Irresistibile, un tritasassi capace di asfaltare una squadra organizzata come il Cittadella che invece si è liquefatto, incapace di porre un argine ai veementi attacchi biancorossi. Questo il Bari delle meraviglie che dalla cintola in su diverte e fa spettacolo mentre dalle parti di Micai continua a fare acqua subendo, come a Vercelli, ingenuamente due gol sugli sviluppi di calci piazzati.
Per vincere – si era detto su queste colonne – la squadra di Fabio Grosso è obbligata a segnare una caterva di gol perché la fase difensiva non lascia tranquilli e consente a chiunque di fare breccia. E’ questa la defaillance principale, una retroguardia inaffidabile a prescindere dagli uomini e dagli schemi!
In campo ci sono due Bari. Uno da copertina, che ha esibito uno strepitoso Basha (due reti e tanta sostanza a centrocampo) e un trio di avanti da favola: il geniale Galano, autore di magie a ripetizione e del quinto, pregevole gol; l’inarrestabile Improta che resuscita con la freddezza del consolidato bomber (sette le reti nel palmares ed è solo l’inizio per il partenopeo in prestito dal Genoa) una prestazione sino ad allora in sordina; l’incredibile Cissè, l’assist-men che non ti aspetti, il guineano dai tocchi felpati che contraddicono il possente fisico, entrato in tre della quattro marcature con il passaggio smarcante.
Poi c’è la difesa, la Cenerentola barese, andata in barca dopo appena 80 secondi al primo assalto dei veneti e che ha obbligato la squadra a partire ancora una volta con l’handicap. Sul 4-1, per partecipare a una festa dalla quale si sentiva evidentemente esclusa, si è ripetuta regalando un’altra rete al Cittadella e mettendo il pepe agli ultimi 15’ di una partita conclusa. E dire che Grosso, da calciatore affermatissimo (suo il rigore decisivo del mundial 2006 in Germania), era un difensore! Ciò lascia sperare che, prima o poi (meglio subito), riesca a trovare la quadra al reparto.