Stavolta scendono in campo i tifosi. E nel vero senso della parola. Il dodicesimo uomo mette gli scarpini e fa da sé. Succede così all’Atletico Catania, squadra che milita nelle lande desolata dell’Eccellenza siciliana, dopo aver sfiorato oltre vent’anni fa la Serie B. Con i dirigenti dimissionari e la società completamente nel caos, dalle gradinate sono i supporter a dover rimediare ai guai societari. Anche il parco giocatori è ormai disperso, escluso il pacchetto juniores. Saranno infatti questi ultimi a indossare la maglia assieme a un gruppo di tifosi provvisti di tessera federale e sfidare quindi la San Pio X in quel di Mascalucia. Il regolamento del campionato prevede infatti l’esclusione dal torneo, qualora l’Atletico non si presentasse a tre match. Ecco il perché di tale soluzione.
Un attaccamento ai colori che merita rispetto. E che cancella, almeno in parte, l’etichetta che i tifosi del Catania affibbiarono agli atletisti all’indomani del tentativo di radiazione subìto dal club guidato allora da Angelo Massimino. Mentre ai rossoazzurri fu strappato il titolo della C1, l’Atletico Leonzio si trasferì sotto il Vulcano per colmare un vuoto sportivo e sovrapporsi al Calcio Catania. Coloro che seguirono la nuova franchigia, furono chiamati “ribattuti”, un po’ come i telai delle auto rubate. Un modo tutt’altro che edulcorato per definirli “traditori”. Più di vent’anni dopo, ecco invece una prova di alta fedeltà.