Il non detto nel famigerato tormentone “anche noi italiani fummo emigranti!” è che quegli spostamenti di masse umane di cui furono parte anche i nostri antenati sono stati causa diretta del genocidio di altre popolazioni umane. In altre parole – e duole dirlo – i nostri bisnonni emigrati nel Nuovo Mondo hanno indirettamente partecipato allo sterminio delle popolazioni indigene. Un’ulteriore croce da buttare sulle spalle dell’uomo bianco? Non è questo il senso della copertina del numero di Storia in Rete in edicola in questi giorni. Il mensile diretto da Fabio Andriola dimostra che la storia delle migrazioni umane, fin dagli albori della diffusione dell’Homo Sapiens in Europa, ha sempre previsto un prezzo salatissimo, fatto di massacri, genocidi o di oppressione del nuovo arrivato sui vecchi abitanti di un territorio. La lezione che dà la storia, dunque, è che “ieri a loro, domani forse a noi”, ma anche che i flussi migratori non sono affatto unidirezionali, e – smentendo chi sostiene che non si possono né fermare né tantomeno invertire perché “fenomeni epocali” – gli annali registrano un bel po’ di casi in cui popolazioni intere hanno dovuto remigrare nelle loro terre d’origine.
Nel cinquantesimo della strage di My Lay, quindi, Storia in Rete torna a raccontare la Marzabotto del Vietnam, rimasta senza giustizia. E quindi un lungo capitolo sull’arte: chi la restaura – come le eccellenze italiane che hanno restituito allo splendore originario l’affresco di Sironi nell’Aula Magna della Sapienza di Roma – e chi la rade al suolo. Non l’ISIS, ma i francesi, che stanno distruggendo le chiese neo-gotiche e neo-romaniche per sostituirle con anonime cappelle, condomini, sale polifunzionali e parcheggi. Uno scempio architettonico nel cuore d’Europa che nessuno sembra notare e che sembra sempre più una “finestra di Overton” aperta sulla progressiva distruzione dell’identità europea.
Sempre poi sul tema della religione, Storia in Rete tratta la questione delle reliquie, un potente strumento della religiosità popolare e della trascendenza sempre esposto al rischio della truffa e della falsificazione.
Continua quindi il dibattito attorno al terremoto di Messina del 1908: Fumia e Aprile ribadiscono d’essere convinti del fatto che la città siciliana venne bombardata dalle navi della Regia Marina dopo il sisma.
Infine, la sfiziosa vicenda dell’assicurazione sulla vita di Umberto I e delle traversie dei soldi pagati dalla compagnia britannica a suo figlio Vittorio Emanuele III; un’analisi dell’ossessione di Umberto Eco per il Fascismo – o meglio, come lui diceva, l’onnipresente “ur-fascismo” – e l’esperienza pre-fascista di Sidònio Pais nel Portogallo del 1918. Infine un commento su Claretta Petacci, dopo le infelici battute e i programmi TV che fanno understatement di questo personaggio così complesso e niente affatto secondario della vita di Mussolini.