“Morto” uno scozzese, se ne fa un altro. Dopo l’addio di Sir Alex Feruson da Glasgow, manager del Manchester United per l’enormità di ventisei stagioni, sulla panchina dei Reds arriva un altro figlio della città più popolosa di Scozia: David Moyes, classe 1963, capelli rossi e un passato da calciatore, dal 2002 tecnico dell’Everton.
Chi si aspettava l’approdo di un top manager da rotocalco, come Mourinho o Ancelotti, rimarrà probabilmente deluso, ma Moyes è un ottimo allenatore: ha preso l’Everton sull’orlo della retrocessione dieci anni fa e lo ha rilanciato, garantendo alla squadra un sempre dignitoso posizionamento in classifica, portandola in Europa e in finale di FA Cup. Spesso polemico con gli arbitri, Moyes propone un calcio a modulo variabile, basato su fraseggi veloci e scorribande degli esterni alti e bassi, con un regista classico a dirigere il traffico in mezzo al campo. Non proprio il tiqui taca del Barça, ma i lanci lunghi sono off limits.
Prima di ogni altra cosa, però, il neotecnico dei Reds (contratto di sei anni) è passato alla storia dell’Everton per aver infranto, per quattro volte consecuitive, il record dell’acquisto più oneroso nella vita del club. Moyes è uno che ama spendere, ma anche incassare. Sotto la sua guida, Wayne Rooney lasciò i “toffeemen” per accasarsi a Manchester con un guadagno, per il club, di 27 milioni di sterline. E ora, ironie del dio pallonaro, toccherà proprio a Moyes cercare di trattenere il talento scalpitante che vorrebbe fare le valigie e sbarcare altrove.
E Ferguson? Per l’uomo che “è sempre un passo avanti ai conservatori e uno indietro rispetto ai rivoluzionari” sembra profilarsi, salute permettendo, un futuro in politica con i laburisti di Ed Miliband e un seggio nella Camera dei Lords. Per altri 26 anni?