Una forma di oscurantismo ottuso si diffonde sempre più a macchia d’olio sui media globali. La storica Ruth Ben-Ghiat (in Italia pubblica per Il Mulino), dalle colonne della rivista americana The New Yorker, si domanda perché in Italia ci sono ancora così tanti monumenti fascisti. Insomma auspicherebbe una moderna forma di iconoclastia applicata alle realizzazioni architettoniche realizzate nel Ventennio. Dopo l’abbattimento delle statue del Generale Lee, ora toccherà al Colosseo Quadrato e al Foro Mussolini?
In altri tempi, una presa di posizione simile sarebbe stata considerata al pari di una boutade, ma questo approccio antistorico dilaga sugli organi di informazione, e non tiene conto che anche l’architettura è misura di come si sedimenti il vissuto dei popoli. Con quali effetti? L’antifascismo, in assenza di movimenti che abbiano caratteri politologicamente ascrivibili al fascismo, è uno strumento usato in maniera spregiudicata e velenosa, per nascondere i limiti delle politiche liberiste globali e la crescita delle diseguaglianze sociali nell’attuale scacchiere mondiale. Per paradosso, dai monumenti si passerà poi ai libri, riproponendo i roghi di “Fahrenheit 451”, immaginati dal romanziere Ray Bradbury? Siamo convinti che questa deriva, ricorrente, risulti indigesta anche per tanti spiriti liberi, di destra, centro o sinistra, che ammirano la bellezza del Colosseo Quadrato e ritengono che auspicare l’abbattimento di monumenti in paesi stranieri non sia solo una violazione della sovranità popolare ma soprattutto una proposta priva di buon senso.