Quattro a zero ai padroni di casa e poche chiacchiere. Devis Mangia aveva tenuto a bada i suoi mercoledì, con l’Inghilterra, ma ieri non ha potuto frenare i sogni degli undici Sancho Panza tirati a lucido contro Israele. Le geometrie, variabili e allettanti, hanno fatto sgranare gli occhi al Bloomfield Stadium che sperava di poter fermare, a suon di cori, quegli erranti vestiti d’azzurro.
Saponara, Gabbiadini (alla seconda) e Florenzi hanno scandito i quarti di una partita giocata da piccoli-fenomeni-sognatori nelle mani del loro cavaliere, deciso a dar battaglia sul terreno verde a pecore e mulini in nome del bel gesto collettivo. I ragazzi israeliani hanno provato a combattere armi pari con quei folli degli italiani, ma il premio per gli azzurrini era davvero troppo allettante: ad un castello non si rinuncia in fretta, soprattutto se ha i contorni di una semifinale europea conquistata con un turno d’anticipo.
Rapidi e decisi, gli scudieri guardavano con ammirazione il loro cavaliere a bordo campo, errante e sorridente. Don Chisciotte non avrebbe saputo far meglio di Mangia che ha portato lo spettacolo a Tel Aviv coltivando passioni e speranze. Il traguardo è – ancora – molto lontano, anche se questa volta non è Dulcinea del Toboso ad essere la più ambita, ma una coppa bella come il più matto dei sogni.
Ronzinante, adesso, scalpita e c’è chi giura abbia una voglia matta di accompagnare il suo cavaliere su fino in cima. Lui, Devis Mangia, sa che nessuno lo abbandonerà perché crede in quei ragazzi vestiti d’azzurro, scudieri ventenni di un sognatore chiamato Don Chisciotte.