deceduto – quello alla fine faceva il suo lavoro ed era pagato – ma una constatazione su ciò che il telefilm in questione ed altri dello stesso genere, hanno rappresentato, un formidabile strumento di indottrinamento delle deboli menti dei ragazzini. Eviti perciò di scrivere sciocchezze.
chi scrive sciocchezze qua non sono io,
voi siete completamente pazzi. Pure Beverly Hills uno strumento in mano alle lobby che tramano nell’ombra per sviare i bambini? Da che? Da cosa? Perché? Con quale fine? Di che non ti piace e basta ma fare il complotto su Beverly Hills è una sciocchezza sesquipedale diquesto passo se non ci sei già arrivato si giunge alla terra piatta. Tornate sulla terra, se potete.
Libero non è un fatto di complotti o chissà cosa, è semplicemente constatare come la propaganda dell’american way of life attraverso accurate “strategie culturali” abbia influito sulla massa, sia occidentale che non… Poi di questo Luke Perry in particolare,con tutto il rispetto possibile ma alla fine chissene… io fortunatamente non ho visto nemmeno una puntata di questa robaccia d’oltreoceano, quindi la cosa in se non mi interessa molto, ma quello che ha detto Werner vale un pò per tutta la pseudo-cultura occidentale e soprattutto d’oltreoceano, dispositivi della “societè du spectacle”, e chi non si è mai fermato nemmeno davanti le tragedie è sempre stato proprio il dispositivo mass-mediatico, come dicono loro “the show must go on!”… Oggi in realtà è morto suicida anche un cantante di una nota band inglese degli anni 90, c’è un bell’articolo sul Primato Nazionale a riguardo, almeno loro nella musica qualcosa di innovativo lo hanno fatto…
Avevo 17 anni quando andò in onda Beverly Hills, erano soprattutto le ragazzine della mia generazione che lo seguivano io ero ancora legato a serie come Supercar, Ateam, Magnum PI. Tuttavia sono dispiaciuto per l’attore.
Stefano, è tutto sballato. Se il problema è che Beverly Hills ha diffuso “nichilismo edonismo” (che poi sono il prezzemolo in ogni minestra destrorsa da qualche tempo a questa parte), i prodigy che erano? Satanisti? Non fanno parte anche loro della kultura occidentale?
Ragazzi, mi duole ammetterlo: ma certe volte è meglio dire che una cosa piace o non piace anziché giustificarsi dietro non meglio identificate e ballerine postcostruzioni ideologiche che, ovvio, non possono reggere. Non date ragione a Felice che, questo ammetterlo mi costa ancora di più, ha ragione quando dice che comportandovi così siete degli imitatori dei comunisti.
Alla fine perfino Romano Mussolini suonava il jazz e Topolino veniva letto anche dai figli di Mussolini. Non ci piaceva Beverly Hills? Pazienza, anche per me era una serie spazzatura, ma di fronte alla morte il Metus Reverentialis non dovrebbe mai venire meno (esiste il telecomando alla fine non vi pare?).
Libero ma infatti la mia era una provocazione, per me che si chiami Luke Perry o Keith Flint interessa poco, sono la stessa cosa, il fatto è che questo lassismo su l’inquinamento culturale mi sa tanto di qualunquismo superficiale, in realtà tutto contribuisce alla decadenza anche queste cose, anzi soprattutto queste che ne sono il veicolo di massa, Evola ci ha scritto pagine e pagine sulla cultura americana e la sua influenza nefasta, e non solo lui ne ha parlato… Poi si dice che si può cambiar canale… ne siete sicuri? Perchè in realtà è solo la libertà di scegliere fra un marchio e un altro, una vera alternativa non esiste, quindi non mi si dica che basta “cambiare canale” perchè è solo un diversivo, e comunque il dispositivo mediatico è una cosa molto più totalizzante di una semplice serie tv degli anni 90… Poi anch’io ascolto anche musica americana, vedo anche film americani etc quindi non è che parlo da chissà quale oasi di purezza intellettuale, semplicemente questa è una battaglia che fa tutt’uno col discorso dell’identità, col discorso della lingua italiana storpiata dagli inglesismi, col discorso del costume globalizzato, insomma con tutto ciò che i “padroni del discorso” usano come strumento per renderci gli unici schiavi della storia ad amare le proprie catene, con tutto quello che già Pasolini denunciava come società dei consumi che ha portato alla “mutazione antropologica” degli italiani, questo è il punto vero…
P.S. Posso consigliare anche di dare una letta all’agile saggio scritto da G.Locchi e De Benoist intitolato “Il male americano”, che spiega bene certe dinamiche…
Vorrei leggere che pensi di John Wayne e Clint Eastwood. A rigore, dovrebbero essere il male assoluto loro e il western. E comunque sì, esiste il telecomando. E comunque sì, se non ti piace la televisione la spegni. E comunque sì, se non ti piacciono i libri non li compri e non li leggi. E comunque sì, imporre agli altri la propria visione del mondo è da comunisti. E comunque sì, è tutta colpa di Brenda.
John Wayne infatti non mi è mai piaciuto, Clint mi piace molto da regista, da attore non era niente di che ma il nostro Sergio Leone gli ha sempre cucito ottime parti, il western lo preferisco all’italiana capace anche di rovesciare certi clichè d’oltreoceano… La televisione la accendo poco o niente, i libri me li sono sempre scelti e sono una parte fondamentale per la formazione, ma poi è l’esperienza che conta perchè “Tutti i libri che non si fondano sulla Tradizione sono usciti dalla mano dell’uomo e periranno: questa loro origine dimostra che sono inutili e menzogneri”, infine la mia visione del mondo non mi interessa imporla a nessuno figurati, anche perchè certi principi non possono essere oggetto di discussione, o sono o non sono, ognuno si può conformare o meno secondo il proprio grado di comprensione, come diceva Lao Tze:” l’uomo che ha la Virtù non discute, l’uomo che discute non ha la Virtù”… Cordiali saluti Libero.
Non so se Stefano è d’accordo con me, ma guardandomi attorno mi sembra che la realtà che viviamo sia una trasposizione di ciò che viene trasmesso in televisione piuttosto che il contrario. La televisione si è dimostrata un potente mezzo di manipolazione delle masse.
@Libero e @Stefano più che John Wayne vorrei ricordare in questo contesto John Ford che Repubblicano, Conservatore e Cattolico fu l’unico regista di Hollywood a difendere a difendere il regista Sienkiewicz accusato dalla commissione per le attività antiamericane di essere comunista in un periodo in cui si rischiava di farsi terra bruciata, fu il primo regista in assoluto che nei suoi film prese coscienza di come erano stati trattati i nativi americani (vedi la Trilogia della Cavalleria, Sentieri Selvaggi, Cavalcarono Insieme o Il Grande Sentiero) e anche il primo regista in assoluto che da la parte di protagonista a un negro ne “I dannati e gli eroi”, lo stesso Clint Eastwood in film come Gunny, Gran Torino o il recente The Mule riesce a rimanere se stesso senza scendere nel Politicamente Corretto, si tratta solo di saper leggere nei film.
“Certi principi….ognuno si può conformare o meno secondo il proprio grado di comprensione”. Poi il ritiro in disordine dal confronto.
Ecco.Tanto mi basta a confermare, non conformare, il mio pensiero. Leggete Malaparte. Baci e abbracci a te, kompagno!
@Giovanni scrivo sperando di essere smentito. Ma è tempo perso. Se confondono Beverly Hills con il Grande Fratello orwelliano credo che ci sia un problema. Avessero almeno parlato delle serie tv che fa oggi Netflix che sono dichiaratamente schierate, avrebbero avuto pure ragione. Ma fanno troppa confusione.
@Libero il danno lo fece il MSI alla sua fondazione dichiarando di non voler rinnegare e nello stesso tempo di non voler restaurare creando una situazione di conflitto all’interno. Nello stesso tempo in cui dichiarava di voler mantenere il legame con il passato si prendevano le parti di Israele quando il fascismo era sionista, si sosteneva una guerra indifendibile come quella del Vietnam con l’abbaglio di Rauti che cercava di rivedere nei veterani americani i continuatori della tradizione fiumana. Tutto questo ha creato una situazione schizofrenica che è culminata con la visita di Fini allo Yad Vashem e recentemente con l’invito di Steve Bannon che io ritengo una faccia della stessa medaglia. Sul discorso delle serie televisive americane io salvo solo quelle prodotte da Bellisario e Stephen J. Cannell