Gli dèi del calcio si sono manifestati domenica all’Olimpico di Roma. Ed hanno soffiato forte verso Dries Mertens. Il folletto belga, inebriato, al 14’ del secondo tempo, ha messo in rete un pallone impossibile da una distanza considerevole in posizione tutt’altro che ottimale. E’ venuto fuori un gol di una bellezza incomparabile. Qualcuno (ed io stesso l’ho pensato) l’ha paragonato ad una delle prodezze di Maradona. In effetti la memoria si è improvvisamente accesa ed ho rivisto la giocata analoga, sempre contro la Lazio, in una domenica di ottobre (mi pare) del 1984 quando gli stessi dèi del calcio spinsero il Pibe de oro a compiere una magia che il tempo non ha cancellato.
Mertens come Maradona? Ma no. Non è il caso di fare paragoni improponibili. Diciamo soltanto che l’attaccante del Napoli, ispirato da un grande allenatore che in un anno lo ha praticamente trasformato, sa mettersi nella scia dei venti e lasciare sul campo il profumo della gloria come un antico ginnasta al cospetto di folle ammirate.
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Cercare una definizione per quel gol è impossibile. Nei campionati sudamericani talvolta se ne sono visti di simili, ma in Europa quasi nessuno, negli ultimi decenni almeno, è riuscito a realizzare qualcosa che assomiglia molto ad una poesia che ti rimane dentro perché le parole talvolta non sono sono adeguate ad esprimere un sentimento di ammirazione, di gioia, di meraviglia. E’ la manifestazione pura della Bellezza. Questa è la verità.
E siccome il calcio, di tanto in tanto, è talmente bello da suscitare incredulità, è bene che lo si celebri quando dai piedi di un atleta vengono fuori sciarade mistico-gladiatorie (non sempre un ossimoro) che fanno dimenticare il calcio negato, il calcio vilipeso, il calcio-non calcio che celebra i suoi funerei fasti plebei nei mercati tribali dove si aggirano mezzani senza patria convinti che i calciatori non sono altro che merce comune, quasi senz’anima (così venivano considerati a Capua e a Roma i gladiatori). E la tendenza ha attecchito. Purtroppo.
Al Paris Saint-Germain per poco Neymar e Cavani non se le danno di brutto, sembra per una questione di soldi: si dice che la società abbia messo in palio un cospicuo premio per chi realizzerà più gol. Ecco, le umane debolezze si manifestano. L’avidità eccita perfino grandi campioni che non hanno certo bisogno di alcune centinaia di migliaia di euro in più rispetto a quel tantissimo che già guadagnano. Vogliamo sperare che le cose non stiano così stimando ed ammirando entrambi i fuoriclasse, con particolare riguardo al “napoletano” Cavani (chi veste la maglia azzurra per un giorno, la indosserà per sempre: Higuain non sarà d’accordo, ma è così dalle parti dove i miracoli si compiono ed il calcio non è mai stato vissuto come una scienza).
Mertens ha respinto le lusinghiere offerte provenienti da mezza Europa, ma ha deciso di vincere (e di soffrire) con il Napoli e a Napoli (anche a costo di provocare una crisetta, per fortuna rientrata, con la sua compagna) perché ha capito che dove il destino lo ha portato si realizzano i destini impossibili quando si accetta lo spirito del luogo e si decide di farne parte. E’ allora che l’ispirazione muove i piedi e le altre cose, parafrasando il Poeta. Muove la ragione ed il cuore, in particolare. Gli avversari subiscono, ma se riconoscono la Bellezza del gesto atletico applaudono. E’ una leggendaria storia che ogni tanto si ripete al cospetto di quegli dèi che amano sorridere di tanto in tanto quando riescono a fare irruzione nelle leggerezze umane come può essere una partita di calcio.
Lo rivedremo a lungo il gol del 20 settembre 2017 realizzato all’Olimpico contro la Lazio dal “napoletanisssimo” belga Dries Mertens, battezzato “Ciro” dai suoi nuovi concittadini. E tante volte citeremo la storia di un calciatore diventato uno dei più grandi centravanti del nostro tempo, a sua insaputa, quasi per caso, certamente per necessità “adattato” giusto undici mesi fa da un allenatore che sa osare. E l’immagine, per quanto sfocata, riempirà tanti nostri momenti, soprattutto al cospetto di partite noiose e senz’anima, proprio come è accaduto da trentatré anni in qua ricordando quel gol di Maradona nello stesso stadio. Ma di Maradona è un film intero a tenerci compagnia.
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