Città del Messico. Autodromo Hermanos Rodriguez. 29/10/2017. Così doveva essere e così è stato. Ad Hamilton il mondiale 2017. Così è stato, nonostante una gara pazza e le tantissime variabili: ad esempio, l’altitudine (2300 metri circa) e l’aria rarefatta che garantivano meno ossigeno ai motori, rendendoli meno performanti. Lo stesso effetto scia qui è più difficile da sfruttare, per via di questi motivi. Si aggiungano poi una serie di contatti nelle prime curve tra Verstappen, Hamilton e Vettel, con questi due costretti alla rimonta dalle ultime posizioni dopo aver cambiato gomme e musetto (nel caso del tedesco). Si comprenda in questo senso, il perché di una gara sconvolta e tutt’altro che scontata; gara che, nonostante l’esito già scritto, ha davvero appassionato. Procediamo però, come al solito, con ordine.
La vigilia è scossa da un duplice evento, uno sportivo, l’altro tutt’altro: se da una parte c’era infatti la Toro Rosso che dava l’ennesimo benservito al russo Kvjat (nonostante l’ottimo decimo posto ad Austin), mantenendo Hartley, dall’altra c’era un Ocon che, minacciato di morte, necessitava addirittura di una scorta che lo proteggesse. Evidentemente, molti entusiasti tifosi messicani, non avevano apprezzato i duelli all’ultimo respiro tra il 21enne francese e il suo compagno di squadra e idolo locale, Sergio Perez.
Prove Libere
Sin dalle prove libere si capisce che le gomme portate qui dalla Pirelli, ultrasoft, supersoft e soft, renderanno possibili tempi incredibilmente veloci e, tanti nuovi record. Prove libere queste, caratterizzate da tanti errori ed uscite: da Grosjean ad Alfonso Celis jr. (test driver della Force India). In più, degni di nota anche piccoli problemi alla power unit in FP2 a Verstappen. I motori Renault hanno sofferto tantissimo le particolari condizioni della pista. Le tre sessioni ad ogni modo, sono state primeggiate da tre conduttori diversi: Bottas in FP1 (1’17″824), Ricciardo in FP2 (1’17″801) e Verstappen in FP3 (1’17″113). L’olandesino in particolare, ha dato spettacolo per tutto il week end, con una guida molto “alla Verstappen” o, alla “Marquez” se volessimo cambiare sport motoristico: per il pilota numero 33, controsterzi e controlli al limite fanno davvero parte del DNA.
Qualifiche
Alla fine, sul giro secco e piuttosto inaspettatamente, il coniglio fuori dal cilindro lo tira fuori il tedeschino alla guida della Rossa numero 5: il tempo di 1’16″488 che gli vale la pole, andrebbe mostrato a certi detrattori; tanta è la pulizia nelle traiettorie in uscita di curva, nonostante una vettura molto buona ma tutt’altro che perfetta in entrata e in percorrenza. Per Vettel è la Pole numero 50; alle sue spalle, è Verstappen con 1’16″574: per l’olandese, dopo l’1’16″524 in Q2, è una vera beffa; vera beffa in quanto aveva dimostrato di essere nettamente il più veloce in tutte e tre le sessioni di qualifica. Più veloce, almeno fino all’ultimo giro cronometrato.Terzo è Hamilton. Alle sue spalle Bottas e un Raikkonen davvero in ombra. Solo diciassettesimo Ricciardo, per via di una penalità. Le premesse ci sono tutte, anche se a Lewis basta un quinto posto per eguagliare Prost e Vettel con quattro titoli.
Gara
Bastano le prime curve per riscrivere la trama della gara: al via i primi tre partono bene. Tra i tre il migliore è Verstappen. L’olandesino, di forza, passa Vettel alla curva 1 nonostante la chiusura del tedesco. I due però, si toccano e Vettel viene così affiancato da Hamilton. In uscita alla prima chicane, il tedesco perde leggermente il controllo della sua Rossa e con il baffo sinistro dell’ala va a pizzicare la posteriore destra dell’inglese, provocandogli una foratura: per entrambi pit stop per le riparazioni al primo giro e fondo del gruppo. Al termine del primo giro la classifica, stravolta nelle prime posizioni, recita Verstappen, Bottas, Ocon, Hulkenberg, Sainz, Perez e Raikkonen, rimasto imbottigliato al via. La corsa perde il primo protagonista al quinto giro quando Ricciardo, dopo un’ottima rimonta iniziale, getta la spugna per un’avaria alla sua unità motrice. Per il simpatico australiano è il secondi ritiro di fila, sempre per lo stesso motivo.
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Intanto sia Hamilton che Vettel, dopo aver cambiato per ovvi motivi strategia, si ritrovano a dover risalire dalle ultime posizioni: compito particolarmente gravoso per via dell’aria rarefatta che, oltre a “depotenziare” i motori, rende assai meno efficace l’effetto scia e l’uso del DRS. Se, Vettel comunque riesce a compiere qualche buon sorpasso, come ad esempio su Massa, Hamilton resta impantanato sul fondo. Il numero 44 al giro 21 viene addirittura doppiato da Verstappen. L’inglese non subiva l’onta di un doppiaggio addirittuta dal GP di Spagna del 2013. Intanto, continua la moria dei motori Renault: al giro 24, mentre era quarto e in lotta per il podio, si ritira Hulkenberg e al giro 30 tocca ad Hartley. Per spostare la sua vettura è necessario il regime di Virtual Safety Car: chi ne beneficia è Raikkonen. Il finlandese, autore di un primo stint piuttosto lungo, beneficia della neutralizzazione per fermarsi; riesce così a balzare al terzo posto. Vettel intanto continua nella sua rimonta, imitato finalmente da Hamilton, più a suo agio nello stint post neutralizzazione. Il tedesco, all’ultimo stint con delle performanti ultrasoft, passa Magnussen, Perez Stroll e Ocon, issandosi così al quarto posto. L’anglo-caraibico, con molta più fatica, arriva al nono al sessantasettesimo giro dopo aver battagliato e passato la Mclaren di Alonso in un duello rusticano. All’inglese bastano i due punti relativi. Vince Verstappen, vero martello in gara. Secondo è Bottas davanti al connazionale Raikkonen. Punti iridati per Vettel (Driver of the Day e autore al giro 68 del giro più veloce con annesso record del circuito in 1’18″785), Ocon, Stroll, Perez, Magnussen, Hamilton e per un commovente Alonso.
Ad ogni modo, gli aggettivi per l’inglese si sprecano: se da una parte la fortuna non è mai mancata, dall’altra è anche vero che il piede destro dell’anglo-caraibico è davvero il più pesante. Il titolo dunque, è obbiettivamente meritato, anche per la rimonta su Vettel nella seconda parte dell’anno. Per Vettel e la Ferrari non mancano i rimpianti, sopratttutto dopo aver fatto sognare i tifosi nella prima metà di stagione, almeno fino all’indimenticabile Gran Premio d’Ungheria in luglio. Per Arrivabene e i suoi uomini però, non può che esserci la consapevolezza di aver dato tutto e, che il 2018 sarò un importante anno di lotte, in cui l’obbiettivo minimo sarà quello di restare al vertice e di dare filo da torcere alle Frecce d’Argento fino all’ultimo metro dell’ultimo gran premio. Restano ormai solo due gare, Brasile ed Abu Dhabi che, anche se ininfluenti per il campionato, regaleranno sicuramente tante emozioni e tanti spunti di riflessione, anche in vista dell’anno venturo.
@barbadilloit