Europarlamentare già da qualche anno, Carlo Fidanza è uno di quelli che, come si diceva un tempo, “si è sporcato le mani con la colla” prima di arrivare in Parlamento, a Bruxelles. Porta sul petto le medagliette di una lunga militanza giovanile ed è, oggi, uno dei volti nuovi e spendibili di Fratelli d’Italia. A Milano, durante la prima della due-giorni “Tricolore”, ha raccontato a Barbadillo quali sono i piani della destra del futuro ed ha lanciato un avviso ai naviganti: “Attenzione – dice – alla prima foto di gruppo”.
Onorevole Fidanza, il risultato delle amministrative è stato disastroso. Come può ripartire la destra italiana?
Si riparte da Fratelli d’Italia che nel giro di pochi mesi ha registrato risultati positivi. Siamo consapevoli di aver intrapreso percorso difficile, ma non vogliamo fermarci qui: questo vuole essere un primo mattone per un’aggregazione più ampia che possa dare una risposta all’elettorato di destra adesso smarrito.
Un’aggregazione ampia che coinvolga, anche, chi non ha fatto parte della destra in passato?
Non bisogna partire dal casting di personaggi ricchi, belli e telegenici, ma dal territorio. Il territorio ci dice che il centrodestra (e il Pdl in particolare) è in affanno perché la classe dirigente locale non è in grado di trasmettere quella forza propulsiva che viene trasmessa, invece, quando in campo c’è Berlusconi. Eppure, ci sono tanti bravi dirigenti, sindaci e amministratori che rappresentano il centrodestra tutti i giorni confrontandosi con la gente. Noi ci rivolgiamo a questi perché il Pdl li ha scarsamente valorizzati.
Tra loro c’è Giuseppe Scopelliti che, invece, continua a ritenere il Pdl l’unico partito in grado di raccogliere la destra.
Tutti noi abbiamo creduto in maniera sincera nel percorso unitario del centrodestra e ci siamo impegnati per costruirlo. Abbiamo aderito a questo percorso con convinzione, ma oggi bisogna prendere atto del fatto che la presenza politica all’interno del Pdl di chi viene dalla destra è sostanzialmente stata vittima di un’uccisione premeditata; annientata sia in termini di presenza culturale che politica. Questo perché il Pdl ha rinunciato ad ogni percorso di rinnovamento.
Nel cantiere messo a disposizione da Fratelli d’Italia non ci sarà spazio per gli ex colonnelli di An. Perché?
Voler ricomporre la destra non significa dover ricollocare tutti gli uomini della destra. Sono due concetti molto diversi che qualcuno tende a confondere perché ha perso diversi treni e pensa di poter tornare in pista. Se queste persone sono sincere e credono che la priorità sia dare una casa a delle idee, prima che a delle persone, possono mettersi a disposizione accettando di stare un passo indietro senza voler necessariamente partecipare alla prima foto di gruppo. Se noi sbagliamo la foto di gruppo di Fratelli d’Italia 2.0, cioè il passo successivo a FdI, noi ci condanniamo davvero alla marginalizzazione definitiva. Se riportiamo indietro le lancette di vent’anni perdiamo la fiducia degli elettori coraggiosi che ci hanno scelto.
C’è chi sostiene che FdI 2.0 debba essere più liberale in economia e conservatore nei valori. Pensa che sia questa la ricetta giusta?
Non sono d’accordo con questa idea. Questo passaggio lo abbiamo già fatto e non sarebbe una grande novità: in campagna elettorale abbiamo sostenuto delle argomentazioni liberali in economia e sui valori non credo che sia una grande svolta affermare valori che sono nella tradizione della destra politica italiana. Bisogna restituire credibilità alla politica fatta sul territorio con facce pulite, oneste, credibili e trasparenti che abbiano voglia di cambiare e voglia di superare gli slogan. Adesso lo sloganismo prevale, ma noi abbiamo provato a parlare di contenuti, anche se questa è la strada più difficile.
FdI 2.0 può essere capofila per una nuova destra europea?
Le destre europee fanno fatica a dialogare fra loro, anche il PPE spesso paga queste contraddizioni. Bisogna partire dai contenuti. Noi vogliamo ragionare con chi è su questi contenuti: vale per l’Italia e vale, anche, per l’Europa.
@mchicco