Marine Le Pen ha parlato chiaro. “E’ stato un gesto eminentemente politico, teso a risvegliare la coscienza dei Francesi”. Nessun tentennamento, ma l’adozione integrale dell’atto estremo di Dominique Venner. Da ieri, Notre Dame non è solo il luogo dove è terminato il percorso umano e intellettuale di un singolo individuo, ma il centro di un portato politico che vede il Fronte Nazionale di Marine unica opposizione nazionale al globalismo progressista.
Pare una banalità, ma le parole di Marine testimoniano un coraggio tanto lucido quanto lucido è stato il suicidio di Venner; Venner non più il “militante anti-gay” e quindi il depresso, isolato, maniaco depressivo postosi fuori dalla storia, così come è stato descritto dal totalitarismo mediatico imperante anche in Italia, ma Dominique Venner simbolo, esempio di una comunità politica viva, nelle piazze e nelle istituzioni.
Marine Le Pen conferma così la sua capacità di essere leader vero di una destra radicata, diffusa si, ma anche radicale: in grado quindi di non rinunciare allo scandalo della tradizione nonostante l’eterno isolamento elettorale.
E’ una lezione da tenere a mente questa: solo nell’abbraccio di un progetto politico concreto, il suicidio di Venner, del 78enne Venner, assume una valenza diversa dalla tragica decadenza. E’ solo grazie al coraggio politico del Front, alla sua continuità, che Dominique oggi può essere affiancato, senza cadere nel grottesco, a Jan, ad Alain, a Drieu e Yukio.