Del Gran Premio di Russia 2018 si parlerà a lungo. L’evento infatti, può essere inserito in una lista assai esclusiva, là dove già figurano Malesia 1999, Austria 2001-2002, Germania 2010 e perché no, anche Brasile 1981, Francia 1982 e Malesia 2013. Qual è il minimo comun denominatore su cui questa lista è costruita?
Gli ordini di scuderia, rispettati o meno che siano stati.
La vittoria di Hamilton a Sochi, su una pista anonima costruita sulle sponde del Mar Nero, si materializza al giro 25, quando al tornantino il leader Bottas, poleman e fin lì impeccabile, gli cede la prima posizione.
Sull’episodio stanno nascendo, soprattutto in ambito nazionalpopolare (là dove non sempre via sia il supporto di una forte memoria storica), plurime scuole di pensiero.
L’aggettivo più gettonato per il finlandese n. 77 è quello di “maggiordomo”. Gridano infatti allo scandalo le migliaia di ferraristi indignati dai giochini in casa Mercedes. A corroborare l’astio, sono soprattutto le “sporche” tattiche delle Frecce d’Argento che vengono viste, Monza in primis, come un insulto allo sport; il tutto, legittimato dal più classico “fine giustifica i mezzi” machiavellico.
C’è poi chi giustifica tutto questo, ricordando in termini altisonanti come queste azioni siano il sale di questo sport e di come la Ferrari in passato ne avesse persino abusato –si ricordi in tal senso la coppia Schumacher/ Barrichello-.
A conti fatti però, sebbene gli ordini non siano vietati e da sempre se ne sia usufruito, c’è comunque modo e modo di effettuarli e in Mercedes, soprattutto quest’anno, si è dimostrato quanto ancora questa tattica sia da affinare.
Ciò che davvero si può imputare al muretto Mercedes e a Wolff in primis, è l’ipocrisia nei confronti di Bottas.
Se infatti il Todt della Ferrari dei tempi d’oro era assolutamente schietto e chiaro con Barricchello, è evidente che lo stesso non avvenga con il finlandese. Tanto è vero che ancora a pochissime tornate dalla fine, Bottas chiede se davvero le posizione fossero congelate, sperando inconsciamente che il primato potesse essere a lui nuovamente ceduto.
La vigilia del Gran Premio è caratterizzata dall’annuncio fatto dalla Sauber che ingaggia Antonio Giovinazzi per il 2019. L’Italia tornerà ad avere un suo esponente in pianta stabile per la prima volta dal 2011.
Per altro, a riprova del fatto che la Mercedes potesse fare a meno degli ordini, sono le prove libere. Escludendo infatti le FP1 primeggiate da Vettel (in 1’34″488), le altre due sessioni vedono Hamilton primo, rispettivamente in 1’33″385 e 1’33″067. Lo stesso sabato poi, vede un’egemonia teutonica nelle qualifiche. Complice anche un brutto errore nell’ultimo giro del 44, Bottas si prende la pole con 1’31″387, segnando anche il record del circuito. Seconda fila per Vettel e Raikkonen. Le Red Bull invece, condizionate dalle penalità, vedono i loro alfieri Ricciardo e Verstappen, solo in diciottesima e diciannovesima posizione.
L’olandese, che proprio oggi festeggiava il ventunesimo compleanno, è autore di una grandissima rimonta che lo porta, dopo una straordinaria sezione centrale di gara, al quinto posto finale.
Al via comunque Bottas mantiene la prima posizione, mentre Hamilton si deve difendere da Vettel, riuscendoci per altro, non senza qualche piccolo affanno. Le primissime tornate sono caratterizzate dai bellissimi duelli che coinvolgono Leclerc e Ocon, con il monegasco che si instaura subito al sesto posto. Dietro intanto Verstappen si fa largo di forza, raggiungendo la zona punti già al terzo giro. Tra il giro 9 e il giro 14, avvengono le fermate ai box. I battistrada, partiti tutti con le UltraSoft, montano le Soft per una strategia praticamente obbligata ad una sosta. Bottas si ferma al giro 13, Vettel al 14 ed Hamilton al 15.
Il tedesco riesce addirittura a saltare davanti all’inglese, con il quale ingaggia un bel duello che dura per oltre un giro. Hamilton infatti, prima prova ad attaccarlo alla curva 2 ma l’attacco è rintuzzato, per poi passarlo di forza alla curva 4, tornando alle spalle di Bottas che intanto sta costruendo una gara molto solida. Al giro 19 intanto si ferma Raikkonen.
La gara intanto vede una sorta di elastico tra Bottas ed Hamilton, con Verstappen primo. L’olandese, partito con le gomme più dure, in questo caso le Soft, si ferma soltanto al giro 44, rientrando in una comoda quinta posizione.
La corsa vive comunque il suo momento topico al giro 25, con l’episodio già citato in apertura.
Le dichiarazioni di Wolff , nel dopo gara, non servono per mettere a posto le cose. La sensazione è che in Mercedes non sempre si riesca a fare le cose più delicate, sebben necessarie, nel modo migliore.
“Prendere una decisione del genere sull’episodio Bottas-Hamilton è sempre difficile. Ne abbiamo parlato stamattina in una riunione e l’idea era di tenere in testa Bottas. Ha cambiato tutto l’errore della squadra, quando abbiamo fatto uscire Lewis dietro a Seb dopo la sosta. Lì Hamilton ha avuto blistering e quindi abbiamo preso la decisione di cambiare le posizioni per proteggere la gara di Lewis. Abbiamo preferito prendere le critiche, ma salvare la posizione di Lewis. La partenza? L’avevamo preparata così, siamo stato bravi. Far ripassare Valtteri all’ultimo giro? Ci ho pensato, come a Budapest un anno fa. Oggi però la differenza era di sette punti e se non avessimo tenuto Lewis davanti saremmo stati presi per stupidi”.
Queste le parole del Team Principal Mercedes.
In realtà poi, pochi altri sono le azioni post giro 25 da ricordare. Vanno citate in questo senso, il duello in casa Force India alla soglia del giro 40, con Ocon che si prende il nono posto su Perez e il tentativo finale di Verstappen che, invano, tenta di riprendere Raikkonen. Sarebbe stato un gioiello ulteriore.
Vittoria dunque per Hamilton, per altro assai poco gioioso sul podio, davanti a Bottas e ad un Vettel apparso quasi rassegnato ormai. Punti per Raikkonen, Verstappen, Ricciardo, un grande Leclerc, Magnussen, Ocon e Perez.
I commenti sicuramente si sprecheranno. Ad ogni modo, gli sviluppi futuri si potranno già avere la settimana prossima, con la F1 impegnata sulla pista di Suzuka per il Gran Premio del Giappone.