• Home
  • Il Clan
  • Privacy Policy
  • Contatti
mercoledì 10 Agosto 2022
No Result
View All Result
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Barbadillo
Home Sport/identità/passioni

Russia2018. Gli orfani dell’Italia? Possono tifare per il Giappone di Mishima e Holly&Benji

by Kazuyoshi Miura
11 Giugno 2018
in Sport/identità/passioni
0
La Nazionale giapponese con Holly e Benji

Un mondiale senza Italia è come un cielo senza le stelle, per essere banali, o come un pub senza la birra (per essere reali). Un mondiale necessità, indubbiamente, del tifo. Bisogna inventarsi qualcosa. Non tiferemo di certo l’Islanda, la sua iconografia hipster e di squadra simpatia è indubbiamente nauseante. Non solo non fa affatto simpatia che un paese minuscolo, senza tradizione calcistica, e perennemente innevato sia al mondiale, ma ci sta anche profondamente sul cazzo. Perché? Perché sta simpatica a tutti (maggiore quotidiano sportivo compreso). E quando una cosa intenerisce le masse è giusto odiarla. A prescindere. 

Non tiferemo, ovviamente, neanche Francia, Germania, Inghilterra, Brasile o Spagna (ça va sans dire). Se volessimo tifare una nazione piccola e insignificante, ma che nel calcio ha la sua rivincita quotidiana, punteremo sull’Uruguay: due titoli mondiali e una popolazione leggermente maggiore di quella di Roma. Sarebbe simpatico tifare per la “Celeste”, poi però pensiamo alla rivalità con l’Argentina (che un po’ ci sta simpatica vedi Evita Peron) e allora capiamo che non tiferemo neanche per lei (ma neanche per l’Argentina, in questo caso vedi Diego Armando Maradona).

Igor Akinfeev

Sarebbe bello tifare per l’Iran o la Russia. Per le nazionali di quello che, in termini geopolitici, è definito da tutti l’asse del male. Ecco il male, quando è prestabilito a prescindere dal pensiero unico ci fa simpatia. Quello sì, ma a conti fatti sarebbe troppo anche per noi che, del politicamente scorretto, ci abbiamo fatto uno stile di vita (anche se pensare Putin che consegna a Mosca, in mondo visione, la coppa a capitan Akinfeev un pochino fa godere). 

Non tiferemo per nessuna squadra africana, quello mai, e non per una questione di colore della pelle diverso (ao per chi c’avete preso?). Ma perché è dagli anni ’90 che ci raccontano che il continente nero avrebbe spodestato l’europeissimo gioco del calcio. La favola che ci dicevano terminava con “le squadre africane ci domineranno”. I fatti però dicono tutt’altro (miglior risultato un quarto di finale con il Senegal nel 2002). D’altronde alle favole, anche quando si aveva i denti da latte, ci abbiamo sempre creduto poco.

Il Belgio, secondo quelli che ci capiscono di calcio, è una delle favorite. Una generazione di fenomeni, si legge sulla stampa. Ma noi, sia chiaro, di calcio non ci capiamo nulla. A noi piace il tifo, il lato passionale e istintivo di questo gioco. Abbiamo ancora serie difficoltà a capire cosa sia una sovrapposizione, figuriamoci se tiferemo mai per una squadra che possa “saper giocare bene a calcio”.

Cristiano Ronaldo

Il Portogallo, per un attimo abbiamo pensato di poterlo tifare, lo stato meno imbastardito di Europa. Che confina con una sola altra nazione che, oltretutto, odia. Un nazione ricca di tradizione che vive la sua quotidianità senza mai ottenere gli onori della cronaca. Schiva e dalla grande personalità. Potrebbe essere sostenuta, è vero, poi arriva l’icona di Cristiano Ronaldo a rovinare tutto. Lo sportivo per antonomasia, il campione per eccellenza. No, grazie. Non si può proprio tifare per una squadra dove  giochi un personaggio che non ha neanche più un nome, ma solo un acronimo (CR7). 

Arriviamo al punto: ma per chi diavolo tifiamo allora? È dura, a noi piace l’Italia, ma gli azzurri quest’anno non ci sono. Ecco allora che ci piomba in mente un lampo di genio. Tiferemo per il Giappone, sì per la nazione che quando eravamo bambini, nei fumetti (Holly e Benji) e nei cartoons, era la squadra più forte di tutti. Perché il Sol Levante è modernità che preserva la sua anima tradizionale. Perché è la nazione di samurai, dei kamikaze e della letteratura eroica di Yukio Mishima. Perché è l’unico territorio al mondo che ha ricevuto due attacchi nucleari, è riuscito a rialzarsi, ma nessuno si è mai fermato un attimo ad applaudirlo. Nessuno, ma questa volta noi ci proviamo. Applaudiremo per il Giappone. Non è una guerra (per fortuna), è solo un mondiale di calcio. Un mondiale di calcio, senza l’Italia, e quindi per la nostra necessaria esigenza di tifo siamo pronti a sostenere il Giappone. Forza Giappone: questa volta la bomba sganciatela voi.

@barbadilloit

Kazuyoshi Miura

Kazuyoshi Miura

Kazuyoshi Miura su Barbadillo.it

Tags: Barbadillocalciogiapponemondialirussia 2018tifo

Related Posts

Quote Serie A da agosto ritorna il campionato più amato dagli appassionati di scommesse

Quote Serie A da agosto ritorna il campionato più amato dagli appassionati di scommesse

9 Agosto 2022
Il grande gioco della cultura al festival dello sport raccontato

Il grande gioco della cultura al festival dello sport raccontato

30 Luglio 2022

F1. Leclerc regala a Verstappen la vittoria nel Gp di Francia

Formula 1. Charles Leclerc conquista il Gran Premio d’Austria

Storie di#Calcio. Pienti, il più bel sinistro della serie A negli anni sessanta

StorieDi#Calcio. Rossinelli e il pallone che appassionava i bambini

Italia, solita storia: fuori con l’inconsistente Macedonia

MotoGP. Il trionfo di Bastianini alla prima in Qatar

Il caso. Al pugile Bruno Arcari il vitalizio “Giulio Onesti”

Più letti

  • L’intervista.  Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    L’intervista. Goikoetxea: “Il fallo su Maradona? La mia croce”

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Difesa. La memoria del cordiale in bustina (simbolo di un’Italia che non c’è più)

    33 shares
    Share 33 Tweet 0
  • Il caso. Arriva Rosiko il gioco da tavola di guerra tra i quartieri di Roma

    0 shares
    Share 0 Tweet 0
  • Statistiche. Tutti i colori delle maglie del calcio italiano: prevale il rosso

    0 shares
    Share 0 Tweet 0

Seguici su Facebook

Siti amici

  • 10 righe dai libri
  • Appennini di Gian Luca Diamanti
  • Arianna Editrice
  • Associazione Eumeswil Firenze
  • Calcio e statistiche
  • Diretta.it
  • Eclettica edizioni
  • Finanza Sexy
  • Hamelin Prog – Progressive Rock Magazine
  • Il blog di Roberto Perrone
  • Il diario del gigante Paolo Isotta
  • L'eminente dignità del provvisorio
  • linkiesta
  • melascrivo
  • Polémia
  • Rivista Visio
  • SilviaValerio.it
  • Storia in rete
Facebook Twitter Instagram

“All’orizzonte di quell’oceano ci sarebbe stata sempre un’altra isola, per riparsi durante un tifone, o per riposarsi e amare”.
Hugo Pratt

Barbadillo è un laboratorio di idee nel mare del web che, a differenza d’altri, non naviga a vista. Aspira ad essere un hub non conformista, un approdo libero nel quale raccogliere pensieri e parole e dove donne e uomini in marcia possono fermarsi a discutere insieme di politica, ecologia, musica, film, calcio, calci, pugni e rivoluzione.

Ultimi articoli

Cultura. Scarabelli: “L’autobiografia spirituale di Evola, con vista sul privato del filosofo”

“Diorama filosofico”: Evola, lo Stato e le idee in senso tradizionale

9 Agosto 2022
Giornale di Bordo. Le elezioni, la Meloni, e la metafora del ciclismo al Vigorelli

Giornale di Bordo. Le elezioni, la Meloni, e la metafora del ciclismo al Vigorelli

9 Agosto 2022
Heliopolis/7. Se i “responsabili” sono i garanti della nuova schiavitù

Heliopolis/7. Se i “responsabili” sono i garanti della nuova schiavitù

9 Agosto 2022

Ultimi commenti

  • Guidobono su La crisi del M5S: la fine dei miracolati
  • Ferna su Calenda è più furbo dei sondaggisti: il grande centro non esiste
  • Guidobono su La crisi del M5S: la fine dei miracolati
  • Massimo Lavezzo Cassinelli su Russia-Ucraina. Riflessioni dopo oltre 5 mesi di conflitto
  • Valter Ameglio su “Trent’anni e un giorno” di Fabio Granata e Peppe Nanni e il dovere della memoria. Un estratto
  • Guidobono su Segnalibro. Testimoni della decadenza da Aristotele a Ovidio
  • paleolibertario su Segnalibro. Testimoni della decadenza da Aristotele a Ovidio

with by amdotcom

No Result
View All Result
  • Politica
    • Difesa
    • Grilleide
    • La Destra riparte da…
    • Tarantelle
  • Corsivi
  • Le interviste
  • Esteri
  • Economia
  • Cronache
  • Cultura
    • Artefatti
    • fedi e religioni
    • Fumetti
    • Libri
    • Musica
    • Ritratti non conformi
    • Sacro
    • Scuola/Questionario proustiano
    • Televisionando
  • Sport
    • Boxe
    • Figurine
    • Il raccattapalle
    • Pallone mon amour
    • Storie di Calcio
  • Scintill&digitali
  • Videogames
  • Parola ai lettori
Questo sito utilizza cookie per fornirti la migliore esperienza di navigazione. Se continui nella navigazione acconsenti all'uso dei cookie.OkLeggi di più