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Barbadillo
Home Sport/identità/passioni

Champions. Cinque motivi per cui la Juve può (e deve) battere il Barça

by Wim Kieft
18 Marzo 2017
in Sport/identità/passioni
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Leonardo Bonucci [da Fb]
Leonardo Bonucci [da Fb]
Il sorteggione Uefa ha riservato una lietissima sorpresa a Leonardo Bonucci. La Juventus affronterà il Barcellona per conquistare il passaggio del turno alla semifinale di Champions. I bianconeri non possono che sorridere alla mano della sorte, sissignori. Perché la Juve deve e può battere i catalani e ha cinque buoni motivi per farlo.

 

NIENTE DA PERDERE

Da troppe parti si sono già alzati i peana alle ambizioni continentali dei pentacampioni d’Italia. Lasciamo perdere le analisi e i provincialismi, la Juventus così arriva nelle migliori delle condizioni possibili. Dato che tutti danno per scontato che Messi-Suarez-Neymar faranno polpette dei bianconeri, ecco la leva psicologica che può ribaltare tutto. Ci vuole un po’ di cinismo e faccia tosta, in fondo. Il Barça deve vincere per forza, dalla Juve non ci si aspetta altro che una resa onorevole. Allegri deve essere in grado di rinfocolare la fame cannibale di Chiellini & Friends, rintuzzarne l’orgoglio, esorcizzarne il miedo scenico, farne un’armata di desperados arrabbiati.

 

ESAME DI MATURITA’.

Siamo nell’ambito dell’ideale però, dai, il calcio è irrazionale e fare i sognatori romantici non è così peregrino. La Juventus deve dimostrare di essere forte e può farlo davvero solo contro i più forti. Volete mettere il passaggio del turno guadagnato a spese del Monaco? Non ci sarebbe storia, in sede di narrazione sportiva. Holly è forte perché si confronta con Mark Landers e non (solo) con Bruce Harper. Contro il Crotone (e contro lo Sporting Gijon dall’altro lato) è facile essere forti per queste squadre. La Juventus ha finalmente l’opportunità di vendicare la finale perduta due anni fa e di rintuzzare le critiche di (tutte) le rivali italiane che le imputano di non vincere mai in Europa e, quindi, di essere un bluff.

 

BARCELLONA TRABALLA

Dire che il Barcellona è la squadra più forte è diventato qualcosa di insopportabile, manco fosse uno dei dogmi di una specie di politicamente corretto applicato al pallone. I blaugrana non sono forti, ma fortissimi. Però c’è un problema. Non sono dei computer e nemmeno degli algoritmi da Fifa 2016. Sono fallibili, fallibilissimi e a Parigi, contro il Psg, l’hanno dimostrato buscandole. E poi la fantastica remuntada ci sta tutta a ristabilire l’orgoglio ferito catalano. Però, dai, se avessero dato quei rigori in Italia avremmo il Paese in sciopero da quindici giorni. E poi, Bonucci-Chiellini-Barzagli tutti quegli errori difensivi dei francesi non li avrebbero fatti manco sotto tortura.

 

MANO AL PORTAFOGLI.

Immaginate che accadrebbe se la Juve battesse il Barcellona. E poi alzasse al cielo la Coppa. Quanti (nuovi) tifosi si innamorerebbero dei colori bianconeri, quanti (vecchi) tifosi gonfierebbero il petto al bar riscuotendo le scommesse perse dagli amici di altre fedi. Quanto denaro l’Uefa getterebbe nella caldaia bianconera, quanti titoli spalerebbe felice Beppe Marotta sul testone delle avversarie. Pure gli azionisti si gasarebbero malamente vedendosi recapitare un orecchio di Iniesta per dividendo. La società Juve, che volenti o nolenti è un esempio in Italia di gestione delle proprie risorse, deve arrivare concentratissima all’appuntamento. Non può fare un solo passo falso. In palio c’è la Coppa, o meglio ci sono decine e decine di milioni di euro che, per un manager (ahinoi) valgono più di una tripletta di Marchisio.

 

IDENTITA’ SPORTIVA

Ricapitoliamo: la Juve può (e deve) vincere perché non ha niente da perdere, deve dimostrare di essere all’altezza di se stessa, perché l’avversario è borioso nella sua grandeur, perché vincere porterebbe soldi e popolarità che fanno riscatto e rivincita sociale. Ecco, qui c’è tutta l’essenza dell’epica sportiva nostrana che si è sempre gasata per le bande che s’affermano potentissime al Mondo sconfiggendo eserciti imperiali facendo fondo a cuore, sentimento e astuzia. C’è (un po’) di Gianni Brera, c’è la lezione di Oronzo Pugliese: “Undici gambe hanno loro e undici gambe abbiamo noi”. Magari non sarà matematicamente corretta, però l’essenza dello sport sta tutta qui.

@barbadilloit

Wim Kieft

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