Il gambero-Bari non si smentisce. In 72 ore non uno ma ben due passi indietro rispetto alla strabordante esibizione contro il Cittadella. E il Brescia del neo trainer Pasquale Marino fa un figurone ed esce dalla crisi meritando i tre punti.
Il mal di trasferta dei biancorossi continua e questa volta non c’è stata neanche la magra consolazione, come a Vercelli, del punticino che comunque muove una classifica quest’anno corta più che mai. Con tutte le squadre che vincendo un paio di partite possono risalire ai piani alti ma, perdendole, sprofondare negli abissi.
Il successo del Brescia non è mai stato in discussione. Il Bari ha cominciato la gara con le gambe molli e le idee assenti e l’ha finita nella nebbia più totale, questa volta senza neanche avvantaggiarsi di qualche giocata solitaria dei suoi uomini di classe (a parte la rete del momentaneo pareggio di Galano, al sesto centro stagionale) . Una sconfitta netta con i baresi mai in partita, costretti a rincorrere avversari con una marcia in più, sia fisica sia mentale.
Il turnover ridotto al minimo (solo Cassani al posto di Capradossi) per l’impegno ravvicinato potrebbe aver inciso sulla scialba prestazione soprattutto considerando l’abbondanza delle pedine a disposizione di Fabio Grosso. Ma vedere un 36enne come Andrea Caracciolo distanziare nella corsa Marrone, Capradossi e Gyomber e battere Micai, nel primo gol, è stato incredibile! Miracolo della natura o sciatteria della difesa?
I problemi del Bari cominciano sempre da lì, da una retroguardia inaffidabile e che consente all’avversario di turno di salire in cattedra. E se poi il resto della squadra non riesce a reagire il risultato è segnato. Mancanza di personalità e incapacità di dominare il campo che non possono essere addebitati a stanchezza fisica, agli infortuni che hanno tolto dalla mischia prima Marrone e poi Basha (l’albanese, vista l’età e le partite a ripetizione giocate anche in nazionale, forse avrebbe meritato un turno di riposo), all’appagamento. Contenti di che. E’ ottobre, giugno è lontano.