Si possono timidamente tirare le prime somme in casa Azzurri. E il primo ad essere sereno, ai limiti del serafico, è proprio Giampiero Ventura, soddisfatto della crescita corale della Nazionale e dei risultati che non si fanno attendere: una sola sconfitta in amichevole contro la Francia, un pareggio e tre vittorie – “avrei firmato per vincere così contro il Liechtenstein” – che valgono il primato nel girone, a pari punti con la Spagna. Il ct, nella conferenza stampa alla vigilia dell’amichevole a San Siro contro la Germania – che risponde alla linea verde italiana con un “giovinezza al potere” ancor più netto -, si lascia andare a considerazioni, parla del futuro, di progetti, di proposte inedite, della sua idea di calcio, semplice, old, eppure dalla portata rivoluzionaria, anti-gerarchica e vitalista.
Italia-Germania è sempre stimolante, ma resta un’amichevole
“Italia-Germania sempre una partita di cartello, non servono stimoli particolari. Loro sono nettamente superiori a noi, sono i campioni del mondo. Anche i giovani che giocheranno sono figli di una programmazione vincente che dura da quasi dieci anni: è l’archetipo di una rifondazione perfetta. Per vincerla servirà personalità, spirito, lettura delle situazioni. Non ho paura di prendere batoste e non conta il risultato: ricordiamoci che è un’amichevole è che il nostro futuro è appena dietro San Siro. Mi sarebbe piaciuto solo avere due giorni in più per prepararla: 24 ore sono troppo poche”.
Dubbi sulla formazione, ma nessuno stravolgimento
Queste le sicurezze di Ventura: dar spazio a tutti, ai giovani, consolidare la linea verde. “Fatemi fare prima l’allenamento. E’ difficile che Zaza, Bernardeschi e Insigne giochino tutti e tre insieme. Candreva ed Eder sono ancora in forse. Giocherà chi mi darà garanzie, ma faremo molti cambi: sarà un’occasione per far crescere il gruppo. Certo non ci saranno stravolgimenti. Ovviamente con la difesa a tre inserirei qualcuno che non ha giocato sabato. Belotti? Sì, giocherà (ride, ndr)”.
Il rapporto con i giovani
“Mi hanno sempre detto che ho lanciato moltissimi giovani. E’ vero, ma li ho sempre tutelati: sono il nostro capitale e devono diventare dei punti fermi. Quando decisi di far giocare Romagnoli, in tanti mi dissero che era un azzardo, una follia: chissà se avesse toppato. Putroppo è un problema di mentalità, non possiamo farci niente. Gli stage ci aiuteranno, vedo voglia di partecipare e conoscere. Qui mi sento a casa mia, giocatori come Barzagli sono dei grandissimi esempi. Ovviamente il campo manca un po’, e mi accorgo di non aver mai messo a fuoco, quando allenavo in Serie A, la totale assenza di tempo”.
Proposte ‘folli’ per il futuro
“Avevo chiesto, scherzando, di partire tre settimane prima: mi hanno detto di farmi ricoverare. Già quest’anno ci sono state due domeniche di campionato, ma, forse egoisticamente, dico che non sono state abbastanza. Abbiamo visto tutti la netta differenza di condizione. Iniziare il campionato prossimo il 13 agosto? Perché no, giocano tutti. In più le big fanno le tournée estive e molti dei giocatori che le fanno poi vanno in Nazionale. Siamo noi ad essere schematizzati. E’ interesse nazionale, diciamo, giocarsela ad armi pari poi se perdiamo ha parlato il campo. Comunque è stata fatta richiesta alla Figc”.
E mentre Ciro Immobile è rinato – e ricorda con rammarico la sua esperienza a Dortmund, anche se ora pensa solo a diventare idolo biancoceleste – e coccola l’anima gemella Belotti (“stiamo costruendo un percorso assieme, siamo agevolati: giocavamo con il mister l’anno scorso e vogliamo dare il massimo”), per qualcuno Italia-Germania sa anche di rivincita, sa di amaro. Si tratta di Zaza, che ogni notte rivede l’incubo del rigore sbagliato (primo capitolo di una storia che sta andando sempre peggio: a Londra è relegato in panchina) e spera di ripartire proprio dal match contro i tedeschi, ringraziando papà Giampiero per la grande opportunità. Anche Simone torna nel gruppo, sotto il vigile occhio del Merlino del calcio, che per le sfide del futuro sta chiamando a raccolta i prescelti. Evviva la prossima Nazionale, cuore di tradizione pulsante, scanzonata e seria, goliardica e composta, dell’erede Gigio Donnarumma, del sogno di Gagliardini e di Politano, di SandroNesta Romagnoli e Rugani, della corsa di Zappacosta, della sostanza di Benassi&Baselli, delle meraviglie rinascimentali di Bernardeschi, delle colonne Darmian e De Sciglio, di capitan Verratti (fucina strapaesana) e soprattutto di quel 9 che sembra da sempre conoscere, e portare sulle spalle, tutto il peso di quel numero e dei suoi avi: il Gallo Belotti, Frodo con l’anello azzurro, accompagnato e salvato da Samvise Immobile.