Ma tu te lo ricordi Reginaldo? Classe ’83, forestiero ma non troppo, asso appesantito ma scaltro, saltimbanco della trequarti affezionato alla palla e pure al gol. Scoppiato perché tra le stelle del Treviso che fu, insieme a un giovanissimo Borriello. Celeberrimo, a dirla tutta, più per la sua love story con Elisabetta Canalis nel 2008, anno che lo vede tra le punte – a tratti di diamante – del neopromosso Parma di Ghirardi.
Ma tutto è caduco: in estate Reginaldo viene scaricato da entrambe e approda al Siena. Al Franchi continua a sfoggiare i suoi colpi ancora per due anni. Poi un annetto in Giappone, al JEF United, che però lo rispedisce al mittente preferendogli l’idolo Tanaka. E lui, felice, torna dai bianconeri e a dicembre 2012 infila la Fiorentina, club che in quel folle 2006 l’ha consacrato facendolo danzare tra Jørgensen, le geometrie di Liverani, la rabbia di Pazzini e i trenta gol da Champions di Toni. Retrocesso il Siena, una parentesi infelice al Vasco da Gama, lastricata di infortuni. Reginaldo torna a calcare il prato verde solo nel 2016 e non può che farlo nel Belpaese: dopo essersi aggregato agli allenamenti della Sambenedettese, viene arruolato tra le file della Paganese (Lega Pro): undici gol su trentuno gare, non male. E da ventiquattro ore è un giocatore dell’ambizioso Trapani di Alessandro Calori, appena retrocesso dalla B.
Non è finita, dunque. Anzi. Reginaldo è così, una specie in via d’estinzione, fantasista sui generis catapultato nel baratro del dimenticatoio, perenne doppione (ingiallito) delle figurine Panini, uomo sbiadito e di passaggio che ha incontrato i big del calcio (e anche dello spettacolo, si direbbe), brasileiro rinnegato e italiano mai. Eppure una cosa è certa: il richiamo dell’Italia è irresistibile. L’estate è tornata, chiede di te. Good luck Reginaldo.