Trent’anni senza Franco Lechner, in arte Bombolo. Maschera romanesca che però è più antica di Roma stessa. Bombolo fu il “buffone” per eccellenza, il capro espiatorio su cui – per il tramite di una risata liberatoria – il pubblico si liberò dei suoi affanni.
Lechner faceva il piattarolo al mercato. Lo notò il regista Bruno Corbucci, pilastro della commedia all’italiana e lo lanciò al cinema. Fu un trionfo. Paffuto, naturalmente comico per mimica e tono di voce, sgrammaticato, pavido e arrogante insieme. Bombolo fu il simbolo di Roma frignona ma buona, delinquente per necessità ma onesta per vocazione.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=P_kBAxiCAHs[/youtube]
Epocale spalla del grande Tomas Milian, ai tempi della saga dell’ispettore Nico Giraldi. Fu Venticello, piccolissimo filibustiere di quartiere, ladruncolo da circoletto, inguaribile vigliacco eppure dotato di un forte senso dell’onore. Quasi l’incarnazione di un inconfessabile mito popolare, che oggi è una bestemmia. Quello della “mala” buona, dotata di regole ferree, cuore (in fondo) buono e coltello pronto (ma non nel suo caso, ovviamente). La naturale evoluzione del poliziottesco, in chiave familiare. Le gag con Milian sono recitate, a mo’ di mantra, da generazioni intere. E se il grande cubano finì per smaltire la sbornia del successo pietendo attenzione da Sai Baba, Lechner – rotto a ogni esperienza di vita – continuò a recitare.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Qq3Nyn4D-_o[/youtube]
Inanellò decine parti in decine di film. Alcuni restano oscuri, altri invece son finiti a popolare strane nicchie di genere. Tutti senza pretese. Strinse sodalizio cinematografico con Enzo Cannavale, maschera partenopea allevata da Eduardo De Filippo. Iniziarono ai tempi di Delitto al Ristorante Cinese (1981), finirono per spalleggiare – e alleggerire – i (neo) musicarelli dell’eterno chiagnazzaro Nino D’Angelo. Mentre il cantante lottava per la sua Annamaria, le scenette di Bombolo e Cannavale rilassavano (e divertivano) i ragazzi costretti dalle fidanzate dell’epoca a sorbirsi il film d’amore al cinema. I film con D’Angelo, bistrattati ieri e oggi dalla critica, furono dei clamorosi successi al botteghino.
A teatro partecipò a decine di spettacoli, con il Bagaglino. Fuori dal set, giù dalle tavole, Bombolo non perse mai la sua umiltà popolana, il contatto con l’anima della gente.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=Wi9_bx1lTlA[/youtube]
La comicità di Bombolo fu qualcosa di ancestrale proprio perché semplice e naturale. Fu lui il buffone su cui il pubblico scaricò i suoi invincibili e inconfessabili peccati. Il suo personaggio è ignorante come una zucca, vile e pronto a ogni tradimento; forte con i deboli, debole con i forti; erotomane eppure sfigato, senza un quattrino ma con smanie da grande di Spagna. Sulla sua maschera inconfondibile, nei suoi proverbiali Tze-Tze, s’è caricato i difetti di un popolo che, a ogni (di lui) sconfitta esorcizzava se stesso ridendogli addosso. È, in fondo questo, il rito arcaico che a noi è giunto come quello del Carnevale. E Lechner, divino come ogni tramite tra l’uomo e l’irrazionale, ne è stato sublime interprete.