Primi fischi per il Bari e Fabio Grosso al termine di una scialba esibizione conclusasi con un inevitabile harakiri interno contro il Venezia. Una squadra operaia, con pochi fronzoli, chiusa a riccio – quella lagunare – ha mandato in tilt le geometrie dei biancorossi finiti in un labirinto dal quale non sono stati capaci di trovare la via di uscita. L’esito, a parte la sconfitta, è stato un ulteriore arretramento sul piano del gioco e del rendimento collettivo, del quale si era avuto un primo accenno a Empoli.
Anche contro il Venezia il Bari ha continuato a mostrare grossi problemi nella retroguardia e assoluta incapacità di far gioco. Tonucci ha lasciato il posto al centro della difesa a Morrone (rimpiazzato a metà campo dal rientrante Basha) ma nonostante gli avversari fossero votati essenzialmente a non prenderle, con un catenaccio di antica memoria, alla mezz’ora hanno subito il vantaggio ospite per un’ingenuità di D’Elia in area. Dal dischetto l’ex Bentivoglio non ha mancato il bersaglio.
E il Bari? Un fraseggio sterile per vie orizzontali, privilegiando poco le fasce (inconcludente Improta spostato a destra) e seguendo a testa bassa le strade centrali. L’imbuto predisposto al centro del suo schieramento da Pippo Inzaghi ha inghiottito i baresi che hanno fatto la fine delle api al cospetto della melassa. Assente Galano, assente la fantasia, ma da una compagine che conta poco meno di una trentina di tesserati è lecito aspettarsi di più.
Altro errore in difesa in apertura di ripresa (Capradossi anticipato di testa e Zigoni al raddoppio sul filo del fuorogioco), 0-2 e durissima risalita. Grosso tenta la carta Brienza, Floro Flores e Cissè (schierato da attaccante laterale) ma i veneti tengono serrate le fila. Per il Bari un palo di Improta e una traversa scheggiata da Floro Flores nelle ultime battute. Troppo poco per evitare i primi mugugni della stagione dagli spalti coincisi anche con scelte di Grosso non tutte condivisibili.