Siamo stati abituati nel mondo degli sport da combattimento sin dai tempi di Alì contro Liston a conferenze stampa provocatorie, continui insulti e trash talking prima di ogni match. Il tutto giustificato esclusivamente dall’esigenza di catturare l’attenzione del pubblico per vendere il maggior numero possibile di biglietti o pay-per-view. Ma sabato, sebbene solo per una notte, il mondo delle MMA ha fatto registrare una leggera ma significativa inversione di tendenza con le vittorie, per il rispettivo titolo di categoria in UFC, di Georges Saint-Pierre, TJ Dillashaw e Rose Namajunas.
Saint-Pierre infatti, tornato a combattere nell’ottagono dopo quattro anni di ritiro, ha strappato dai fianchi di Michael Bisping la cintura dei pesi medi, facendo rimangiare all’inglese il suo trash talking con un gancio sinistro seguito da uno strangolamento a terra che ha costretto l’avversario a cedere. Non diverso è stato l’epilogo del match tra Cody “no-love” Garbrandt, punito dal fato per il dito medio mostrato a TJ Dillashaw, il quale dopo averlo atterrato con un gancio destro, l’ha messo KO con una serie di colpi nel combattimento a terra. Ma la vera lezione di stile è quella che Rose Namajunas ha riservato a Joanna Jedrzejczyk, rea di aver simulato un pugno all’avversaria durante il face to face: silenzio prima del match e scariche di più concreti destri e sinistri che hanno detronizzato la polacca, fino ad allora imbattuta.
Il vero colpo da incorniciare nella serata UFC è stato in verità sferrato dalla lituano-statunitense subito dopo l’incontro, affermando “Il trash talking? Credo che molti fighter si mostrano per quello che non sono realmente, forzando il personaggio per questioni di marketing. Le arti marziali hanno a che fare con l’onore e il rispetto, per questi dobbiamo essere da buon esempio.” Con queste parole lo spirito marziale ha battuto il grezzo marketing sonoramente per tre a zero.