E’ un colpo durissimo quello inflitto in Giappone dalla Mercedes.
La doppietta delle “Frecce d’Argento”, costituisce infatti un passo importante verso la conferma mondiale, dopo un fine settimana completamente dominato. La Ferrari, mai davvero in corsa, deve alla fine subire addirittura lo scotto di ritrovarsi dietro le Red Bull, incapace di porre termine a quella tendenza negativa che ormai accompagna la Scuderia di Maranello dalla gara di Monza.
Decisioni strategiche errate e l’ormai classica foga -sebbene in questo caso minimamente giustificata- di un Vettel sempre a rincorrere, pongono le Rosse con le spalle al muro. Definitivamente distrutto è quel magnifico castello di carte edificato fin dalla prima gara di Melbourne.
Lo spettacolare e probante circuito giapponese mette invece ancora una volta in luce l’estro di Lewis Hamilton: l’inglese, la cui forza adesso è soprattutto mentale, primeggia in tutte le sessione, dal venerdì (1’28″691, 1’28″217, 1’29″599 i tre primi tempi delle libere ) alla domenica. Tralasciando il Gran Premio, il 44 riesce sempre a dare il meglio di sé nella decisiva qualifica, specialmente se l’asfalto è umido. Ancora una volta, in condizione di pista imperfetta, la gestione degli pneumatici slick, il mezzo perfettamente bilanciato e le abilità di guida reificano la pole position: nello specifico la numero ottanta. E’ in questo senso un record sempre più assoluto
L’1’27″760 serve non solo a lasciarsi alle spalle Bottas di oltre due decimi ma a mortificare i rivali più diretti, con Verstappen ad un secondo e tre decimi di ritardo e Raikkonen ad uno e otto.
Sulla Ferrari ci sarebbe da dedicare un capitolo a parte, causa l’azzardo tragi-comico di uscire con gomme intermedie quando la pista è inizialmente del tutto asciutta. Vettel è così soltanto nono, poi ottavo per la penalità di Ocon, non rispettoso dei limiti in regimi della bandiera rossa esposta dopo l’incidente di Ericsson. Addirittura quindicesimo Ricciardo, che non disputa nemmeno il Q2 a causa di un calo di potenza del motore.
L’australiano, grazie alla solita grinta e alla tattica di gara azzeccata (primo stint con le Soft e secondo con le medie, medesima strategia Mercedes), saprà poi rifarsi alla domenica, terminando quarto.
Quando si spengono le luci, con le Mercedes subito a condurre, è Vettel il protagonista: il tedesco guadagna due posizioni al via, passa Grosjean alla Curva del Cucchiaio e all’inizio del secondo giro (nello stesso frangente in cui qualche secondo avviene il contatto Leclerc-Magnussen, che rovina la gara di entrambi e che necessita dal giro 4 al 7 dell’ingresso della Vettura di Sicurezza per far rimuovere i detriti) è già quarto, in scia a Verstappen.
In realtà, sull’olandese pende una penalità di 5”, a causa di una scorrettezza verso Raikkonen al termine del primo giro: il 33, arrivato lungo alla chicane per resistere al finlandese, nel tornare in pista lo chiude brutalmente, danneggiando anche la Ferrari numero 7.
Vettel avvisato di questo potrebbe aspettare per compiere il sorpasso, se non altro il rettilineo dei box. Invece, ci prova subito. La curva è quella del Cucchiaio, una velocissima e lunga sinistra. Lo spiraglio non c’è o forse Vettel dal suo abitacolo vede una possibilità che noi dai televisori non possiamo constatare: ci prova.
Verstappen, già non un tenerone di suo, fa semplicemente la curva. Il contatto è inevitabile. Sebbene entrambi proseguano, i danni del tedesco gli compromettono il bilancio della vettura.
Al giro 9 Magnussen si ritira.
Dietro intanto, mentre le Mercedes fanno l’andatura, con Verstappen terzo e Raikkonen costantemente in difficoltà, si fa largo Ricciardo che al giro 13, dopo aver passato Gasly, è già sesto. Vettel nel mentre arranca, prova a risalire ma alla fine si fermerà solo al sesto posto ad oltre un minuto dalla vetta. Autore di qualche buon sorpasso, alla fine ottiene la gioia “eufemistica” del giro più veloce in 1’32″318 , segnato all’ultima tornata e strappato ad Hamilton. Per Raikkonen invece, un altro fine settimana anonimo: finito al centro di una spirale cui volentieri avrebbe fatto a meno, il finlandese è costretto al traguardo anche dietro Ricciardo, dopo aver condotto gli ultimi dieci giri in evidente modalità risparmio e con una vettura lenta e sbilanciata. La gara vive a suo modo di episodi: i duelli non mancano, soprattutto quelli che vedono coinvolte Sauber, Force India e Grosjean. In particolare i due alfieri della “squadra rosa”, massimizzando una condotta di gara aggressiva, portano altri punti in cascina.
Hamilton legittima la prima posizione anche dopo la sosta, non venendo mai neanche impensierito.
Più fatica fa invece Bottas: vistosi arrivare Verstappen fino a soli sette decimi di distacco, il finlandese deve spremere tutto il proprio mezzo per portare a casa la doppietta.
Dominio Mercedes dunque, sul terzo gradino del podio Verstappen. Quarto è Ricciardo. Seguono Raikkonen e Vettel. A punti anche Perez, Grosjean, Ocon e Sainz. Ritiri per Hulkenberg e Leclerc, quest’ultimo apparso a tratti in difficoltà sulla pista giapponese di proprietà della Honda, pista tra l’altro unica nel suo genere per la conformazione a “otto”. Prossimo appuntamento, tra due settimane al “Cota” di Austin, per una gara che potrebbe già esser decisiva nell’assegnazione degli iridi.