Pochi sanno che esiste l’usanza, assai diffusa in certi ambienti, di cercare su Google parole a caso, associate alla parola “Evola”. Una forma di cazzeggio che regala sorprese interessanti. Di recente, leggendo degli imminenti 75 anni dalla nascita di Lucio Dalla, molti internauti sono rimasti colpiti dal risultato della ricerca “Lucio Dalla Evola”.
Il cantante e poeta bolognese a quanto pare era un lettore del Barone, tanto che nel 2008 finì in polemica con Repubblica e parte della sinistra, per avere osato rivelarlo, denunciando la chiusura mentale di una sinistra che schifa sistematicamente tutti gli autori non allineati. Nel volume “Gli occhi di Lucio”, Dalla diceva, dell’intellighenzia rossa “Si è sentita più astuta del proprio competitore e culturalmente imparagonabile con la destra, dimenticando, per esempio, Céline, Ezra Pound, Evola..”. Repubblica non la mandò giù, soprattutto perché il Secolo d’Italia cantò vittoria.
Pochi giorni dopo, sempre Repubblica intervistava il cantante, il quale ribadiva “Sono di sinistra ma non mi è mai piaciuta la mentalità che delega il cambiamento al lato ‘collettivo’ della politica. Le cose non si cambiano solo con le piazze, si inizia anche dagli individui, ad esempio leggendo libri. Però si deve essere liberi intellettualmente. Invece, ancora oggi, quando ho detto che considero Julius Evola un’artista degno di interesse, ho suscitato scandalo in certa stampa di sinistra, in modo prevenuto e superficiale. Ecco, alla nostra sinistra è mancata la capacità di capire e gestire le inquietudini”.
Insomma, Lucio Dalla addirittura evoliano, apprezzava Céline ed Ezra Pound. Era di sinistra, ma la sinistra autentica, curiosa e aperta, non certo la sinistra beghina e borghese, mentalmente atrofizzata e ignorante che da sessant’anni ammorba la cultura italiana. Una sinistra che non ha mai cavalcato la tigre. Come, invece, ha fatto Dalla.