C’erano una volta i governi balneari. Duravano pochi mesi, fra una crisi parlamentare e una riconciliazione fra i partiti di maggioranza, e potevano costituire un trampolino di lancio per politici di secondo rango. Uno dei primi ministri bagnini per eccellenza pose così le premesse per la sua scalata alla presidenza della Repubblica, da cui l’avrebbe costretto a dimettersi, alle porte dell’estate 1978, un pamphlet diffamatorio e l’invidia che perseguita chi ha la fortuna di avere una moglie molto più giovane e più bella.
La prima repubblica è finita; finirà presto, a patto che sia davvero cominciata, anche la seconda. Anche l’era dei governi balneari è terminata; in compenso è cominciata quella delle leggi balneari. E anche dei bagnini utilizzati come alibi per leggi liberticide. Il Kitsch neofascista dello stabilimento balneare di Punta Canna – denominazione infelice per chi dichiara di voler sterminare i “tossici” – sembra fornire un alibi alla proposta di legge del deputato Emanuele Fiano, che, come se non bastassero la legge Scelba e la legge Mancino, prevede ulteriori sanzioni per l’apologia di fascismo.
Sul pericolo di varare norme che colpiscono l’espressione di un pensiero, o più prosaicamente la detenzione di un accendino con il volto di Mussolini, si sono espressi già in molti, e non solo il sindaco di Predappio, sul quale può gravare il sospetto di un conflitto d’interessi. Ma il fatto che a 72 anni e qualche mese dalla macelleria sudamericana di Piazzale Loreto ci sia ancora qualcuno persuaso che i pericoli per la democrazia italiana provengano dal folclore nostalgico e non dall’impossibilità di affrontare i flussi di profughi, dall’arroganza dei partner europei, dall’enfiagione del debito pubblico, dalla disoccupazione giovanile e dalla crisi del sistema pensionistico, dovrebbe indurci a meditare. Il sottoscritto, in questi giorni, sta rileggendo l’Ideario di Giuseppe Prezzolini, raccolta di aforismi curata nel 1967 da Claudio Quarantotto. Uno di essi proietta una limpida luce su quanto sta avvenendo in questi giorni: “Più cercano di uccidere Mussolini, più ammettono che non è mai morto”. E de hoc satis.