Il Benevento regge un tempo, poi presenta al Sassuolo un clamoroso pacco regalo da cui escono due reti per gli emiliani. È buio pesto in terra di Sannio, la squadra sprofonda. Unica nota positiva resta il pubblico (oggi erano più di diecimila al Ciro Vigorito) che, incurante di una chiorma di calciatori che non riescono proprio a combinar nulla, continua ad affollare lo stadio.
I giallorossi raccolgono la tredicesima sconfitta consecutiva. Il Benevento, però, un tempo lo gioca. E anche benino. Non basta la buona volontà, ci vuole carattere e decisione. Bisogna trasformare la rassegnazione in benzina e se ci si mette in mezzo la sfortuna, il minimo è (almeno) di non darle una mano.
La seconda frazione è dove accade tutto. Si comincia con il portiere Brignoli che regala agli attaccanti neroverdi la possibilità di far piazzare a Matri il gol che s’era mangiato pochi minuti prima. Un passaggio da incubo raccolto da Missiroli diventa un assist al bacio per l’ex centravanti di Juve e Milan che fredda il frastornato gardien sannita.
Il Benevento parte all’attacco, Ciciretti suona la carica. Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il talentino romano lancia su un difensore del Sassuolo quello che diventa un assist per lo scarpino del centravanti Armenteros. Pari e patta. Almeno fino al 90esimo.
Già, perché il Sassuolo che s’è lanciato in avanti scopre un insperato aiuto nel difensore beneventano Costa che si libra in volo a schiacciare in puro stile volley (sì, avete letto bene) un cross diretto al centro dell’area. È rigore, Berardi tira e si piglia il lusso di sbagliarlo. Conta poco, sul susseguente calcio d’angolo, Peluso gela l’imbarazzante difesa campana e sigla il colpo del kappaò. La gara delle beffe la vince il Sassuolo, il Benevento pare ormai spacciato.
Qualcuno gli ricordi che niente, nel calcio, è impossibile: persino la Reggina di Mazzarri (con quindici punti di penalizzazione!) riuscì a salvarsi. Il football non è fatto di statistiche, parametri e algoritmi, è una questione di attributi. Per esibirli, non è mai troppo tardi.