Come la tela di Penelope. Lontano da casa il Bari disfa quello che di buono riesce a costruire al san Nicola e fa due passi in dietro sul piano del gioco e della tenuta psicologica. Altro che sfatare il tabù-trasferta, dove non si impone dal febbraio scorso (il rocambolesco 4-3 di Benevento)! Con un avversario ridotto in dieci non riesce a trovare l’energia, soprattutto mentale, per imporsi e con la complicità del portiere Micai consegna allo Spezia tre punti insperati.
Sorprendenti, e non scevre di critiche, le scelte operate da Fabio Grosso anche nella gestione della gara. Ha rinunciato fin dall’inizio a colui che era stato il mattatore contro la Ternana – Cissè, subentrato a Tello solo al 55’ – per uno spento Brienza. L’auspicio, rimasto tale, è che così ci sarebbe stata più qualità in attacco. Ma il reparto, tranne una volta con Tello nel primo tempo, è stato asfittico, con Floro Flores quasi sempre lontano dalla zona cruciale e Improta l’ombra di se stesso. Maggior peso al gioco offensivo il tecnico del Bari avrebbe dovuto darlo quando gli avversari sono rimasti in dieci a metà ripresa per l’espulsione di Capelli (doppia ammonizione) e quando il suo omologo spezzino ha rimpiazzato le due punte – Granoche e Marilungo – con altrettanti difensori.
Con uno Spezia arroccato nella sua trequarti, proteso a difendere a oltranza lo zero a zero, da Grosso ci si aspettava il rinforzo dell’attacco per superare il bunker ligure. Invece il Bari ha continuato nel non gioco e l’uruguaiano Walter Lopez, all’84’, ha sorprendentemente trovato dal limite l’angolino con un tiro sul quale Micai è giunto in ritardo.
Tardivo, all’86’, l’ingresso di Galano per Busellato. Il foggiano, al rientro dopo un mese, allo scadere si è procurato l’occasione buona per il pareggio ma è inciampato sulla palla. Triste epilogo per una squadra che deve ancora maturare.